La rivoluzione siriana è arrivata alla fine. E vero! Ma la causa siriana si è appena aperta

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Scritto da Yassin Al Haj Saleh, tradotto in italiano da Na Assouad

13 ottobre 2019

Supponiamo che noi siriani ci fossimo rassegnati e non avessimo più speranza nella rivoluzione, supponiamo che la rivoluzione sia arrivata alla fine e che volessimo, come vorrebbero realmente in molti, voltare pagina. Mi chiedo se i nostri nemici lo permetterebbero. L’ignobile regime lo accetterebbe?

No, profanerebbero rivoluzione, la memoria dei martiri e ne cancellerebbero ogni traccia, come hanno già fatto nella Ghouta. Falsificherebbero tutto l’accaduto, come stanno facendo, incarcerando coloro che sono ritornati al “grembo della patria” torturandoli e uccidendosi tra di loro.

I protettori dell’ignobile accetterebbero? No, mai! Devono prima rendere la pagina nera, la devono bruciare per poi spargerne le ceneri.

Dovrà essere un esempio per tutti! Non è forse questo che hanno fatto nel passato?

I compagni dell’ignobile, quelli che con lui condividono ideologia e politica accetterebbero? No, mai! Continueranno la loro guerra, contro il solo ricordo della rivoluzione, contro il termine “rivoluzione siriana”, fino a quando l’ignobile governerà.

Perseguiteranno fino alla fine questa memoria, l’infangheranno con insulti e menzogne fino alla fine dei loro giorni.

Per questi motivi l’ignobile e i suoi complici e protettori potranno massacrarci ma non potranno mai sconfiggerci, perché loro non conoscono neanche il concetto della politica stessa, non hanno valori, non possono fare altro che contemplare i loro crimini.

La rivoluzione siriana è arrivata alla fine. È vero! Ma la causa siriana si è appena aperta.

E il nemico della rivoluzione è lo stesso nemico della causa, quindi non c’è altra scelta che andare avanti ma con metodi differenti, con altri ritmi, basandoci sulle lezioni dateci dalla rivoluzione martoriata.

Il nocciolo della causa è la costruzione sulla base dei valori della rivoluzione, della repubblica, la presa in possessione della politica e del paese, la dignità e la giustizia, per continuare la battaglia dopo la sconfitta.

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