Siria: movimento di protesta, un soffio di resistenza del 2011

Wikipedia Commons.

Articolo di Joseph Daher per Hebdo L’Anticapitaliste il 28-09-2023

(Traduzione G. De Luca)

Dalla metà di agosto 2023 si stanno svolgendo grandi manifestazioni nel governatorato di Suwayda, popolato principalmente dalla minoranza drusa. I manifestanti non hanno esitato a bloccare le strade principali che collegano città e villaggi con le campagne, creando disagi all’accesso alla capitale Damasco.

È stato anche indetto uno sciopero generale nel governatorato, con la chiusura forzata di tutte le istituzioni statali, escluse quelle classificate come servizi essenziali. Anche altre città e regioni sotto il controllo del regime siriano, compresi i governatorati di Daraa e le zone rurali di Damasco, sono state testimoni di forme di protesta, anche se su scala minore.

Richieste politiche ed economiche


Sebbene la causa scatenante delle ultime manifestazioni sia legata alle decisioni economiche prese dal governo siriano che hanno causato un ulteriore peggioramento delle condizioni di vita delle classi lavoratrici, è l’intero regime siriano ad essere chiamato in causa. Ciò è simboleggiato dallo slogan ormai storico scandito dai manifestanti – “Il popolo vuole la caduta del regime” – e dalla distruzione di grandi striscioni e ritratti del dittatore siriano Bashar al-Assad.

Le lodi alla resilienza e il coraggio dei manifestanti di Suwayda, solo un’estensione del movimento di protesta in altre regioni, potrà permettergli di continuare e rappresentare una vera sfida per il regime. Dall’inizio delle proteste a Suwayda hanno avuto luogo campagne di arresti in diverse città, come Latakia e Aleppo. I servizi di sicurezza del regime temono che il movimento di protesta si diffonda.

Salario minimo a 100 dollari, liberazione dei prigionieri politici


Se la mobilitazione resterá limitata al governatorato di Suwayda, il regime farà forza molto probabilmente sulla stagnazione, sulla stanchezza dei manifestanti e sulle difficoltà economiche derivanti dalla chiusura delle attività economiche. La regione dipende dal regime per la fornitura di cibo, carburante e servizi.

Nelle ultime settimane si sono verificati anche tentativi di creare nuovi collettivi politici, come ad esempio il Movimento 10 agosto. Il suo obiettivo principale, come affermato nella sua dichiarazione iniziale, è affrontare la sofferenza socio-economica e politica della popolazione siriana, sottolineando al contempo la resistenza pacifica e non settaria. Chiede inoltre, tra l’altro, l’aumento del salario minimo a 100 dollari al mese, il rilascio di tutti i prigionieri politici, che tutte le forze di occupazione straniere lascino il paese e l’attuazione della risoluzione ONU 2254, ecc. Questo nuovo collettivo conta migliaia di membri, soprattutto giovani, nelle zone controllate dal regime, ed è organizzato in modo decentralizzato e online. Questo movimento, tuttavia, si è finora astenuto dall’indire manifestazioni, in attesa di raggiungere una massa critica di sostegno popolare e per paura di una repressione violenta.

Questi nuovi gruppi, tuttavia, rimangono piuttosto piccoli e non rappresentano ancora una sfida per il regime a livello nazionale. La capacità delle classi lavoratrici di auto-organizzarsi e di agire collettivamente è ancora molto limitata dallo Stato.

Tuttavia, questo soffio di resistenza popolare, che ricorda a tutti la rivolta del 2011, mostra che il processo rivoluzionario è ancora aperto, nonostante tutto.

Lascia un commento