Il regime siriano perderà il controllo sul suo sistema economico a favore della Russia e dell’Iran

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Putin sulla guerra in Siria: “Non riesco ad immaginare un’esercitazione migliore. Possiamo continuare le nostre esercitazioni lì per un tempo molto lungo senza intaccare il nostro budget in modo significativo” http://euromaidanpress.com/2015/12/22/top-5-putin-quotes-from-an-annual-briefing/#arvlbdata

Mosca pretende il 25% delle risorse che le autorità siriane traggono dalla ripristino dei loro pozzi petroliferi, prima quello nei dintorni di Homs e poi quelli a Deir Ez-Zor.

Scritto da Jacques Massey, tradotto da Mary Rizzo

Salvato sul piano militare e politico, ora tocca al regime di Bashar al-Assad pagare il prezzo ai suoi alleati, mentre muove i primi passi verso la ricostruzione dell’economia del Paese. Sottoposto all’embargo internazionale decretato dall’Europa e dagli Stati Uniti, il regime siriano di Bashar al-Assad deve fare affidamento sul suo esercito e al sostegno dell’Iran e della Russia nel tentativo di salvare il salvabile dell’economia nazionale.

Tutto ciò mentre circa 13 milioni di siriani, esiliati o meno, vivono in situazioni di difficoltà umanitarie, secondo le Nazioni Unite.

Infatti, il regime perderà il controllo su parte delle attività industriali che controllava prima della guerra civile.

damascus_750-abCerto, sta cercando di dare una parvenza di normalità alle attività che si svolgono nella capitale, come quell’incerta conferenza regionale appena tenuto a Damasco. Ma le autorità sono principalmente coinvolte nella gestione della generale carenza di risorse. La produzione di elettricità, ad esempio, si è dimezzata, con appena 7.000 megawatt prodotti delle centrali elettriche di Damasco, Tartous, Homs e Hama. In pratica, copre il fabbisogno di elettricità necessaria per le ore notturne di alcune città sotto il controllo governativo, oltre all’onere della copertura dei contratti di vendita di energia elettrica nel vicino Libano, che assicurano un flusso costante di valuta estera. In realtà, questa industria è attualmente di fatto nelle mani degli alleati iraniani.

b00750880647146940d018e6Un protocollo firmato con Teheran il 12 settembre scorso su un progetto di investimento di 2 miliardi di dollari prevede piani per la costruzione di una centrale elettrica a Latakia, la valutazione dello stato della centrale termica ad Aleppo e il ripristino di due unità con gas naturale. C’è anche il ripristino delle centrali elettriche di Homs e Deir Ez-Zor e del centro nazionale di controllo della rete elettrica siriana. Questo progetto, che include la manutenzione delle strutture, fornirà a società appaltatrici, come Sunir e Mabna, collegate alle Guardie Rivoluzionarie (ndt, l’esercito Iraniano), il controllo sul settore strategico della produzione di energia.  Questa manovra servirà a recuperare i $ 3,6 miliardi di prestiti concessi nell’agosto del 2013 da Teheran.

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Brigata di Paramilitari iraniani in Siria

Influenza dei Pasdaran. Queste posizioni accompagnano la crescente influenza dei Pasdaran (Guardiani della Rivoluzione iraniana) all’interno di strutture militari, una diretta conseguenza del loro coinvolgimento nel conflitto con circa 10.000 miliziani sciiti presenti in Siria, che hanno, allo stato attuale, un ruolo importante nei dibattiti in corso sulla riorganizzazione delle forze siriane: vorrebbero imporre sul terreno il loro modello di esercito, con i paramilitari iraniani in una posizione di forza.

Per ora, gli alleati russi si oppongono a questo modello, preferendo una formula più convenzionale caratterizzata da un rafforzamento dell’esercito e delle sue unità speciali. Queste differenze di opinione sono naturalmente aggiunte alle rivalità, inespresse ma molto reali, riguardo le partecipazioni e la presenza nel mercato siriano. Anche Mosca intende rendere redditizio il suo intervento nel Paese. A modo suo. In questo caso, i russi pretendono il 25% delle risorse che le autorità siriane stanno iniziando a estrarre dal ripristino dei loro pozzi petroliferi, prima attorno a Homs e poi a Deir Ez-Zor. Una pretesa non negoziabile che infastidisce molti a Damasco. C’è una sovranità proclamata senza mezzi termini, mentre la maggior parte della ricchezza del Paese è stata mobilitata per lo sforzo bellico e si fa impellente la necessità di pensare alla ricostruzione in un contesto ancora particolarmente teso. La produzione di grezzo che prima della guerra era di 385.000 barili al giorno è scesa a circa 8.000 barili al giorno, l’estrazione del gas ha passato da 21 a 9 milioni di m3 al giorno.

Per l’anno corrente, il presidente della British Syrian Society, Fawaz al-Akhrass, suocero di Bashar al-Assad, ha suggerito un leggero aumento nella produzione entro la fine del 2017, con 12.000 b/giorno di petrolio e 11.5 milioni di m3/ giorno per il gas.

download (8).jpgCon le pressioni finanziarie per la custodia dei pozzi, il flusso di cassa non seguirà lo stesso ritmo. Nel frattempo, le compagnie petrolifere russe (Lukoil, Rosneft, già presenti in Egitto) stanno iniziando le operazioni sui siti, in linea con le iniziative del gruppo SoyuzNefteGaz presieduto da Yuri Shafranik che, nel 2015, entrava nelle operazioni offshore situati al largo del porto di Tartous. L’altro obiettivo sono le riserve di gas nel sottosuolo nella regione di Homs. Questa presenza multiforme di compagnie straniere nel settore estrattivo si manifesta senza alcuna concessione. Negli uffici polverosi dell’amministrazione petrolifera e mineraria, il ministro Ali Ghanem è costretto, secondo fonti attendibili, ad ottenere il via libera dai russi ogni volta che vuole spostarsi sui “suoi” campi petroliferi.

2C11576900000578-3226009-image-m-16_1441700977249Nessuna sorpresa, dunque, se il Tenente Generale Valery Asapov, ucciso vicino a Deir Ez-Zor alla fine di settembre da un proiettile esploso da un mortaio, non è stato compianto da questa amministrazione! Il 51enne non era solo il capo della fanteria istallata a settembre 2015 per contrastare i jihadisti, avanti il 5° corpo di volontari siriani, ma era anche incaricato di supervisionare i contractor russi incaricati di proteggere i giacimenti di petrolio e gas recuperati dal controllo dell’ISIS. Una missione che è cresciuta negli ultimi mesi.

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Memoriale per le truppe russe ingaggiati dal Wagner, caduti in Siria

Le prime iniziative non hanno avuto successo. I 250 uomini del Corpo Slavo, stranamente di stanza a Hong Kong, mal equipaggiati, poco adatti al terreno, avevano rapidamente deposto le armi. Il gruppo Wagner ha avuto più successo. I 1.500 membri del personale, formati come unità d’élite, sono ora un vero e proprio emissario del governo russa. Il loro capo, Dmitry Utkin, comanda da tempo una brigata di forze speciali del GRU, l’intelligence militare.

Ricchezza petrolifera. Se la ripresa del settore estrattivo è il problema principale in questo tira e molla, ci sono altri settori che Assad dovrà spartirsi con gli ospiti russi. Le infrastrutture portuali di Latakia e Tartous sono tra questi. Poi c’è il settore delle telecomunicazioni. Naturalmente SyriaTel e MNT Syria rimarranno controllate dai membri della famiglia presidenziale. Ma il terzo operatore che si stabilirà sul mercato locale potrebbe essere una persona vicina a Putin.

syria_cbs_1000_sp_1997.00.00_p111_d-01_1391802_sigNei dettagli di questa matassa, si noti che le nuove banconote, in particolare quelle dei 1000 e 2000 lire utilizzate per gli acquisti quotidiani provengono direttamente dalle tipografie russe. Ufficialmente, in risposta ad un bisogno urgente della banca centrale siriana che ha cercato di bloccare il rilascio di banconote false. Questo intervento è stato supervisionato da un negoziatore inflessible: il vice primo ministro russo Dmitry Rogozin, che è anche responsabile del monitoraggio del settore militare-industriale.

Non è necessario, tuttavia, immaginare la corsa sfrenata degli uomini d’affari russi che invece rimangono prudentemente a Latakia, dove si trova la maggior parte della delegazione di Putin, mentre le macchine di lusso registrate a Mosca che circolano nelle strade della capitale siriana possono essere contate sulle dita di una mano. Un fattore, tuttavia, contribuisce a rallentare il “business”: la Siria non ha avuto una buona reputazione commerciale dalla fine dell’URSS, a causa della scarsa qualità dei prodotti locali che sono stati poi importati dalla Russia. Il regime siriano, in ogni caso, non ha scampo. Senza il sostegno militare iraniano e russo, la ribellione islamista potrebbe conservare le sue posizioni per lungo tempo anche se i parenti di Bashar al-Assad assicurano che la vittoria è ora “a portata di mano”. Compresa la roccaforte della periferia di Damasco, nonostante alcuni accordi di riconciliazione già conclusi. L’esplosione di un’autobomba e diversi attacchi suicidi vicino al quartier generale della polizia siriana, il 2 e l’11 ottobre, hanno dimostrato che la capitale è ancora lontana dall’essere pacificata. Nelle notti successive, queste operazioni suicide hanno inevitabilmente provocato una risposta di artiglieria contro i tre quartieri in cui gli islamisti di Jaysh al-Islam (l’Esercito dell’Islam) sono ancora presenti ad est della capitale, tra il distretto in rovine di Jobar e Ain Tarma, all’ingresso della piana di Ghouta. La linea di questo fronte è, inoltre, solo a due o tre chilometri di distanza dalla vecchia Damasco.

Un altro segno evidente della situazione ancora molto tesa: la circolazione rimane ostacolata da innumerevoli controlli a sorpresa da parte di uomini armati nelle strade ed agli incroci. Sono anche proibite le riunioni. Unica eccezione, la recente partita di calcio Australia-Siria è stata occasione di una eccezione alle rigide regole di sicurezza.

Originale: https://www.lopinion.fr/edition/international/syrie-regime-pourrait-perdre-controle-economie-profit-russie-l-iran-136620

 

Un commento Aggiungi il tuo

  1. francescopetronella ha detto:

    L’ha ribloggato su Dialogare Conoscendo.

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