Pregiudizio n. 12. “Intervenire in Siria significa mandare truppe sul terreno”

ad_223542036MITO: “Intervenire in Siria significa mandare truppe sul terreno
Scritto da Elena Cotton, Tradotto da Samantha Falciatori 

A causa di una narrativa mediatica sulla Siria polarizzata e spesso disinformata, è facile supporre che il coinvolgimento occidentale in Siria equivalga automaticamente all’intervento militare diretto – cioè truppe sul terreno. Tuttavia, i sostenitori della protezione dei civili in Siria chiedono un percorso più pragmatico e realistico: una “no-bomb zone” (zona senza bombe).

how_can_a_no-fly_zone_work_470.pngCos’è una “no-bomb zone”? 
La proposta di una “zona senza bombe” è una strategia articolata in 4 punti:

1) Le nazioni occidentali lancerebbero un avvertimento al regime di Assad, in forma di ultimatum – se Assad scegliesse di continuare a bombardare civili, l’Occidente interverrebbe;

2) L’intervento si applicherebbe a tutta la Siria attraverso l’uso di radar a lungo raggio;

3) Gli attacchi ritorsivi sarebbero sotto forma di “attacchi di precisione a lungo raggio” contro basi o piste militari, non contro aree civili. Poiché sono “a lungo raggio” questi attacchi potrebbero essere lanciati dall’esterno del territorio siriano, il che significa che non c’è bisogno di truppe a terra o addirittura di aerei nello spazio aereo siriano;

4) Se l’aviazione russa violase i termini della “zona senza bombe”, allora l’Occidente non risponderebbe qualora velivoli russi fossero colpiti, pur continuando ad effettuare attacchi di precisione nei confronti delle basi militari di Assad.[1]

In cosa è diversa da una no-fly zone (“zona di non volo”)? 

Una “no-fly zone” è costosa, pericolosa e mette in pericolo la vita del personale militare che interviene. Una “no bomb zone” è diversa perché può essere condotta da lontano. Con l’uso di radar a lungo raggio, le basi occidentali sarebbero in grado di rilevare le minacce senza dover mai entrare nello spazio aereo siriano.[2]

Quali sono i vantaggi di una “no bomb zone”? 

Una no-bomb zone è il primo passo per risolvere la crisi. È l’unica opzione che consente di risparmiare vite e creare l’opportunità per gli aiuti umanitari di raggiungere i civili; ridurrebbe le cause dell’emigrazione dalla Siria e il processo di radicalizzazione; renderebbe più probabile una soluzione politica creando le condizioni per la pace. Inoltre, poiché una no-bomb zone non è una safe-zone, non richiederebbe truppe sul terreno.[3]

Perché non è stata ancora fatta? 

Gli USA hanno dichiarato nel luglio 2017 di essere disposti a impiegare una no-fly zone, ma solo con il consenso russo[4]. Questo rende essenzialmente insignificante l’annuncio, poiché i russi sono i più saldi sostenitori del regime di Assad e non accetteranno mai un tale corso d’azione.

Tuttavia, il Regno Unito ha apparentemente sostegno popolare per questa soluzione, dato che un sondaggio di YouGov dell’ottobre 2016 ha rivelato che il 64% dei partecipanti era favorevole che il Regno Unito implementasse una no-fly zone in Siria.[5] Pertanto, la pressione sul governo britannico affinché aiuti a difendere il popolo siriano dal regime di Assad rimane forte.

[1] Syria Solidarity UK, ‘How can a no fly-zone work?’, Syria Solidarity, 15 Ottobre 2016. https://drive.google.com/file/d/0B8F_plxTZSOKUlNiMkZiRXhpeE0/view
[2] Ibid.
[3] Ibid.
[4] Angela Dewan, ‘US could work with Russia on Syria no-fly zones, Tillerson says’, CNN, 6 Luglio 2017. http://edition.cnn.com/2017/07/06/politics/rex-tillerson-syria-no-fly-zone/index.html
[5] YouGov Poll, ‘Poll: 64% of Brits want a no-fly zone to protect civilians in Aleppo’, YouGov, 6-7 Ottobre 2016. https://avaaz.org/act/media.php?press_id=770

ORIGINALE: Common Misconceptions about the Syrian Conflict

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