Di Amal Rantisi , pubblicato il 17/09/2021 su Enab Baladi (Traduzione di Giovanna De Luca)

Il nuovo ambasciatore dell’India in Siria, Mahender Singh Kanyal, ha cominciato le sue funzioni ufficiali dopo che il presidente del regime siriano, Bashar al-Assad, ha accettato le sue credenziali nell’Assemblea popolare siriana il 26 agosto, annunciando con entusiasmo che il suo paese fornirà sostegno al regime a tutti i livelli.
Durante un incontro con il primo ministro siriano Hussein Arnous l’8 settembre, Kanyal ha dichiarato che “l’India è impegnata a fornire supporto tecnico e umanitario e a contribuire allo sviluppo delle capacità e allo sviluppo delle risorse umane in base alle esigenze e ai bisogni della Siria”.
Il 4 settembre, l’ambasciatore indiano in Siria ha visitato il governatorato di Latakia. Durante la visita, ha sottolineato l’importanza di promuovere la cooperazione tra i due Paesi in quattro settori: agricoltura, energia, tecnologia dell’informazione e scambio di esperienze, riporta il quotidiano locale filo-governativo al-Watan.
Kanyal ha sottolineato la possibilità di un gemellaggio tra Latakia e una delle città dell’India per rafforzare ulteriormente le relazioni bilaterali tra Siria e India.
Quest’ultimo paese non ha interrotto le sue relazioni diplomatiche con il regime siriano dall’inizio della rivoluzione in Siria nel 2011. Al contrario, entrambe le parti hanno mantenuto la rappresentanza diplomatica e hanno intrapreso progetti economici, che non sono stati completati a causa delle sanzioni imposte alla Siria.
Inoltre, le recenti dichiarazioni dell’ambasciatore indiano hanno rivelato un crescente interesse per i progetti futuri, con Kanyal che ha affermato che il suo paese mira ad “approfondire le relazioni con la Siria”.
Siria e India: relazioni amichevoli, legami storici e interessi condivisi
Sulle relazioni con la Siria, il Ministero degli Affari Esteri indiano cita sul suo sito web, “India e Siria godono di relazioni politiche amichevoli basate su legami storici e di civiltà, l’esperienza dell’imperialismo e dell’essere colonizzati, un orientamento laico, nazionalista e di sviluppo e percezioni simili su molte questioni internazionali e regionali e l’appartenenza al Movimento dei Non Allineati (NAM).”
All’inizio del 2016, l’ex ministro degli Esteri siriano, Walid al-Moallem, ha effettuato una visita di quattro giorni in India, durante la quale ha avuto colloqui con la sua controparte indiana, Sushma Swaraj, e altri funzionari , sulla situazione nella regione e sulle relazioni bilaterali.
Prima di visitare l’India, al-Moallem ha visitato Mosca e Pechino per mobilitare il sostegno alla posizione della Siria riguardo i modi per “raggiungere la pace e combattere il terrorismo dei gruppi terroristici armati in Siria, principalmente lo Stato Islamico (IS)”, secondo la narrativa ufficiale del regime siriano.
Attraverso queste visite, Damasco ha cercato di stringere nuove alleanze nell’Asia orientale (India e Cina) dopo che le sue relazioni con l’Occidente si erano deteriorate a seguito dello scoppio della rivoluzione siriana del 2011.
Il ricercatore politico presso l’Omran Center for Strategic Studies, Maan Talaa, ha dichiarato a Enab Baladi che la posizione dell’India nei confronti del regime siriano rientra nella sua politica estera generale.
La politica estera dell’India sostiene la stabilità regionale a spese dei cambiamenti rivoluzionari. Questo approccio era evidente nella sua posizione sulla primavera araba, alla quale l’India ha resistito con successo in cambio della protezione dei suoi interessi e della stabilità nella regione del Medio Oriente, ha affermato Talaa.
Ha aggiunto che l’India adotta una politica di stretta neutralità durante le crisi esterne, in particolare quelle che coinvolgono attori internazionali come nel caso siriano. La crisi siriana è stata gestita da soggetti esterni, principalmente Stati Uniti e Russia, motivo per cui l’India è rimasta impegnata nella sua politica non interventista e non si è schierata con nessuna delle parti del conflitto siriano.
Inoltre, il sostegno dell’India al regime, o la sua mancanza, non influisce sulla politica del conflitto siriano, ha affermato Talaa, aggiungendo che l’India non è un attore influente nella questione siriana a livello politico, di sicurezza o militare.
Secondo Talaa, l’alleanza dell’India con il regime è, in realtà, un’alleanza di convenienza per l’India che è una delle forze economiche in Medio Oriente. Le visite dei funzionari del regime in India e in altri paesi dell’Asia orientale dopo il 2011 e le relazioni interrotte della Siria con l’Occidente hanno contribuito a promuovere le relazioni economiche tra India e Siria.
Il rapporto del ricercatore indiano Kabir Taneja “Cosa c’è dietro i legami tra Assad e l’India?” pubblicato nel 2016, ha parlato della politica di non allineamento dell’India adottata nel 1961, applicata al contesto del conflitto siriano in seguito alla visita di Walid al-Moallem in India.
Secondo Taneja, “Nuova Delhi mantiene legami amichevoli con Damasco. Mentre alcuni funzionari indiani hanno lasciato intendere che il cambio di regime sarebbe destabilizzante, in generale (e coerente con la sua filosofia di non allineamento), l’India si è astenuta dall’assumere posizioni forti, pubbliche o ufficiali sul conflitto siriano”.
Ha aggiunto: “L’attuale posizione del paese indiano sulla crisi siriana risulta un po’ contraddittoria. Pur affermando che i colloqui dovrebbero essere il modo principale per porre fine al conflitto e denunciando l’uso dell’opzione militare, l’India ha anche mostrato sostegno all’opinione del governo di Assad che identifica i gruppi ribelli con i terroristi, il sostegno agli attacchi aerei russi e, allo stesso tempo sostegno ai colloqui di pace guidati dalle Nazioni Unite”.
-Il Movimento dei Non Allineati (NAM) comprende 120 stati del mondo in via di sviluppo e si è formato durante la Guerra Fredda nel 1961. Si basa sull’idea di non allineamento a nessuno dei due campi, il campo occidentale guidato dagli Stati Uniti o il Campo orientale guidato dall’ex Unione Sovietica. Il NAM mira a creare una corrente politica neutrale che non è allineata con la politica internazionale delle maggiori potenze mondiali.-
La paura del terrorismo dell’India giustifica il suo sostegno al regime siriano
Nel 2018, il ministro degli Esteri indiano Subrahmanyam Jaishankar ha annunciato il pieno sostegno del suo Paese alla “Siria nella sua guerra al terrorismo e la sua volontà di contribuire alla sua ricostruzione”.
L’India temeva che il sostegno alle azioni rivoluzionarie nella regione del Medio Oriente si riflettesse negativamente su di essa, in particolare in termini di trasferimento di conflitti e instabilità nelle sue terre. Considerava con grande preoccupazione la crescente forza di gruppi violenti non statali in Medio Oriente e la possibilità che questi gruppi penetrassero in India.
L’India è stata cauta nell’unire gli sforzi con la comunità internazionale nella lotta ai gruppi “terroristi” non statali nella regione del Medio Oriente, con continue minacce terroristiche provenienti da paesi vicini come il Pakistan.
Le storiche relazioni amichevoli tra l’India e il governo del regime e il loro impatto sulla posizione dell’India nei confronti del conflitto in Siria non cancellano il fatto che la posizione del paese sulla crisi siriana è principalmente legata ai suoi interessi economici e politici, ha affermato Talaa.
Talaa ha sottolineato che l’India sostiene la pace e la stabilità nelle zone di conflitto nella regione del Medio Oriente perché l’instabilità minaccia le sue importazioni di petrolio e gas. Inoltre, l’India teme che qualsiasi vittoria dei gruppi islamisti in Medio Oriente possa risuonare nelle regioni vicine come l’Afghanistan, il Kashmir e il Pakistan.
Inoltre, ragioni di geo-sicurezza spingono l’India a sostenere la pace nella regione del Medio Oriente, in competizione con Cina e Pakistan, ha affermato Talaa.
Queste ragioni combinate spiegano la posizione dell’India a sostegno della stabilità in Medio Oriente, e dietro questa posizione si celano interessi strategici per il paese indiano, ha affermato Talaa.
Interessi economici perturbati
Secondo Talaa, la politica estera indiana si basa su interessi economici. L’India incoraggia la stabilità nei paesi che forniscono importazioni di petrolio e gas.
Quest’ultima infatti dipende in gran parte dalle importazioni di combustibili fossili; anche per questo non ha mostrato alcun sostegno all’opposizione siriana durante il conflitto siriano, temendo per la stabilità delle regioni e per i suoi interessi economici.
Inoltre, l’India aspira ad aumentare la vendita dei suoi prodotti nel mercato del Medio Oriente.
L’India ha due importanti investimenti nel settore petrolifero siriano, il primo è un accordo firmato nel gennaio 2004 tra la Indian Oil and Natural Gas Corporation Limited (ONGC) e la Improved Petroleum Recovery (IPR), una compagnia internazionale per il petrolio con sede negli Stati Uniti e lo sfruttamento di gas naturale nel campo 24 vicino a Deir Ezzor.
Il secondo investimento è stato tra la società indiana ONGC e la China National Petroleum Corporation (CNPC) per acquisire il 37 percento delle azioni della Canadian Petro Canada della siriana al-Furat Petroleum Company nel 2005.
Questi investimenti sono stati bloccati a causa delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti e dall’Unione europea in attesa della loro revoca, secondo il sito web dell’ambasciata indiana in Siria.
Nel 2019, l’India è andata a sondare il terreno per investimenti a Damasco per partecipare al processo di ricostruzione e riattivare i progetti petroliferi; tuttavia, gli interessi petroliferi statunitensi hanno colpito le prospettive di investimento dell’India in Siria.
In un’intervista con la rivista francese Paris Match nel 2019, il capo del regime siriano, Bashar al-Assad, ha parlato di un “coordinamento” con società straniere per investire in Siria, ovvero società indiane, cinesi, iraniane e russe.
In risposta a una domanda sul ruolo economico dell’India in Siria, Karam Shaar, un Ph.D. titolare in Economia e ricercatore presso il Middle East Institute di Washington, ha dichiarato a Enab Baladi che il ruolo economico dell’India in Siria è stato limitato nel corso della storia. Questo perché l’India ha iniziato ad aprirsi economicamente solo 15 anni fa, e prima ancora c’era una grande enfasi sulle politiche economiche socialiste e comuniste.
L’India ha avuto una modesta attività economica in Siria, con scambi limitati e quasi nessun investimento. Il suo vero interesse era concentrato sugli investimenti petroliferi ed elettrici.
–Bharat Heavy Electricals Limited (BHEL), una società indiana di proprietà dello Stato, si è aggiudicata nel 2008 un contratto da 485 milioni di dollari USA per la fornitura di 400 megawatt (MW) alla centrale elettrica di Tishreen vicino a Damasco. Il progetto di alimentazione è stato parzialmente finanziato dalla Export-Import Bank of India, che ha fornito un prestito agevolato di 240 milioni di dollari USA e ha rilasciato il primo pagamento di 100 milioni di dollari USA nel 2010. La Siria o un istituto finanziario internazionale avrebbe dovuto coprire i restanti 245 milioni di dollari USA.
Tuttavia, BHEL ha sospeso le sue attività presso la centrale elettrica di Tishreen alla fine del 2011 per motivi di sicurezza, nonostante l’acquisizione di attrezzature per un valore di 75 milioni di dollari USA. Nel gennaio 2016 è stato annunciato che la centrale elettrica di Tishreen avrebbe ripreso i lavori durante una visita ufficiale siriana in India. Tre anni dopo, è stato annunciato che la compagnia BHEL sarebbe tornata in Siria durante una visita ufficiale indiana a Damasco. Tuttavia, ad oggi, nessuna notizia è stata riportata sulla ripresa delle attività dell’azienda nello stabilimento. Fonte: il settore elettrico siriano dopo un decennio di guerra: una valutazione completa | Sinan Hatahet e Karam Shaar-
Per quanto riguarda Talaa, ha affermato che le dimensioni economiche associate alla posizione complessiva dell’India nei confronti degli Stati arabi del Golfo e dell’Asia occidentale non possono essere trascurate, poiché è chiaro che esistono significativi interessi condivisi nel commercio, negli investimenti, nei trasferimenti di denaro e nel settore energetico, che fanno parte della strategia economica dell’India che mira a diventare una delle più grandi economie del mondo.
Nel 2019, l’India si è classificata come la quinta economia più grande con un prodotto interno lordo (PIL) di 2,94 trilioni di dollari USA, ciò indica che sta attraversando un risveglio economico, che la spinge a cercare interessi in altri paesi, come ha sottolineato Talaa.