Perseveranza e lavoro femminile strategico

Di Lina Alabed. Pubblicato il 5 novembre 2020 su Al Jumhuriya

Traduzione a cura di Francesca Scalinci, Piero Maestri e Giovanna De Luca

Fin dal principio della rivoluzione siriana nel 2011 le donne hanno svolto un significativo ruolo di leadership (1). Quando la rivoluzione si è trasformata in un conflitto armato sono state sempre più emarginate ed escluse dagli spazi pubblici. Questo non ha impedito loro di svolgere
ruoli politici e sociali in altre aree della lotta e hanno iniziato a organizzarsi a vari livelli per rispondere ai bisogni urgenti derivanti dal conflitto, dall’assedio, dallo sfollamento,dall’isolamento e dalla sistematica marginalizzazione.


Il loro lavoro non si limitava a rispondere ai bisogni a breve termine. Si trattava piuttosto di lotte cumulative che cercavano di ottenere un cambiamento politico e di sostenere una soluzione pacifica femminista (2) fondata sui bisogni delle comunità locali e dei gruppi di base.
In questo senso le iniziative dei gruppi femministi avevano l’obiettivo di modificare e trasformare la realtà politica, economica e sociale. Non hanno meramente lavorato per portare cambiamenti o riforme superficiali, calate dall’alto o imposte dall’esterno. Diverse organizzazioni con un programma femminista (3) o per la promozione dei diritti delle donne (4)
sono state costituite per far progredire l’azione politica nel suo senso più ampio: verso la giustizia, la libertà e la pace giusta e per far luce, sia all’interno che all’esterno del paese, sull’impatto del conflitto sulle/sui siriane/i e, soprattutto, sul suo sproporzionato impatto sulle donne e altri gruppi marginalizzati.


Esaminando gli spazi femministi esistenti prima del 2011, possiamo vedere che le restrizioni per motivi di sicurezza applicate alla società civile nel suo complesso rappresentavano un’ulteriore motivazione per la leadership femminista, e le donne in generale, a costruire sviluppare spazi femministi.


Alcune organizzazioni hanno cercato di rispondere ai divari di genere esistenti rispondendo ai bisogni emergenti per la fornitura di servizi, costruendo competenze attraverso attività di sensibilizzazione, fornendo supporto psicosociale, o fornendo opportunità di lavoro e servizi di
consulenza alle donne colpite dal conflitto o dallo sfollamento forzato. Altre hanno scelto di concentrarsi sulla mobilitazione sociale femminista, sulla realizzazione del cambiamento sociale, sulla costruzione della pace, sulla giustizia di transizione, sulla documentazione delleviolazioni e sull’avvio di azioni di sostegno affinché la voce delle donne fosse presente e
centrale nelle discussioni sia locali che internazionali. Nonostante le differenze nei programmi e le diverse modalità di azione utilizzate dalle organizzazioni femministe e delle donne spesso si sono trovate ad affrontare analoghe sfide esterne.


Forse ciò che tutte le organizzazioni femministe e delle donne hanno in comune è la dedizione a garantire che i diritti delle donne e la giustizia di genere siano rispettati nella sfera privata e pubblica – politicamente, economicamente, legalmente e socialmente.


In ogni caso la determinazione e la resilienza mostrate dalle organizzazioni femministe e delle donne (5) richiede basi stabili che garantiscano la loro permanenza e la sostenibilità dei loro sforzi. Alcune organizzazioni femministe hanno indicato che un’organizzazione autonoma e
resiliente “è un’organizzazione indipendente, capace di prendere decisioni autonome. Ciò significa che ha accesso a risorse differenti, flessibili e sostenibili che le consentono di lavorare secondo la propria visione e non secondo quella dei donatori. Un’organizzazione autonoma ha
il diritto di lavorare e di operare nel luogo di sua scelta; deve avere elevate capacità tecniche e una leadership forte e responsabile dotata di una prospettiva e valori chiari e che operi con uguaglianza e rispetto. Il suo team di collaboratotrici lavora in maniera cooperativa in modo
efficace, ha un sano equilibrio tra lavoro e vita privata e un benessere generale. Un’organizzazione autonoma e il suo personale hanno la capacità, lo spazio e la libertà di fare rete e di coordinarsi con gli altri per meglio realizzare il loro lavoro” (6).


Scompattando questa definizione possiamo categorizzare le componenti delle organizzazioni autonome e resilienti in quattro pilastri principali: un contesto operativo favorevole,indipendenza dai programmi dei donatori, sicurezza e tranquillità, un ambiente social favorevole.


Guardando a queste condizioni possiamo vedere che non sono pienamente soddisfatte per le organizzazioni delle donne siriane. Possiamo quindi concludere che le sfide più evidenti e complesse alle quali la maggior parte, o tutte, le organizzazioni femministe e delle donne devono far fronte – sfide che minacciano la loro sostenibilità e la loro esistenza – possono
essere analizzate in riferimento alle quattro categorie segnalate prima.
Di seguito proviamo a tratteggiare le caratteristiche più evidenti di queste sfide complesse. Esse costituiscono un ostacolo fondamentale per garantire la sostenibilità degli sforzi di queste organizzazioni, minacciando le basi della loro resilienza e la loro stessa esistenza.

Climi di lavoro instabili

La portata geografica del lavoro svolto dalle organizzazioni delle donnei si è ampliata. Ora operano in diverse regioni della Siria, così come in molti paesi vicini e in tutto il mondo. Ciò è dovuto a diversi fattori come la migrazione e lo sfollamento forzato. Le sfide che devono affrontare le organizzazioni nelle diverse aree rimangono in gran parte le stesse, nonostante le differenze di contesto geografico.


La registrazione e la concessione di licenze sono una sfida fondamentale che queste organizzazioni devono affrontare indipendentemente dall’ambito geografico in cui operano. Sia che provengano dal regime siriano, dalle autorità di fatto a Idlib, o dai governi dei paesi
vicini ed europei, i numerosi ostacoli imposti alla registrazione e alla concessione di licenze alle organizzazioni siriane mettono a repentaglio lo status e la legittimità delle organizzazioni. Possono persino minacciare la loro stessa esistenza e la loro persistenza. Quando un’organizzazione non è in grado di registrarsi o di ottenere un permesso di lavoro, può avere
varie ripercussioni che si ripercuotono sulla sua capacità di aprire conti bancari, limitando in questo modo la sua capacità di accedere alle risorse finanziarie di cui ha bisogno per aumentare il suo ruolo attivo nello spazio civile, a sua volta minacciando la sostenibilità dell’organizzazione. Colpisce anche i suoi dipendenti che incontrano difficoltà nell’ottenere permessi di lavoro o di soggiorno nei paesi di asilo, compromettendo così la sicurezza
economica del team.


Oltre a quanto sopra le organizzazioni femministe in tutta la Siria – sia che si trovino nelle aree controllate dal regime, dalle autorità di fatto, sia che si trovino nel nord-est della Siria – devono far fronte a gravi interferenze da parte dei poteri che controllano il territorio. Queste forze impongono restrizioni di sicurezza e interferiscono con la portata del lavoro delle
organizzazioni costringendole ad assumere persone ad esse affiliate. Inoltre spesso chiedono alle organizzazioni di richiedere l’approvazione prima di realizzare progetti o attività che spesso vengono respinti.


Quando esaminiamo questi ostacoli e queste sfide ci accorgiamo che sono imposti in modo sproporzionato al lavoro e al funzionamento delle organizzazioni femministe e delle donne. Potremmo concludere che ciò chderiva da un senso di minaccia che viene avvertito da queste
forze egemoniche, soprattutto se si guarda al fatto e le restrizioni sono più severe di quelle imposte alle organizzazioni umanitarie, per esempio. In questo senso è possibile che dietro le restrizioni imposte ci sia la paura che queste forze sentono riguardo la capacità delle organizzazioni femministe e femministe di attuare un effettivo cambiamento sociale e culturale attraverso l’impiego di metodologie di lavoro contrarie alle loro ideologie oppressive.


Queste restrizioni creano un ambiente ostile e nefasto per il lavoro femminista e contrastano in larga misura la condizione richiesta dalle organizzazioni per garantire la loro continuità e la sostenibilità del loro lavoro, in particolare “il diritto di lavorare nel luogo da loro scelto”.
Possiamo anche vedere un legame con la necessità di un’organizzazione di avere “accesso a risorse diverse e flessibili”.

Rigidità del donatore

La rigidità dei donatori, i limiti e le condizioni che impongono, la loro quasi totale disconnessione dai contesti locali e la loro mancanza di comprensione dei bisogni sul campo, spesso li portano a escludere alcune associazioni ed a far arrivare fondi solo a determinate organizzazioni escludendone altre. La maggior parte dei finanziatori impone le proprie agende alle organizzazioni creando condizioni che collegano i requisiti della domanda di sovvenzione con la loro agenda. Inoltre, condizionano le sovvenzioni all’implementazione di progetti contrattuali che richiedono un insieme di attività che di solito non sono legate a un contesto trasformativo o cumulativo, o basate su esigenze locali. Tutto ciò si aggiunge alla negligenza dei donatori nei confronti delle esigenze delle organizzazioni di garantire i costi operativi di base per le loro attività.

Sia a breve che a lungo termine, queste sfide hanno un impatto negativo sull’agenda delle organizzazioni femministe e femminili. A breve termine, può avere effetti sulla capacità delle organizzazioni e dei loro team di lavoro di mettere in atto i vari progetti. Ciò aumenta il tasso di turnover del personale, causa instabilità e ostacola la sostenibilità del loro lavoro. A lungo termine, i requisiti dei donatori esercitano una pressione sulla capacità delle organizzazioni femministe e femminili di mantenere i loro programmi femministi che di fatto costituiscono un’azione politica. Come risultato di questa pressione per abbandonare la loro retorica femminista basata sulla domanda, queste organizzazioni devono lavorare molto duramente per non perdere di vista i loro scopi, o limitarsi a soddisfare semplicemente i requisiti burocratici del donatore e implementare progetti imposti dall’esterno.

Per questo motivo, e al fine di garantire la loro sostenibilità e il margine di libertà necessario per l’azione politica femminista, queste organizzazioni hanno diversificato le fonti dei loro fondi. Ciò consente loro anche di coprire i costi operativi di base che non sono coperti da sovvenzioni per attività. Tuttavia, la diversificazione delle sovvenzioni non è un processo facile o meccanico a causa di diversi fattori: la burocrazia dei donatori, i molteplici requisiti associati alla ricezione dei finanziamenti (come la presentazione di relazioni periodiche) e una possibile mancanza di competenze tecniche e istituzionali che possono rendono difficile per le organizzazioni soddisfare tutti i requisiti del donatore. A causa della rapida comparsa e crescita delle organizzazioni femminili negli ultimi nove anni, la maggior parte di esse non ha avuto l’opportunità di diversificare i propri finanziamenti o di creare reti di donatori. Non possono allocare né il tempo né le risorse necessarie per sviluppare meccanismi che soddisfino le esigenze di questi donatori. Questo è soprattutto il caso delle piccole organizzazioni femministe della società civile che non essendo registrate hanno difficoltà a ottenere finanziamenti durante le prime fasi della loro istituzione. Ciò significa essenzialmente che la rigidità dei donatori e la rigorosa burocrazia marginalizzano in modo sproporzionato le organizzazioni più piccole e fragili.

I rapidi cambiamenti in atto nel contesto generale siriano provocano costanti cambiamenti paralleli nelle politiche e nelle priorità dei donatori i quali cercano di stare al passo con le esigenze emergenti. Ciò crea poi una serie di ulteriori sfide per le organizzazioni femminili per quanto riguarda la continuazione o la sostenibilità dei loro canali di finanziamento. In alcune aree della Siria, le forze di fatto dominanti giocano un ruolo determinante nell’imporre le politiche di alcuni donatori o nel fermare il lavoro delle associazioni. La questione è ulteriormente complicata dall’esistenza di alleanze che collegano alcune delle agenzie donatrici alle forze politiche sul campo.

Tutto ciò influisce negativamente sulle organizzazioni femministe della società civile in alcune regioni, in particolare le organizzazioni i cui programmi sono in contraddizione con quelli dei poteri de facto dominanti, e lavorano per combattere le strutture oppressive che marginalizzano il loro lavoro. Con un accesso limitato ai finanziamenti, queste organizzazioni femministe sono ulteriormente emarginate, in quanto le loro strutture basate sulla comunità diventano meno efficaci man mano che perdono diverse forme di finanziamento, risorse e sostegno.

Nel loro insieme, la rigidità e la burocrazia di alcuni donatori, oltre ai rapidi cambiamenti nelle loro priorità, costituiscono un enorme ostacolo alle condizioni necessarie per la resilienza e la sostenibilità del lavoro femminista. In base alla loro stessa definizione, ” il processo decisionale autonomo” e “l’accesso a risorse diverse, flessibili e sostenibili che consentano di lavorare secondo la propria visione e non secondo quella dei donatori” sono alcune delle condizioni più importanti per le attività delle organizzazioni femminili. Le numerose sfide che impediscono il verificarsi di queste condizioni rendono le organizzazioni femminili vulnerabili alle minacce che influenzano i loro meccanismi di lavoro, la sostenibilità e l’esistenza.

Sicurezza e protezione

Le sfide legate alla sicurezza e alla protezione impediscono la creazione di un ambiente sicuro o favorevole per il lavoro femminista. Queste sfide sono di natura strutturale e complessa, assumono forme diverse a seconda della posizione geografica in cui ha sede o opera un’organizzazione. Sebbene tutte le organizzazioni della società civile siano interessate da queste sfide, le forme particolari che assumono quando si confrontano con organizzazioni femministe o guidate da donne sono più complesse a causa di una serie di ulteriori sfide basate sulla questione di genere.

Diversi anni prima della diffusione del COVID-19, la maggior parte delle organizzazioni della società civile aveva iniziato a lavorare online nel contesto di mobilità e trasporti limitati. Nonostante la loro capacità di sviluppare strumenti di lavoro online, hanno continuamente affrontato rischi legati alla sicurezza digitale e devono far fronte a un notevole aumento dei tassi di violenza su Internet. Nonostante questo con la diffusione della pandemia c’è stato il maggior volume di passaggio al lavoro online. Le forme più ricorrenti di violenza informatica che prendono di mira le donne, e in particolare le attiviste donne, vanno dal “doxing” 7 al “sextortion”, 8 “trolling” 9 e la circolazione di contenuti intimi senza consenso, ovvero “revenge porn”. Ciò ha trasformato le diverse forme di violenza di genere nello spazio virtuale, sono stati attraversati confini geografici e barriere fisiche, gli autori sono protetti dall’anonimato, tutto questo amplifica il danno causato.

Oltre a queste sfide emergenti, le organizzazioni che operano in Siria affrontano altri rischi per la sicurezza derivanti dalla proliferazione di armi e gruppi armati e dalla presenza di forze di sicurezza e di intelligence. La natura instabile e imprevedibile del conflitto in Siria ha fatto si che molte organizzazioni si siano dovute spostare o siano state costrette a chiudere per evitare i pericoli di bombardamenti e violenze sistematici. Molti centri appartenenti ad organizzazioni femminili sono stati infatti bombardati e in molti casi diversi centri gestiti dalla stessa organizzazione sono stati presi di mira 10.

Anche le organizzazioni femministe e guidate da donne in Libano e Turchia devono affrontare una certa insicurezza a causa delle restrizioni dei governi nei confronti di siriani e delle organizzazioni siriane, che impongono restrizioni ai loro movimenti nel paese, come ad esempio i viaggi attraverso governatorati e comuni. In Libano, ad esempio, i siriani (in particolare i rifugiati) soffrono di limitazioni ai loro movimenti e sono vittime di atteggiamenti razzisti e xenofobi messi in atto dalle autorità sia governative che locali.

Allo stesso modo, molti paesi hanno procedure d’ingresso severe ed hanno limitato il numero di visti d’entrada disponibili per siriani. Tuttavia, ciò riguarda solo coloro che possono viaggiare o richiedere il visto di ingresso. I residenti di alcune aree della Siria, come Idlib, soffrono di altre difficoltà, come non poter lasciare il governatorato in cui risiedono. La situazione instabile che affligge i rifugiati siriani in Europa crea anche ulteriori oneri e sfide. Questi minano la capacità delle organizzazioni femminili di fare rete, partecipare a riunioni e opportunità di formazione o viaggiare per lavoro. Fattori di sicurezza come questi sono direttamente correlati alla definizione di cui sopra, in quanto influenzano la capacità dei dipendenti “di mantenere un sano equilibrio tra lavoro , vita privata e benessere generale” e limitano la loro “capacità, lo spazio e la libertà di fare rete e coordinarsi con gli altri per implementare il proprio lavoro “. Ciò rafforza la capacità delle organizzazioni di essere resilienti ed efficaci in un costante stato di vulnerabilità.

Questi impedimenti alle limitazioni, alla mobilità e ai viaggi possono essere attribuiti anche al contesto sociale patriarcale prevalente che opprime e controlla le donne limitandone la mobilità. Ciò influisce negativamente sulla capacità di mobilitazione delle organizzazioni femministe e guidate da donne.

Patriarcato e contesto sociale


Un sistema repressivo patriarcale non solo limita il movimento e la libertà delle donne ma moltiplica anche le sfide e gli ostacoli che queste trovano davanti a loro. Le restrizioni imposte al movimento delle donne sono una forma di violenza11 di genere di cui le attiviste soffrono in modi iniqui.


Il fatto che le donne siano spesso limitate a ruoli di genere stereotipati ostacola la loro partecipazione alla vita pubblica e privata, in particolare la loro significativa partecipazione politica. Le organizzazioni guidate da donne e femministe sono spesso messe da parte ed emarginate. C’è, d’altro canto, un’importante strumentalizzazione dei diritti delle donne e della retorica femminista nelle discussioni concernenti la Siria nel perseguimento di interessi politici o personali. Uno degli esempi più evidenti di questa strumentalizzazione all’interno degli spazi della società civile siriana si verifica quando una donna è invitata a partecipare a
una tavola rotonda sulla violenza sessuale, per esempio, ma solo nella sua qualità di “vittima”. La partecipazione della donna si limita a un ruolo che coinvolge solo la condivisione dei suoi sentimenti ed esperienze, al fianco di uomini a cui viene chiesto di condividere analisi e opinioni in merito. Queste pratiche perpetuano l’idea sbagliata che le donne non possano
partecipare in modo incisivo, il che porta al loro continuo confinamento ai margini.

La crescente reazione patriarcale, che rafforza sistematicamente l’esclusione delle donne e aumenta la loro vulnerabilità alla violenza e all’emarginazione, è un mezzo per preservare i privilegi maschili così come la dinamica di potere diseguale che gli uomini impongono alle donne, specialmente di fronte al graduale cambiamento positivo e al passaggio dalle esistenti norme e tradizioni verso i diritti delle donne, verso la giustizia di genere e verso il riequilibrio di dinamiche di potere fino ad ora distribuite in modo diseguale. Lo abbiamo visto sin dai primi giorni della rivoluzione, quando gli uomini emarginavano le donne con il pretesto che
“non è il momento giusto, dobbiamo concentrarci sull’eliminazione del regime, e poi arriveremo ai diritti delle donne”. Questa oppressione esercitata dagli uomini riproduce l’oppressione praticata da quelle forze che controllano tutti i cittadini. L’incapacità degli uomini di percepire e affrontare questo rafforza il patriarcato oppressivo. Queste e altre sfide non hanno impedito alle organizzazioni femministe e femminili di
resistere agli ostacoli culturali, legati alla sicurezza, politici e finanziari promuovendo costantemente i diritti delle donne, integrando il discorso sensibile alle tematiche di genere e il discorso femminista nel loro lavoro e affermando continuamente che i diritti delle donne sono diritti umani .


Persistenza e perseveranza attraverso la strategia femminista
per spostare le strutture di potere


Sapendo che il loro lavoro è uno strumento indispensabile per il cambiamento politico e sociale, le organizzazioni femministe e guidate da donne hanno fatto ricorso a numerose strategie per affrontare le sfide che hanno davanti. La più importante di queste strategie può essere stabilire e rafforzare le relazioni con le comunità in cui operano al fine di stabilire un
sistema di supporto sociale e un ambiente che sia di sostegno. Ciò può sostituire la legittimità formale con la legittimità sociale e popolare, e contribuire all’ottenimento della fiducia della comunità locale. La costruzione della fiducia attraverso la suddetta strategia conferisce alle
organizzazioni guidate da donne e femministe un margine di libertà per attuare i loro progetti e costruire rapporti di fiducia con la comunità. Questi rapporti con la comunità locale aiutano a resistere al sistema politico patriarcale e al suo apparato di sicurezza in molte aree in cui il
lavoro sul campo è afflitto dalle sfide che queste entità creano. Inoltre, molte organizzazioni femministe operano in modo anonimo e”clandestino”. Non rivelano le loro strategie o attività e limitano la loro presenza sulle piattaforme pubbliche, con l’obiettivo di aggirare i poteri forti e garantire la continuazione del loro lavoro.


Infine, molte organizzazioni femministe e guidate da donne hanno fatto ricorso all’autofinanziamento, facendo affidamento sulle risorse proprie dell’organizzazione e sul suo potenziale di volontariato per far fronte alla rigidità dei donatori e alla mancanza di fondi. Hanno cercato di ridurre i costi lavorando da casa o raccogliendo fondi tramite donazioni e
altre attività generatrici di reddito. Sono stati inoltre rinnovati i rapporti di fiducia con lecomunità locali, cose che hanno portato enormi benefici a queste organizzazioni.


Come siriani, sia uomini che donne, una delle cose più importanti che possiamo fare per sostenere le organizzazioni femministe nel resistere alle sfide che devono affrontare è investire su di loro con fiducia, legittimità e sostegno della comunità. Dobbiamo evitare di sfruttare i loro contributi, il loro lavoro e i loro programmi per guadagno politico o personale e avere fiducia nella loro capacità di spostare gli equilibri di potere e sfidare i sistemi oppressivi.


Conclusione
Abbiamo classificato la varietà di sfide che devono affrontare le organizzazioni femministe e femminili in quattro categorie principali al fine di chiarire ciascuna area nella sua specificità, facendo anche luce sulle ulteriori sfide basate sul genere che agiscono contro i programmi delle organizzazioni femministe. In realtà, queste sfide sono così stratificate e complesse da costituire collettivamente una minaccia all’azione femminista e alla sua sostenibilità. I poteri dominanti traggono continuamente vantaggio dall’intersezione del sistema oppressivo e sfruttano le sfide strutturali esistenti (come il contesto patriarcale e la mancanza di risorse
finanziarie) al fine di sopprimere ulteriormente queste organizzazioni e limitare il loro lavoro.


Pertanto, possiamo concludere che, data la natura complessa delle sfide che devono affrontare le organizzazioni femminili e femministe, esiste una costante correlazione positiva tra la profondità delle sfide che i programmi e gli obiettivi femministi devono affrontare e la paura provocata dai cambiamenti che queste cercano di provocare. Poiché gli obiettivi femministi hanno una forza trasformativa, in grado di interrompere forme intersecanti di oppressione e minacciare la forza e il discorso dei sistemi patriarcali, sono temute dai poteri forti. In Siria, più queste forze di fatto dominanti le temono, più cercano di stringere la presa sugli spazi di
lavoro femministi.


Le organizzazioni femministe e guidate da donne sono state in grado di perseverare e resistere grazie alla loro determinazione e tenacia, nonostante una miriade di sfide imposte dai sistemi oppressivi, compreso il patriarcato. I loro approcci partecipativi, contestuali, sensibili al genere, basati sui diritti e guidati dalla comunità hanno fornito loro gli strumenti
necessari per affrontare i sistemi di oppressione che sono stati recentemente ulteriormente esacerbati a causa della pandemia COVID-19 e delle sue conseguenze, come un aumento nella violenza domestica durante la quarantena.


Le organizzazioni femministe e guidate da donne hanno sviluppato metodi e strategie organicamente sviluppati per spostare gli equilibri di potere. Pertanto, sono state in grado di mantenere la loro attenzione sul raggiungimento di risultati a lungo termine nelperseguimento di cambiamenti politici, economici, legali e sociali, con l’obiettivo finale di
raggiungere la pace e la giustizia femministe sostenibili.

NOTE

  1. Le norme e i valori tradizionali della leadership spesso consolidano strutture gerarchiche che perpetuano modelli prevalenti di divisione del lavoro e ruoli di genere attribuiti. La leadership femminista sovverte le nozioni tradizionalmente maschili di potere come la competitività, la
    rigidità, l’autoritarismo e l’attenzione per l’intensa produttività. La leadership femminista viceversa è partecipativa, cooperativa, relazionale e trasparente. Si concentra sulla costruzione del consenso, sulle capacità umane e sul raggiungimento del pieno potenziale.
  1. Secondo una prospettiva femminista più ampia la pace va oltre un approccio ristretto che la considera come mera assenza di violenza e di guerra. Da un lato esamina il legame tra violenza e guerra e dall’altro guarda alle strutture sociali, economiche e culturali che si sovrappongono e alle istituzioni che sostengono, producono e rafforzano le dinamiche violente attraverso relazioni di genere ingiuste e disuguali e le dinamiche di potere che separano gli individui all’interno di una società. In altre parole, la pace femminista è un approccio ideologico e
    pratico che tiene conto delle cause e delle forme di violenza strutturale, siano esse sociali, economiche, culturali o ambientali. Questa prospettiva pratica mira a utilizzare i suoi strumenti e meccanismi per costruire una pace sostenibile
  1. Le organizzazioni con un’agenda femminista sfidano i sistemi oppressivi, e quelli patriarcali in particolare. Utilizzano l’analisi femminista di genere per sfidare tutti i sistemi oppressivi che emarginano e discriminano le persone sulla base del loro genere, del loro status socio-politico e di altri fattori.
  1. I programmi delle donne si concentrano sulle loro esperienze di genere. Spesso si concentrano esclusivamente sulla protezione delle donne.
  1. Va notato che non possiamo pensare alle organizzazioni femministe e femministe come a un gruppo omogeneo. Date le analoghe sfide esterne che si trovano ad affrontare, in questo articolo le esamineremo comunque in termini generali.
  1. Questa definizione è stata formulata dalle organizzazioni femministe e delle donne duranteun convegno tenuto dalla Lega Internazionale delle Donne per la Pace e la Libertà (WILPF) -organizzazione no-profit che riunisce organizzazioni femministe e dirette da donne e attiviste
    femministe per lavorare collettivamente verso la pace con mezzi non violenti. Attraverso questi incontri la WILPF cerca di promuovere la giustizia politica, economica e sociale attraverso la formazione sui conflitti intersezionali, il sostegno un’analisi complessiva dei
    conflitti. La WILPF ha iniziato la sua collaborazione con le organizzazioni siriane guidate da donne nel 2012 per sostenerle nella promozione delle loro agende femministe.

7.Trovare informazioni personali come il nome e l’indirizzo di una persona o altri dettagli personali e pubblicarli su Internet senza l’autorizzazione o il consenso della persona.

8. Un tipo di ricatto che costringe una persona a fare qualcosa, di solito un atto sessuale, minacciando di divulgare le sue foto di nude o informazioni sessuali su di lei.

9. Inviare messaggi o fare commenti di natura offensiva, provocatoria o perversa su Internet, al fine di provocare o infastidire i lettori con risposte emotive o normalizzando la discussione , sia per il divertimento del troll che per guadagni specifici o scopi premeditati

10.Women Now for Development ha perso due centri a causa degli attentati,ad Al Ghouta nel 2018 e Idlib nel 2020.

11. La violenza di genere è radicata nelle disuguaglianze di potere e include violenza fisica, sessuale, psicologica ed economica. Alcuni esempi di violenza di genere includono: violenza coniugale, violenza domestica, violenza economica (come i matrimoni precoci, la privazione
dell’istruzione, il rifiuto del lavoro, ecc.), limitazioni alla circolazione e detenzione / reclusione all’interno dello spazio privato.

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