Il distanziamento sociale danneggerà il concetto di cittadinanza

Intervista con l’agenzia di stampa spagnola il 24 aprile 2020 . Domande di Javier Martin

Traduzione di Valeria Iannace e Nicki Anastasio, revisione di Sami Haddad

1. Per cominciare, la crisi sanitaria provocata dalla pandemia del Coronavirus è stata capace di fermare il mondo intero, e così è riuscita a bloccare le proteste in Libano, in Algeria e in Cile. Essendo lei uno dei pensatori del movimento popolare siriano, perché questa crisi ha fallito nel porre fine anche alle guerre in corso in Yemen in Libia e in Siria?

Perché la forza e i poteri che comandano in questi Paesi sono più pericolosi del Coronavirus. Bashar al-Assad considera sé stesso e il suo regime più importanti di tutta la Siria e dei suoi cittadini, più importanti anche delle sue città, della sua storia, della sua cultura e delle loro credenze. L’uccisione di mezzo milione o di un milione di Siriani e lo sfollamento forzato e costringere fuggire fuori dal Paese di più di 6 milioni di persone è meno importante della fine del governo della sua dinastia e se avesse potuto sviluppare delle armi biologiche al coronavirus le avrebbe utilizzate contro i siriani rivoltosi così come ha utilizzato contro di loro armi chimiche, barili esplosivi, tortura e fame. Il suo protettore, il Signor Putin, è arrivato ad un livello estremo di ‘’cinica sensibilità’’, che lo ha permesso di vantarsi, qualche giorno fa, che le armi russe hanno dimostrato la loro efficacia in Siria e che la Russia ha contratti per la vendita di armi che ammontano a 15 miliardi di dollari e ci sono piani per altri contratti che raggiungono i 55 miliardi di dollari. Il ruolo degli EAU in Yemen assomiglia al ruolo della Russia in Siria e la salute degli Yemeniti e le soluzioni politiche più vicine alla giustizia per il loro paese non è tra le priorità che riguarda il nuovo potere che stanno consolidando gli eredi dei regimi regressivi in Medio Oriente e questo si può estendere al supporto del potere del Generale Haftar in Libia. Nel drammatico conflitto tra il diritto della gente a protestare – in Libano, Algeria, Cile – e tra il loro diritto alla salute, i manifestanti hanno dato priorità al diritto alla salute per loro e per gli altri. E questo non è nella logica di Putin e del suo seguace Bashar al-Assad o Bin Zayd.

2. Come valuta gli effetti sociali ed economici derivanti da questa crisi sanitaria?

La faccenda è diversa in base al paese. Non sembra che gli sfollati a nord-ovest della Siria abbiano trovato una situazione peggiore o migliore rispetto a prima. Così come non sembra che la situazione sia molto diversa per quando riguarda l’insieme dei rifugiati in Europa, anche se sembra che la violenza domestica sia in aumento nei centri di accoglienza in Germania, secondo le informazioni a disposizione. In Libano, invece, la crisi del Corona ha affievolito la pressione sul corrotto governo oligarchico che estende la sua esistenza a spese dei risparmi di tutti i libanesi. In Egitto, i proprietari delle aziende sono stanchi dell’arresto forzato delle loro attività e dei loro guadagni e vogliono eliminare la quarantena. La salute dei lavoratori non è tra le loro priorità. Generalmente le classi più deboli – poveri, donne, emigrati – pagano il prezzo peggiore nei momenti di crisi, e coloro che godono delle loro condizioni di agiatezza – i detentori di finanze e proprietà – subiscono meno danni. Ma ciò che si nota in questa crisi è che la sofferenza dei paesi ricchi e forti rispetto ai paesi più deboli e poveri ma anche facilità con cui i cittadini europei, rispetto ad altri, si sono abbandonano alla disperazione. In Europa il fallimento del sistema sanitario si è manifestato ovunque e per questo, da questo momento, è in corso un cambiamento ma non è certo che ciò avverrà nell’ambito di un ripensamento più ampio delle politiche economiche e neoliberali. Per quanto riguarda il sistema sanitario americano, esso assomiglia quello dei paesi del terzo mondo, chi è attualmente presente nella Casa Bianca rappresenta una catastrofe molto più grande del Coronavirus. Il Covid 19, non è la vera causa della crisi, piuttosto è il suo rivelatore. Il mondo e i paesi più ricchi e forti rispetto ad altri si sono rivelati non all’altezza di gestire una crisi sanitaria che non è più pericolosa di altri problemi presenti nel mondo: i problemi ambientali e razziali sono più pericolosi del Coronavirus e le loro radici sono collegate alle strutture economiche e politiche mondiali dei Paesi più ricchi e forti che oggi appaiono i più grandi conservatori e resistenti al cambiamento anche se con un prezzo alto di pericoli per l’umanità e per la vita.

3. In qualità di scrittore liberal-democratico, ritiene che questo punto di svolta storico, che sta vivendo il mondo adesso, rappresenti la fine del sistema così chiamato neoliberale? E che, nel corso di questa crisi, potremmo registrare dei cambiamenti all’interno del sistema capitalista per adattarsi alla situazione attuale e garantire la sua continuità?

Non sono un liberale fuori dal campo sociale e dei diritti, e non smetto di preferire di essere descritto come uno di sinistra, anche se da una posizione di dissenso. Non posso prevedere ciò che succederà, ma tendo verso aspettative che non sono molto positive per quanto riguarda la crisi Covid 19. Ciò su cui posso contare, e che mi dà delle speranze, non è il modo in cui i paesi si sono rapportati con la crisi, ma il fatto che è possibile che ci siano dei cambiamenti nelle idee, nel sistema e nell’immaginario a causa dell’interagire di milioni e miliardi di persone con la crisi. Il mondo si trova in crisi in quanto ha perso il suo orientamento e non ha alternative. Assomiglia a una prigione in un presente che dura per l’eterno che noi siriani conosciamo bene durante mezzo secolo di governo degli Assad. La prigione ha creato dei carcerieri sul modello di Trump, Putin, Boris Johnson, Muhammad Bin Zayd, Muhammad Bin Salman. In un mondo sano il posto di questi signori è nelle gabbie di ferro nei tribunali e non alla guida di paesi dove vivono miliardi di persone. Riguardo la comparsa di nuovi movimenti e idee, potrebbe essere il preludio di una svolta politica e morale di cui abbiamo bisogno come ‘’atto salvifico’’. A fianco di tanti osservatori e analisti, ritengo che, se più della metà del mondo è riuscito ad imporre a sé stesso un’interruzione, per due mesi o tre, allora sarà possibile cambiare il modello di organizzazione del lavoro, dell’economia, della produzione e del sapere. La crisi ha dimostrato che l’assenza di un’alternativa non è un destino, come preferiscono farla apparire gli schiavi della crescita sia all’interno modello cinese sia di quello capitalista occidentale.

4. Le Nazioni Unite, l’Organizzazione mondiale per la sanità e neanche l’UE hanno potuto offrire una risposta unitaria. Alcuni autori dichiarano che siamo di fronte ad un regresso del sistema multilaterale. Voi siete di questo parere?

Temo piuttosto che ci stiamo dirigendo verso un mondo più frammentario e più diviso. Ciò che noi vediamo oggi è l’avvento dei Gated policies e delle unità politiche con i muri di protezione che si aprono e che si chiudono o con ciò che wendy brown ha chiamato Walled States e potrebbe essere il muro di Trump con il Messico o prima di ciò il muro di separazione razziale israeliano. Questi, i due principali simboli di un mondo con più muri. Questa è un tipo di molteplicità senza mondo che rappresenta una sovranità basata sull’eccezione o forse che crea le eccezioni per trarne legittimità ed è una cosa che noi conosciamo molto bene anche in Siria. Questo percorso non è obbligatorio ma l’approccio con il Corona sta andando in questa direzione che si rapporta al modello nazionalista e sovranista che io non vedo capace di continuare e io temo che questo potrebbe prolungare il tempo di esitazione fra questo percorso e il percorso di ritorno al cammino normale delle cose o alla logica del Business, come solito, a causa dell’impoverimento delle prospettive più chiare circa le alternative che possono essere realizzate. La paralisi possibile che deriva da ciò è la cosa più pericolosa nella nostra situazione attuale e questo pericolo apparirà di più ogni volta che ci avviciniamo alla fine della crisi del Covid 19, quando ci troveremo ad affrontare il vuoto. L’ora della verità arriverà e potrebbe essere solo il vuoto perché il vuoto è una cosa buona soltanto per i signori che governano delle società senza una prospettiva.

5. Durante le crisi precedenti gli Stati Uniti, così come i paesi Europei vincitori, erano i primi a rispondere a condizioni come questi, adesso che i paesi arabi e anche gli stessi paesi europei stanno ricorrendo all’aiuto della Repubblica Cinese, siamo di fronte all’inizio di un nuovo assetto geostrategico?

Tendo a ritenere che molti, in ambito arabo e occidentale, e nella stessa Cina, così come in Russia, protendono verso il modello cinese per governare senza politica, per far crescere l’economia senza diritti sociali perché non hanno un altro modello. Ma ciò mi sembra un pericolo. C’è un fatalismo diffuso, che vuole farci passare che tutto il mondo sia governato da questi modelli, mentre la crisi del Covid 19 ci ha insegnato che occorre ed è possibile abbandonare questo modello neoliberale che non ha alternative né per sé stesso né per il mondo dopo decenni. È un qualcosa che assomiglia al capitalismo del diciannovesimo secolo in Gran Bretagna, così come lo ha descritto Marx nel Capitale. Condivido con molti una visione nel mondo senza privilegi per l’occidente, ma non condivido con molti una visione del mondo che esalta la crescita del capitale per mano di un solo datore di lavoro che è lo stato. E temo che la democrazia, di cui è in corso lo svuotamento dalla sua anima sociale, andando dai contratti del neoliberalismo fino alla e ‘’Guerra al terrorismo’’, non trova chi la difende seriamente nelle condizioni di crisi. Allo stesso modo, ritengo che il modello cinese, e questa diffusa ammirazione per quest’ultimo – nei paesi occidentali, arabi e in Russia – è in contrasto con la democrazia.

6. Per fermare il propagarsi della pandemia è diventato un ordine metterla sotto controllo e questo attraverso l’applicazione di tecnologie nuove che permettono il controllo sociale sui cittadini in maniera più grande. Non pensate che questo rappresenti una minaccia o una violazione della democrazia o dei diritti individuali?

Si. Se prendiamo in considerazione che i sistemi di controllo e di organizzazione negli aeroporti dopo l’11 settembre 2001 sono continuati anche dopo la fase emergenziale, capiamo le nuove tecnologie di controllo inventate in seguito alla epidemia del Corona potrebbero durare nel tempo. Le persone tendono ad obbedire ai governi nelle situazioni di emergenza e le società che hanno paura, rinchiuse in sé stesse, sono più facilmente governabili. Perciò, perché i governi non inventano dei pericoli considerando che i governanti hanno sempre rappresentato nella storia i più grandi pericoli per la libertà umana e l’umanità in particolare quando non vengono affrontati con resistenze consapevoli? La Siria anche qui è un buon esempio. Il nostro paese disastrato vive sotto una situazione di emergenza dal 1963 con la scusa della sicurezza nazionale e la necessità di affrontare il nemico israeliano. In realtà la situazione emergenziale ha offerto un ambiente favorevole per la guerra del governo Bassista ed assadista in particolare contro tutte le forme di organizzazione sociali e indipendenti. Tra di esse la guerra che è costata decine di migliaia di persone alla fine degli anni ’70 e lungo gli anni ’80 e ’90. La fase emergenziale non viene abolita se non nel 2012 per essere sostituita dalle leggi per la lotta al terrorismo. Quello che continua è la guerra e l’eccezione mentre per quanto riguarda i pericoli cambiano in base alla necessità e quando si volta la pagina della guerra contro il terrorismo forse si inventa una nuova scusa. L’importante è che continui una guerra dell’oligarchica che governa contro i governati. Nelle situazioni del mondo odierno la Siria sembra del futuro e non del passato. La distanza sociale attuale potrebbe diventare un modello per le relazioni all’interno delle società. Se i cittadini trovassero negli spazi pubblici l’estensione della casa e della vita privata, l’affermare o il consolidarsi del distanziamento sociale rappresenterebbe un colpo per la cittadinanza e per la democrazia, in quanto la paura dilaga è più facile governare il popolo.

7. Tutti i governi si sono mossi verso l’uso di tutte le loro risorse per combattere il Covid 19 nei loro paesi e ciò ha portato ad una grande diminuzione delle risorse economiche e umane riservate agli aiuti internazionali, come influenzerà ciò la crisi dei rifugiati a cui il virus ha imposto una nuova realtà?

Prima di ciò, le risorse volte ai rifugiati non erano di una quantità considerevole. E ogni aumento di queste risorse passava attraverso il sistema statale e non arrivava niente alle vere vittime. L’idea dell’assistenza sociale (welfare state) è stata pianificata, in origine, per curare i mali delle guerre oligarchiche e perenni senza far collassare il sistema internazionale, e non per aiutare le vittime affinché superassero questa crisi passeggera e potessero rialzarsi, in seguito, ui loro passi per tornare a combattere per i loro diritti. Nei luoghi dove si trovano i rifugiati, in Turchia o in Europa, sono aumentati le ostilità nei confronti degli stranieri e, in particolare, nei confronti dei rifugiati. Non sono successi gravi incidenti ai confini che io sappia. Tuttavia, gli spazi condivisi tra migranti e locali, si sono di molto affollati, andando contro le regole di restrizione previste negli spazi comuni conditi. Oggi, le condizioni peggiori oggi sono quelle degli sfollati siriani – da Idlib e nord di Hama fino a nord di Aleppo e di Idlib – così come quelle di coloro che sono rimasti intrappolati in alcune isole greche. I profughi si trovano principalmente in luoghi nascosti, dimenticati, e privi di ogni diritto e soprattutto oggi in cui ognuno è preoccupato della sua situazione personale. Il problema è che la situazione dei migranti è destinata ad intensificarsi, inglobando disoccupati, impoveriti, malati, anziani. Insieme anche al lento abbattersi dell’immigrazione causata dai cambiamenti climatici, che ha un ritmo più lento ma che è inarrestabili senza cambiare i modelli di crescita attuali di ‘’controllo della natura’’. Niente di nuovo in questa situazione, il tutto è precedente alla crisi del Covid 19, al contrario sembra che la crisi sanitaria mondiale abbia delineato una situazione che era negativa in precedenza.

8. In conclusione, quali sono i punti positivi emersi da questa crisi sanitaria nella situazione attuale?

Come ho detto in precedenza, il momento più pericoloso non è quando la pandemia è al su auge ma quando arretra ed arriva il tempo della tranquillità. È allora che scopriamo che noi non possiamo fare altro che ritornare alla situazione in cui eravamo prima o rispondere all’invito cinese elogiato da tutti e ovunque o rimanere in mezzo a queste due scelte. Ciò che può essere positivo è collegare la questione sanitaria alla questione ambientale e la mia opinione è che c’è un terzo problema che dobbiamo collegare a questi due argomenti che è la combinazione del razzismo e della guerra contro il terrorismo. Il connubio fra le due cose ha reso la politica, una politica di sicurezza e ha tolto l’aggettivo politico all’economia quando, a mio avviso, questi sono due movimenti complementari. Quello che dovrebbe seguire la politica, cioè la sicurezza, ritorna dominante su di essa e quello che deve essere politico, cioè l’economia, viene privata della politica. Dopo il lavoro d’integrazione dei ceti bassi del mondo, l’economia era politica, da quando si sta praticando il passo di escludere gli sfollati e i rifugiati e di metterli sotto controllo la politica è diventata di sicurezza. Questo va insieme all’espansione del razzismo e del ritorno della pratica della tortura e dell’indebolimento della democrazia ovunque, sia attraverso l’espansione delle pratiche di controllo, di restrizione, degli arresti arbitrari sia del logoramento della dimensione sociale della democrazia. Per quanto riguarda il collegamento tra questi tre grandi problemi, essi fondano una diversa immaginazione politica e movimenti sociali politici nuovi, o almeno e ciò che voglio che avvenga da adesso. Quando il Corona comincerà a indietreggiare, sarà giunto il momento per una partenza diversa.

Qui la versione in arabo

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