Campo di “Yarmouk” .. il nuovo sogno del ritorno

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Articolo pubblicato il
09/08/2020 11:51
su Enab Baladi online – Murad Abdul Jalil

Tradotto da Marina Centonze e Giovanna De Luca

Il campo non si cura delle ferite del presente perché il suo compito è “essere memoria palestinese del ritorno”, ed è li affonchè non si dimentichi. La capitale della diaspora palestinese, “il simbolo del ritorno”, “l’altra patria”.

Lo scrittore Yaqoub, nel suo libro “Yarmouk Camp, Capital of the Palestinian Diaspora” pubblicato nel 2015, ha scritto che il campo è parte integrante della causa palestinese, in quanto “era abitato  da profughi palestinesi, che a loro volta portavano la patria con sé nei nomi dei loro figli, delle loro strade e dei quartieri che abitavano … In ogni parte si respitava l’odore della patria”. .
Tuttavia, queste strade e quartieri di cui ha parlato l’autore, che portano i nomi di città, villaggi e martiri della Palestina, stanno per scomparire, dopo che il governatorato di Damasco ha emesso un piano organizzativo, lo scorso giugno, che include la costruzione di complessi residenziali e torri, senza tener conto dell’identità del campo per i palestinesi.

Negli ultimi settant’anni il sogno dei profughi palestinesi in Siria é stato legato al ritorno alle loro case in terra di Palestina dopo anni vissuti nei campi profughi; oggi cercano si il diritto al ritorno, questa volta non in Palestina, ma nella “capitale della diaspora”, dopo che altri hanno provato a farlo saltare in aria in modo permanente, nonostante il suo simbolismo e la sua importanza, poiché è uno dei più grandi campi palestinesi nei paesi di asilo.

Il piano ha fatto arrabbiare i palestinesi, di tutte le affiliazioni e professioni; giuristi, ingegneri e politici,  hanno protestato in difesa dei loro diritti presentando migliaia di obiezioni, per la prima volta nella storia delle proteste in Siria, hanno mostrato il loro disaccordo al vedere danneggiata la loro capitale, gli attivisti per i diritti umani e gli ingegneri hanno iniziato a confutare il nuovo schema e a mostrare i suoi difetti sul piano legale e ingegneristico.
Ci sono due principali riserve sul piano organizzativo, legale e ingegneristico, ed Enab Baladi sta cercando, attraverso l’incontro con una serie di giuristi e ingegneri palestinesi, e attraverso il monitoraggio degli eventi che hanno preceduto il lancio del piano, di fare luce sulle lacune più importanti, e sui passi intrapresi dal governatorato di Damasco per mettere le mani sulla regione, dato che ció potrebbe portare all’espropriazione delle proprietà immobiliari dei rifugiati per scopi commerciali e politici.

Cancellazione del campo … un obiettivo pianificato dal regime siriano?
Il 25 giugno scorso, il Consiglio provinciale di Damasco ha tenuto una sessione straordinaria, in cui ha annunciato l’approvazione della dichiarazione del piano organizzativo del Campo di Yarmouk, prima che fosse presentato al pubblico e fossero sollevate obiezioni dai titolari dei diritti e dalla gente della regione, che secondo gli attivisti palestinesi per i diritti umani erano migliaia.

Domenica 9 agosto è stato l’ultimo giorno  per presentare le obiezioni dopodiché il Comitato regionale presieduto dal Governatore di Damasco, Adel Al-Olabi, terrà una sessione per studiare le obiezioni,  e modificare lo studio secondo quanto considerato giusto, prima di passare il piano all’Ufficio Esecutivo del Consiglio di Governatorato, che a sua volta lo sottoporrà al Ministero dei Lavori Pubblici e dell’Edilizia abitativa dal rinvio della sua ratifica e l’emanazione di un decreto normativo secondo quanto previsto dalla “Legge 23” del 2015, secondo quanto annunciato dalla Provincia sulla sua pagina Facebook .

Il piano ha sorpreso molti residenti per due motivi. Il primo è che cancella l’identità del campo, cambia la sua organizzazione tecnica e la composizione della popolazione, così come le strade, i vicoli e i mercati che sono stati associati alla memoria dei palestinesi negli ultimi decenni; il secondo motivo è dovuto all’esistenza di un precedente piano per il campo emesso nel 2004 e approvato nel 2013, concordato dalle parti interessate.
Tuttavia, altri non sono stati sorpresi dalla sua emissione, perché erano certi che il regime siriano stesse pianificando qualcosa per cancellare definitivamente il campo di “Yarmouk”, facendo affidamento su questo per raccontare i passi precedenti compiuti dal regime siriano, negli ultimi anni, a livello militare e amministrativo, secondo quanto indicato dagli avvocati palestinesi. Enab Baladi li ha incontrati.

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Foto: Un uomo cammina tra le macerie nel campo profughi palestinese di Yarmouk a Damasco – 6 ottobre 2018 (AP)

Massacri, assedio e distruzione
A livello militare, il campo di “Yarmouk” è entrato nell’arena del conflitto un anno dopo l’inizio della rivoluzione. É stato bombardato dal regime siriano, è noto il “massacro della Moschea Abdul Qader Al-Husseini e della Scuola di Al-Fallujah”, avvenuto il 16 dicembre 2012, quando il “Secondo Gruppo d’azione per i palestinesi di Siria” è stato preso di mira da un aereo da guerra; sono risultate ferite e uccide 200 persone .
Il bombardamento è stato un chiaro messaggio del regime ai residenti del campo, ha infatti spinto oltre l’80% a fuggire, mentre coloro che sono rimasti hanno vissuto tra il 2013 e il 2018 sotto un serrato assedio, imposto dalle forze del regime, con la partecipazione delle milizie palestinesi lealiste. Il campo è stato bombardato indiscriminatamente, e la popolazione è morta di fame,è stato impedito l’ingresso di cibo e aiuti medici, e questo ha portato alla morte di oltre 200 persone, secondo quanto documentato dal “gruppo di lavoro” e riportato da Enab Baladi.

In un’intervista con Enab Baladi, lo scrittore e avvocato palestinese Ayman Abu Hashim ritiene che il regime abbia confermato le sue intenzioni di cambiare l’identità demografica del campo e cancellarne la specificità nazionale, distruggendo sistematicamente gran parte del campo con il supporto dell’aviazione russa tra aprile e maggio 2018. Con il pretesto di espellere lo “Stato islamico”.
Successivamente, il regime siriano non ha permesso alle persone di tornare al campo utilizzando diversi pretesti, tra cui il mancato completamento della rimozione delle macerie, la presenza di esplosivi e la carenza abitativa a causa della distruzione.

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Foto: I civili e le forze filo-governative marciano sulla distrutta Al-Thalatheen Street nel campo di Yarmouk – 24 maggio 2018 (AFP)

La subordinazione del campo dal comitato al governatorato
Ammimistrativamente il piano è stato preceduto dall’annullamento del cosiddetto comitato locale del “campo di Yarmouk”, da parte dell’ex governatore del regime siriano, Imad Khamis, che ha emanato il Decreto n. 61, l’11 novembre 2018 secondo il quale il Governatorato di Damasco si sostituisce al “Comitato locale del campo di Yarmouk”, con i suoi diritti e doveri e lo status di lavoratori nel comitato locale per il campo “Yarmouk”, responsabili del loro lavoro sono ora a disposizione del governatorato di Damasco.

Il comitato locale fu istituito nel 1964, era affiliato al Ministero dell’amministrazione locale e la sua missione, secondo un libro pubblicato dal Primo Ministro nel maggio 1987, era quella di “limitare il compito del Comitato Yarmouk alla fornitura di servizi ai rifugiati palestinesi e alla gestione degli immobili appartenenti all’Organizzazione generale per i rifugiati palestinesi, in modo che non entri in conflitto con i regolamenti edilizi emessi dal governatorato e le condizioni urbane ivi stabilite, e il divieto di disporre di immobili destinati ad ospitare rifugiati.”
Il ministro dell’amministrazione locale e dell’ambiente, Hussein Makhlouf, ha giustificato la sostituzione del comitato affermando che è con il propósito di “sfruttare le grandi energie a disposizione del governatorato di Damasco in termini di capacità, quadri e competenze, al fine di riabilitare le infrastrutture del campo di Yarmouk, e quindi facilitare il ritorno degli sfollati dai residenti del campo”, secondo quanto riferito sul sito web del Gabinetto, l’11 novembre 2018.

Ma il difensore dei diritti umani palestinese Ayman Abu Hashem ha ritenuto che la subordinazione amministrativa del campo di “Yarmouk” a uno dei dipartimenti dei servizi nel governatorato di Damasco è volta a stabilire”l’unicità del governatorato nella definizione del nuovo piano, in assenza di qualsiasi parte che rappresenti gli interessi e i diritti dei rifugiati riguardo le loro proprietà immobiliari, e non per lasciare spazio ad alcun rifugiato, per proprio conto o tramite il suo rappresentante legale, per comunicare con le commissioni per valutare i danni, esprimere un’opinione o presentare un’obiezione preventiva.
Il “Comitato locale del campo di Yarmouk” era considerato un’unità amministrativa che fa capo direttamente al Ministero dell’amministrazione locale, e non è soggetto alla tutela del Governatorato di Damasco, secondo quanto ha detto a Enab Baladi l’avvocato palestinese Ammar al-Qudsi. Il capo e la direzione del comitato sono nominati dall’Autorità generale per i rifugiati palestinesi, previa consultazione del Comando Regionale del Partito Socialista Arabo Ba’ath – Organizzazione Palestinese, il comitato sovrintende ai permessi di costruzione e agli aspetti dei servizi, e ha poteri simili a quelli dei consigli municipali.
Tutto ciò ha conferito al comitato locale l’indipendenza amministrativa, che gli ha consentito di redigere piani di sviluppo, urbanistici e di servizio, senza interferenze da parte del governatorato di Damasco, che in precedenza aveva cercato di includere il campo nell’ambito dei suoi piani organizzativi nella cosiddetta ” Greater Damascus Region “, ma la specificità del comitato locale e la sua affiliazione diretta al Ministero dell’Amministrazione lo hanno impedito, secondo l’avvocato Ammar al-Qudsi.
Al-Qudsi ha spiegato che abolendo il comitato locale e mettendolo a disposizione del Governatorato, il campo è passato ad essere soggetto alle leggi del governatorato, in particolare la legge n. 10 e la legge n. 23 , il che porterebbe a creare una nuova area organizzativa, cosa che potrebbe minare il suo status di campo. Essere definito quartiere di Damasco.

Il direttore dei dipartimenti dei servizi nel Governatorato di Damasco, Tariq Al-Nahhas, ha confermato, l’11 luglio 2018, quattro mesi prima della decisione di annullare il “Comitato locale del campo di Yarmouk”, in una riunione del Ministero dell’amministrazione locale , che “il campo di Yarmouk appartiene al comitato locale del Ministero dell’amministrazione locale. I dipartimenti dei servizi nel governatorato di Damasco non possono mettere in atto alcun progetto nell’area, in quanto non sono affiliati ad esso.

Da parte sua, l’ingegnere palestinese Khaled Hamdan ha detto, in un’intervista a Enab Baladi, che il governatorato di Damasco aveva cercato tutti i modi legali per cambiare il carattere urbano, la demografia, l’identità e l’obiettivo per cui il campo era stato creato, sottolineando che l’articolo 5 della legge n. 23 emanata nel 2015 stabilisce che il regolamento dovrebbe essere applicato alle aree colpite da calamità naturali come terremoti e inondazioni, o a quelle colpite da danni a seguito di guerre e incendi.

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Foto. Uomini al posto di blocco siedono sotto il poster dei “leader della resistenza” del fondatore iraniano, l’Ayatollah Khomeini, il capo del regime
siriano Bashar al-Assad, Ahmed Jibril e Hassan Nasrallah a Yarmouk (AP)

Lacune legali e ingegneristiche

Dopo che il piano organizzativo del campo è stato emesso, i palestinesi hanno iniziato a muoversi per fermarlo a tutti i livelli: politicamente, rilasciando dichiarazioni di rifiuto, o cercando scappatoie nel piano,  scappatoie legali e scappatoie ingegneristiche.

Dal punto di vista legale, il difensore dei diritti umani palestinese Ayman Abu Hashim ha descritto, a Enab Baladi, le violazioni legali dei diritti immobiliari acquisiti dalle persone, inclusa l’unicità del governatorato di Damasco per sviluppare il nuovo schema, in assenza di qualsiasi parte che rappresenti gli interessi e i diritti dei rifugiati nelle loro proprietà, e la mancanza di comunicazione con i comitati di valutazione dei danni oppure mostrare pareri o obiezioni preventive ai criteri seguiti dalla Società Generale per gli Studi di Ingegneria per classificare il campo in base alla percentuale dei danni.
Abu Hashim ha parlato anche della durata [della possibilità] di obiezione, che è solo di un mese, e nonostante la presenza di migliaia di obiezioni, le speranze di fermare lo schema sono esigue, perché il collegio arbitrale specializzato nell’esame delle richieste di opposizione, è composto da un giudice nominato dal ministro della Giustizia, tre membri in rappresentanza dello Stato e un membro che rappresenta i proprietari, non gode quindi dell’indipendenza necessaria per esaminarne oggettivamente la fondatezza,  riferimento formale per legittimare giuridicamente gli atti di abuso di autorità.

Il proprietario del “permesso di alloggio” … è il più colpito
Il nuovo piano ha ignorato la realtà urbana del campo come  ” singola area immobiliare, che comprende tutti i quartieri e le strade del campo, con i loro nomi di cui sopra”, confermata dal piano emesso nel 2004, mentre il nuovo piano divide il campo in tre aree a seconda dei danni subiti a causa della guerra, il che significa riclassificare il campo come aree con diverse descrizioni immobiliari, e dividere l’unità immobiliare del campo, per impedirne la ricostruzione secondo il vecchio piano.
Secondo il piano, pubblicato dal quotidiano locale “Al- Watan “, l’area del campo “Yarmouk”, che ammonta a 220 ettari, è suddivisa in tre aree, la prima classificata con  danni elevati ha una superficie di 93 ettari, la seconda classificata con danni moderati è di 48 ettari, e la terza con danni lievi, la cui superficie è di 79 ettari.

Abu Hashem ha spiegato che la riorganizzazione delle due aree, quelle che hanno subito danni grandi e medi, significa che più del 60% delle terre del campo vengono rimosse e trasformate in palazzi residenziali, mercati commerciali e parchi pubblici, indicando che il piano considerava alloggi registrati nelle restrizioni dell’Autorità generale per i rifugiati in conformità con un “permesso di alloggio”, e che le costruzioni e le macerie non sono coperti dalle leggi sulla proprietà, perché sono su un terreno affittato dallo Stato, e quindi nessun rifugiato che ha un permesso di soggiorno ha il diritto di chiedere un alloggio alternativo.

I tipi di proprietà sono cinque, secondo quanto riportato da Ammar al-Qudsi. Il primo è l’ “atto di proprietà permanente” (“سند التمليك الدائم”،), ed è abitualmente chiamato “Tabù Verde”(”الطابو الأخضر”),  è un documento ufficiale che prova la proprietà individuale, ma la percentuale di proprietari con questo atto non supera il 6% della popolazione del campo. Gli altri tre tipi di proprietà, sono “procura notarile di non rinuncia” (“وكالة كاتب عدل غير قابلة للعزل”), “decisione del tribunale” (”، و” ) e “contratto di vendita finale”(”عقد بيع قطعي”).

Per quanto riguarda il quinto tipo di proprietà immobiliare, è quella i cui residenti possiedono un “permesso di soggiorno”, un documento che la Commissione Palestinese per i Rifugiati ha utilizzato per confermare che al profugo palestinese è stato concesso un lotto di terreno compreso tra 50 e 70 metri per la ricostruzione, a condizione che la proprietà del terreno rimanga allo Stato siriano rappresentato da “L’ Autorità generale per i rifugiati palestinesi”.
Enab Baladi ha esaminato un documento di “permesso di soggiorno”, affermando che “la terra appartiene allo Stato, rappresentato dall’Autorità generale per i rifugiati palestinesi, e la costruzione su di essa è decisione della persona interessata. Questo documento non è permanentemente idoneo per il cancelliere di giustizia, e non concede al suo proprietario il diritto di vendere o cedere senza ottenere l’approvazione dell’Autorità generale, e qualsiasi azione del genere è considerata nulla.
Al-Qudsi ha sottolineato che secondo le leggi sulla pianificazione emanate, in particolare la legge n. 10, il risarcimento sarà solo sul terreno, il che significa che una grande percentuale della popolazione del campo ne sarà colpita.

Lacune ingegneristiche
Dal punto di vista ingegneristico, Enab Baladi ha contattato la “General Union of Palestinian Engineers – Turkey Branch”, per scoprire le lacune ingegneristiche nel piano, ma non ha ricevuto risposta, e ha anche contattato gli ingegneri nella capitale, Damasco, che si sono rifiutati di commentare dovuto a problemi di sicurezza.
Tuttavia, la “General Union of Palestinian Engineers – Syria Branch” ha rilasciato una dichiarazione esplicativa sul campo, e ha ritenuto che il piano manca di professionalità, è caratterizzato dalla mancanza di chiarezza e casualità nella scelta delle aree da organizzare, e si è chiesto perché é  stata inclusa”Street 15″ , dato che è di nuova organizzazione ed è migliore di molte strade che si trovano nel quartiere di Mezzeh: Sheikh Saad o Al-Midan a Damasco.
La “General Union of Palestinian Engineers – Syria Branch” ha considerato che oltre l’80% degli edifici della zona sono abitabili, previa semplice manutenzione delle abitazioni, e che il totale danneggiato non supera il 20% degli edifici, sapendo che alcuni di essi possono essere rafforzati e si possono trovare soluzioni ingegneristiche per impedirne la demolizione e migliorarli.

L’ “Autorità generale per i rifugiati arabi palestinesi”, che ha formato un comitato speciale per studiare lo schema, ha rilasciato un comunicato , il 19 luglio, in cui riteneva che la percentuale di distruzione stabilita dalla “Società generale per gli studi di ingegneria”, che ha preparato l’organigramma di “Yarmouk” , “È una percentuale esagerata, dal momento che è stata fissata unilateralmente dalla società, senza tenere in considerazione i proprietari o i loro rappresentanti”.
Il comitato istituito dalla “Commissione” ha confermato che, secondo lo studio preparato in precedenza, nel 2018 la percentuale di distruzione non supera il 20% delle proprietà espropriate a beneficio della “Commissione”, ed è tenuta a formare un comitato congiunto con l ‘”Autorità generale per i rifugiati arabi palestinesi”, il “Dipartimento dei servizi di Yarmouk” e i rappresentanti della comunità nel campo per scoprire la vera percentuale di distruzione e presentare un rapporto su questo.
Secondo la dichiarazione del comitato, il piano organizzativo includeva proprietà espropriate a beneficio della “Commissione”, che si trovano “a entrambe le estremità di Yarmouk Street – Al Quds Street, Al Karama Street, Ata Al Zeer Street, Noah Ibrahim Street, Abdullah Al Asbah Street, Abdul Rahim Al Haj Muhammad Street e i loro viali, lungo Al Quds Street, verso la rotatoria della Palestina, compresi i viali che si diramano da essa, Saeed Al-Aas, Boulaid Street, Abu Al-Qasim Al-Shabi, Zaki Al-Arsouzi, verso il vecchio Cimitero dei Martiri e persino il Centro Culturale, e la striscia che si estende dal Centro Helwa Zeidan alla clinica Mohammed 5° affiliata all’UNRWA.
Il piano comprendeva anche proprietà private dei profughi palestinesi, comprese quelle nella “15th Street” e la costruzione del “Complesso Khalisa” del “Fronte popolare per la liberazione della Palestina – Comando generale”.
L ‘”Autorità” ha dichiarato che l’accordo era con la “Società generale per gli studi di ingegneria” per non pregiudicare queste proprietà e tenerle al di fuori dell’organizzazione.
L’ Autorità generale per i rifugiati arabi palestinesi ha chiesto di fermarsi e tornare allo schema di mantenere il campo di Yarmouk soggetto al piano organizzativo emesso nel 2004 e approvato nel 2013, o di modificare l’attuale piano secondo quanto precedentemente concordato con la Società generale per gli studi di ingegneria.
L’accordo prevedeva di “preservare l’area del vecchio campo, che è delimitata tra le strade di Yarmouk e Palestina e Al Thalatheen Street nel sud”, poiché la maggior parte degli immobili nell’area è di proprietà della “Authority”, oltre a preservare l’area occidentale di “Yarmouk Street”, ad eccezione della striscia danneggiata adiacente a “Al Thirty Street” e riattivare il ruolo del “Comitato locale del campo di Yarmouk”, consentendo alle persone di tornare direttamente alle loro case.

Il “Gruppo di lavoro per i palestinesi della Siria” ha anche pubblicato un rapporto che fa luce sui pericoli dietro al recente schema organizzativo proposto dal governatorato di Damasco per “Yarmouk”, e ha chiarito che oltre il 50% degli edifici, delle case e dei negozi nel campo saranno inclusi nella nuova organizzazione senza che vi sia alcuna compensazione. I proprietari hanno segnalato questa perdita, mentre alcuni di loro riceveranno quote regolamentari equivalenti a meno della metà dell’area delle loro proprietà.

Il direttore degli studi tecnici nel Governatorato di Damasco, Muammar Dhakak, ha detto durante una sessione del consiglio provinciale, il 6 luglio, che i residenti di Yarmouk e Qaboun non otterranno alloggi alternativi come risultato dell’organizzazione delle due aree, avranno invece quote organizzative.

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Foto: Rifugiati palestinesi in attesa di aiuti nel campo di Yarmouk – 2014 (Getty Images)

I palestinesi della Siria si uniscono per far fronte al piano
Il piano ha suscitato amarezza e rabbia tra i palestinesi di Siria con i loro vari orientamenti politici, poiché il numero di obiezioni presentate dal popolo contro il piano organizzativo nel governatorato di Damasco ha raggiunto quota 10.000 , secondo quanto detto dagli avvocati di Damasco del “Gruppo di azione per i palestinesi di Siria”.

L’ organizzazione per i diritti umani ha affermato che l’obiezione al piano è la più grande nella storia della Siria, anche rispetto a qualsiasi altro piano organizzativo, e ha considerato che il volume delle obiezioni è una chiara indicazione dell’assoluto rifiuto dei residenti del piano organizzativo nonchè del governatorato di Damasco di rispondere alle richieste del popolo e interrompere l’attuazione del piano.

Ci sono stati anche contatti e incontri dei leader delle fazioni e degli organismi palestinesi con i partiti politici del regime siriano, ed è stato presentato un memorandum al presidente del regime siriano, Bashar al-Assad, delineando le dimensioni politiche e il simbolismo del campo di “Yarmouk” e chiedendo una revisione della decisione del governatorato di Damasco, secondo quanto confermato dal Segretario generale del “Fronte di lotta popolare palestinese”, Khaled Abdel Majid, in un’intervista con l’agenzia di stampa Al-Quds .

Anche il movimento palestinese “Hamas” ha respinto il piano organizzativo e il capo del dipartimento dei media del movimento all’estero, Raafat, ha espresso il suo rifiuto verso qualsiasi tentativo di cambiare il carattere del campo di Yarmouk, cambiare la proprietà del popolo o trasferire il popolo in altri luoghi, sia sotto il titolo di un piano Tawjihi o qualsiasi altro schema, secondo il sito ufficiale di Hamas , il 21 luglio.
Una volta ha chiesto che i residenti del campo potessero tornare e ricostruire le loro proprietà e risiedere nel campo, parallelamente alla ricostruzione del campo e al ritorno di tutti i rifugiati, chiedendo che i rifugiati fossero installati nel campo e nei  luoghi e  proprietà che erano soliti occupare.

Quanto al funzionario militare e di sicurezza del “Fronte popolare – Comando generale” palestinese, Khaled Ahmed Jibril, ha ritenuto responsabile della sua perdita la gente del campo di Yarmouk, non l’organigramma emesso dal governatorato di Damasco.
” Chi ha venduto Yarmouk non è il governatorato di Damasco, ma i residenti del campo che lo hanno lasciato e sono partiti per l’Europa”, ha detto Jibril, in una registrazione pubblicata sui siti dei social media il 19 luglio.

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Foto: Un soldato siriano dirige un bulldozer mentre rimuove i detriti dalle strade del campo di Yarmouk a Damasco – 6 ottobre 2018 (AP)

Da parte sua, l’ing. Khaled Hamdan ha detto a Enab Baladi: “Crisi e mercanti corrotti cercano di trasformare le case del campo in torri per la sua vicinanza alla città di Damasco e per altri scopi”, considerando che dovrebbe esserci una decisione politica che costringa il governatorato e altri a cambiare la loro politica e il pensiero nei confronti del campo e dei suoi residenti, essendoci un ufficio alla Presidenza della Repubblica che riceve denunce dove una questione del genere sarà sicuramente arrivata.

Il regime non si tirerà indietro
Tuttavia, queste obiezioni e la possibilità che il Governatorato di Damasco inverta lo schema non corrispondono alle opinioni di coloro che seguono Enab Baladi sui social media.
Secondo un sondaggio condotto da Enab Baladi sulla sua pagina Facebook sulla possibilità di fermare lo schema, l’85% degli elettori totali, che sono più di 200, crede che il regime non fermerà il piano, mentre il resto crede che possa esistere una possibilità.

“Yarmouk” .. la capitale della Diaspora
Il campo ci Yarmouk è stato istituito nel 1959 del secolo scorso, ed era annesso all’autorità di servizi nel comune di Yalda, prima della decisione del Ministero degli Affari Municipali dell’epoca, nel 1962, che autorizzó l’organizzazione “Palestinian Arab Refugees” a formare un comitato locale per svolgere i compiti del consiglio municipale e soggetto alla supervisione dell’ente. Fornisce servizi ai rifugiati palestinesi e gestisce gli immobili appartenenti alla “Organizzazione generale per i rifugiati”.
Yarmouk è il più grande campo profughi palestinese in termini di superficie e raggiunge i 220 ettari, 8 Km a sud del centro della capitale, ed è anche il più grande in termini di popolazione, poiché era abitato da più di 230.000 profughi palestinesi, secondo le statistiche del “Gruppo di lavoro per i palestinesi di Siria”.

Il campo ha vissuto una trasformazione fondamentale nella rivoluzione siriana, quando gli aerei da guerra del regime siriano hanno bombardato la moschea “Abd al-Qadir al-Husseini”, con il pretesto che quelli che il regime chiamava “terroristi armati” vi erano entrati e l’80% dei suoi residenti sono stati spostati in luoghi diversi.
Il campo è stato testimone di battaglie tra le fazioni dell’ “Esercito Libero” e le forze del regime, in mezzo alla divisione delle fazioni palestinesi tra le due parti, prima che lo “Stato islamico” prendesse il controllo di due terzi del campo nel 2015.

Tuttavia, le forze del regime hanno preso il pieno controllo dell’area di Al-Hajar Al-Aswad e di Yarmouk, nel maggio 2018, dopo un’operazione militare durata un mese durante la quale lo “Stato islamico” è stato espulso dal campo, a seguito di un accordo di evacuazione non ufficiale in base al quale gli agenti dell’organizzazione sono stati trasferiti nel deserto di As-Suwayda.

Secondo le statistiche del “gruppo di lavoro”, circa 3.000 famiglie del campo “Yarmouk” si trovano attualmente nella città di Yalda, e 5.000 famiglie a Qudsaya, ci sono anche centinaia di famiglie che vivono nella regione di Jaramana e nel suo campo, circa 100 famiglie a Jadidat Al-Fadl, che è amministrativamente affiliata al governatorato di Quneitra, e 300 a Jadidat Artouz, così come a Sahnaya, Khirbet al-Ward e in altre aree.

Esternamente, circa 5.000 famiglie hanno cercato rifugio in Libano, oltre a centinaia di famiglie che hanno rischiato le proprie vite per viaggiare sui “barconi della morte” e raggiungere i paesi europei in cerca di salvezza e sicurezza, queste ultime sono  distribuite in più di 20 Paesi.
Attualmente ci sono tra 100 e 150 famiglie nel campo di “Yarmouk”. Alcune delle famiglie hanno vissuto l’assedio del campo e vi hanno vissuto per tutto quel periodo, che è durato dal 2013 al 2018, mentre l’altra parte sono le famiglie delle fazioni palestinesi che hanno combattuto dalla parte del regime siriano.
Le strade “Thirty”, “Loubia” e “Safad” sono tra le strade più famose del campo di Yarmouk e sono famose per i loro mercati e negozi popolari.

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