Giornalismo nella parte nordoccidentale della Siria… tra violazioni e ostacoli

Di Hebaa Shahada – Ali Darwish, pubblicato il 25/06/2020 su Enab Baladi

Traduzione di Giovanna De Luca

2-20-1024x315(Foto: Protesta contro i ripetuti attacchi a giornalisti e fotografi da parte delle forze militari nel nord ovest della Siria. 10/06/20. Enab Baladi/Yousef Gharibi)

Le mani alzate e ammanettate con catene di ferro, e gli occhi bendati abbassati verso il suolo, le telecamere cominciano a scattargli foto; è una scena che raffigura le persecuzioni dei giornalisti, picchiati e insultati per aver denunciato membri di “Hayat Tahrir al-Sham” (HTS). Il fatto si è svolto sull’autostrada internazionale che collega Damasco e Aleppo (M4) il 10 del mese corrente(giugno ndr). Nella scena risultava chiaro il comportamento della fazione el’immagine riassumeva la realtà piena di contraddizioni che i giornalisti siriani affrontano, nel tentativo di trovare un equilibrio tra la libertà di espressione e le restrizioni imposte nella Siria nord-occidentale.

 

Col primo grido di “libertà” nel 2011 si  delinearono nuove caratteristiche per la professione del giornalismo che, dopo essere stato incatenato nelle cantine del regime siriano per decenni, è diventato un atto “rivoluzionario” punibile da leggi scritte stabilite delle autorità di fatto nel corso degli ultimi nove anni, in assenza di qualcuno che garantisca i diritti dei professionisti dei media o anche di qualcuno che monitori il loro lavoro.

Bloccato tra le pallottole e l’oscurità delle celle di detenzione, il giornalismo ha meritatamente ottenuto il titolo di “professione a rischio” nella Siria nord-occidentale dove si trovano ora la maggior parte dei giornalisti e degli attivisti dei media provenienti da tutta la Siria.

 

Nel presente fascicolo, Enab Baladi esamina le ragioni alla base dell’assenza di un’associazione di professionisti dei media nel nord-ovest della Siria, come entità che garantisca i loro diritti, li protegga e monitori il loro lavoro. Si trovano in mezzo a tanti ostacoli e sfide imposti dalla sicurezza, tra il targeting del regime siriano e il risentimento delle fazioni che controllano la zona.

 

Il termine “lavoratori dei media o giornalisti”, che è ancora circondato da “ambiguità” e polemica, si riferisce agli operatori dei media all’interno della Siria che lavorano con le agenzie per segnalare eventi sul terreno attraverso rapporti scritti, foto o video, secondo la definizione degli accademici.

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(Foto: Protesta contro i ripetuti attacchi a giornalisti e fotografi da parte delle forze militari nel nord della Siria. 10/06/20. Enab Baladi/Yousef Gharibi)

NATO DAL GREMBO DELLA GUERRA…

Le autorità di fatto “strangolano” i giornalisti nel nord

Le violazioni delle forze del regime hanno avuto luogo quasi ovunque per sopprimere e mettere a tacere i dimostranti pacifici. Tali tentativi hanno dato vita a quelli che chiamiamo ora “media rivoluzionari” in tutta la Siria, e hanno esortato centinaia di attivisti a combattere la disinformazione e la sistematica menzogna adottata dai media ufficiali del regime.

 

Attivisti rivoluzionari dei media e giornalisti anti-regime hanno combattuto il meccanismo della repressione e hanno subito l’amarezza della detenzione, poiché alcuni di loro hanno perso la vita sotto tortura. Tuttavia, le violazioni contro di loro non si sono fermate nemmeno quando il regime ha perso il controllo sulle aree in cui operavano. Come ogni partito dominante, tende a creare nuovi ostacoli e trovare strumenti per sopprimerli e impedire loro di esprimere liberamente le loro opinioni contrarie.

 

Il “giornalismo cittadino” è iniziato in Siria dopo che il governo del regime ha stretto la morsa intorno alle manifestazioni pubbliche pacifiche, ha espulso i media internazionali e ha impedito agli altri di riferire ciò che stava accadendo sul campo.

 

“Giornalista Cittadino: si riferisce ai cittadini, senza una formazione specifica nel campo giornalismo, che svolgono ruoli attivi nelle loro società facendo luce su eventi o circostanze specifiche, utilizzando semplici strumenti mediatici.” 

Nel suo discorso con Enab Baladi, lo scrittore ed ex presidente del Sindacato dei Giornalisti Siriani (SSJ), Riyad Muasas, ha detto che il giornalismo cittadino è il risultato soprattutto di due fattori; vale a dire “la necessità giornalistica di testimoniare e il progresso tecnologico” in mezzo all’assenza di fonti di informazione per le redazioni globali, in particolare nelle aree di conflitto. Queste condizioni hanno esortato i residenti in queste aree, residenti che, beneficiandosi del progresso tecnologico e della rivoluzione portata dagli smartphones ha dato modo di cominciare a  registrare eventi e caricarli su Internet.

 

La maggior parte dei giornalisti cittadini non poteva permettersi il lusso di studiare giornalismo; tuttavia, lo ha vissuto nei dettagli e lo ha vissuto nel momento in cui ha scelto di trasmettere manifestazioni di “libertà” e violazioni in Siria. Tuttavia, questi “rivelatori di verità” non hanno avuto la fortuna di poter godere di una certa libertà, mentre si spostavano tra la morsa del regime e dalla sua censura e i capricci delle fazioni al potere e dei loro membri.

 

Quando il regime siriano ha ripreso il controllo delle aree precedentemente in mano all’ opposizione, nelle campagne di Damasco, nella Ghouta, ad Homs e Hama, le persone sono state costrette a spostarsi verso nord ovest dove circa 300 operatori dei media, secondo il direttore del “Centro siriano per le libertà giornalistiche” (SCJF) e della “Syrian Journalists Association” (SJA) , Ibrahim Hussein.

Una punizione attende coloro che disobbediscono … ecco cosa è successo a chi si trova nella morsa di “Hayat Tahrir al-Sham” (HTS)

Dopo aver assunto il controllo della regione, HTS ha preso parte anche a violazioni dei lavoratori dei media e dei giornalisti secondo la documentazione del Centro siriano per le libertà giornalistiche (SCJF) della Syrian Journalists Association (SJA).

 

Dal 2011 fino allo scorso maggio, ci sono stati non meno di 575 casi di violazioni contro i lavoratori dei media e giornalisti nei governatorati di Aleppo e Idlib, dove il ramo militare “HTS” ha il ruolo più importante dal 2019, secondo le dichiarazioni del direttore (SCJF) a Enab Baladi. Il regista ha aggiunto “non è passato nemmeno un mese senza che si siano verificate nuove violazioni da parte di HTS”.

 

Il giornalista-attivista, Omar (un nome inventato), non pensava che criticare il cosiddetto “governo della salvezza” (SG),  affiliato a “HTS”, attraverso le pagine dei social media, gli avrebbe causato problemi e lo avrebbe portato alla famosa “punizione” della prigione, gestita da “HTS”

 

Omar preferisce rimanere anonimo, anche se il suo lavoro si basa sul rivelare la verità. In realtà non vuole vivere la stessa esperienza di nuovo, perché è stato sottoposto a una grande quantità di insulti quando è volontariamente andato a uno dei posti di blocco “HTS” per chiedere perché lo stavano cercando.

 

Ebbero luogo diverse sedute di interrogatorio, durante le quali coloro che lo interrogavano gli facevano il lavaggio del cervello convincendolo della gravità della sua colpa. Lo accusarono anche di più crimini che andavano oltre la critica del “Governo della Salvezza” , incluso “islamofobia”. Durante l’interrogatorio Omar fu picchiato, minacciato e quasi accusato di “apostasia”.

Omar ha trascorso lunghe giornate in una cella di confinamento solitaria che era lunga due metri e larga un metro, con un’altezza inferiore a due metri e una porta per passare attraverso un’altra stanza cubica che portava a un bagno con un wc.

 

Dopo sette sessioni di interrogatorio durante le quali non sono mancate accuse e domande relative alla “morale ed i costumi” di alcuni attivisti donne e uomini, Omar fu rilasciato dopo aver scontato la sua condanna a 25 giorni.

 

Parlando con Enab Baladi, il direttore delle pubbliche relazioni nel “governo della salvezza” , Mulhim al-Ahmad, ha negato che i giornalisti subiscano “qualsiasi tipo di molestia” e ha sottolineato “le agevolazioni al loro lavoro” e il “comfort” di cui le agenzie di stampa godono mentre operano all’interno di aree di controllo del “Governo della Salvezza” rispetto ad altre regioni.

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(Foto: La macchina fotografica insaguinata del reporter Melhem Barakat, che perse la vita af Aleppo nel dicembre 2013-AFP)

Criticare i leader “HTS” è punibile con 83 giorni di reclusione

In un’altra cella di isolamento, il giornalista Faiz al-Daghaim era stato arrestato da membri di “Ahrar al-Sham” nel marzo 2016, dove ha trascorso 83 giorni con l’accusa di “aver criticato i leader locali attraverso i social media”.

 

Faiz ha detto a Enab Baladi, che la sua detenzione era stata in un primo momento una forma di sparizione forzata, prima che alcuni membri della fazione contattassero la sua famiglia per raccontare loro la sua posizione

 

Gli effetti di pestaggi e interrogatori non durarono a lungo rispetto alle accuse che gli fecero perdere il lavoro, soprattutto dopo che le accuse passarono dall’aver criticato un leader al tentativo di assassinarlo con ordigni esplosivi . Questo caso è stato portato davanti alla corte della fazione e si è giunti alla liberazione di Faiz.

Le fazioni che governano nella campagna di Aleppo “torturano chi li critica”

Le aree nella campagna settentrionale di Aleppo non sono più sicure neanche per gli attivisti. Dopo un tour fotografico per le strade di Afrin, il giornalista Bilal Seriol è stato sottoposto a “brutale tortura” da un gruppo affiliato alla “Sultan Murad Division” per tre giorni di fila. Giorni dopo, le foto del suo corpo battuto sono diventate virali sui social media.

 

Bilal ha detto a Enab Baladi che le minacce a lui e alla sua famiglia non si sono fermate nemmeno dopo un anno e sette mesi dall’arresto avvenuto l’8 novembre dello scorso anno.

 

In seguito all’incidente, gli attivisti siriani hanno lanciato due hashtag “#withBilal” e “#journalismisnotacrime” per esprimere la loro rabbia per l’incidente e solidarizzarsi con lui.

 

Da parte sua, Enab Baladi aveva contattato il “Syrian National Army” (SNA), che comprende la “Sultan Murad Division” per chiedergli quali erano le ragioni della continua repressione dei professionisti dei media e l’uso di approcci violenti per trattare con i lavoratori dei media e giornalisti. Nessuno ha risposto a queste domande.

 

Enab Baladi ha condotto un sondaggio d’opinione attraverso la sua pagina Facebook, la domanda era : “cosa regola il lavoro giornalistico nella Siria nordoccidentale? 418 persone hanno preso parte al sondaggio, 280 di loro, il 67% di tutti i partecipanti hanno detto che, di fatto, le autorità regolano questo lavoro. Mentre il 33% dei votanti pensa che “etica giornalistica e morale” sono ciò che effettivamente regola questa professione.

 

Un utente di nome Hussein al-Rajab ha pensato che entrambe le opzioni sono false e ha detto “ nessuno rispetta l’etica giornalistica e gli standard, la maggior parte dei lavoratori dei media ora hanno scopi maligni o sediziosi o cercano la fama.”

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Arresti e minacce… nessuna parte protegge i diritti dei lavoratori dei media

La mancanza di sicurezza e di libertà è stata in cima alla lista dei problemi che i lavoratori dei media devono affrontare nella Siria nordoccidentale, a causa della loro importanza in termini di restrizioni e minacce. Tuttavia, i problemi dei giornalisti e dei lavoratori dei media non sono solo questi.

 

Il giornalista Muhammad al-Ali ritiene che i problemi più frequenti che devono affrontare coloro che si dedicano al giornalismo a Idlib possono essere collegati all’assenza di un’entità regolatrice che stabilisca e applichi “regolamenti reali” tra professionisti dei media, giornalisti, attivisti, fotografi e designer, per fermare le violazioni delle autorità de facto.

 

Egli ha sottolineato che prima della rivoluzione siriana, i giornalisti non erano nemmeno un’entità che potesse essere riconosciuta, come altri settori. Ha spiegato che il lavoro giornalistico era appannaggio del Ministero dell’Informazione; quindi erano lontani dall’essere chiamati “media”.

 

Da parte sua, il giornalista Ibrahim al-Shamali pensa che, una volta che i giornalisti professionisti sono fuggiti dal paese, chi deve affrontare un onere importante sono i giornalisti cittadini o i giornalisti che lavorano nel campo senza conoscenze accademiche. Ha anche detto a Enab Baladi che avere un’unione che stabilisca regole per il lavoro giornalistico e una normativa, è una “priorità” nella Siria nordoccidentale.

La maggior parte dei compiti delle forze di controllo in queste regioni si basava sulla riemissione di documenti e autorizzazioni per consentire ai professionisti dei media di condurre il proprio lavoro nella Siria nordoccidentale. Sebbene tali procedure varino da una regione all’altra, non hanno protetto i giornalisti dalle violazioni contro di loro quando vengono picchiati o insultati dalle varie fazioni.

 

Khaled al-Idlibi, corrispondente presso TV l-Arabi, ha commentato dicendo che queste fazioni, molto spesso, attribuiscono la colpa a “azioni individuali” e pretendono scuse da parte dei media dopo di che, in assenza di qualsiasi entità per difendere i diritti dei giornalisti, chiedono il risarcimento dei danni.

 

Tenendo conto delle circostanze attuali, Khaled pensa che le fazioni possano emettere una circolare che istruisce i loro membri a smettere di molestare i lavoratori dei media.

 

Nel suo discorso con Enab Baladi, il direttore delle pubbliche relazioni nel ”Governo della Salvezza” Mulhim al-Ahmed, ha detto che il ruolo del “Governo della Salvezza” è quello di “mettere in ordine” il lavoro giornalistico e gli standard adeguati per regolarlo. Ha anche sottolineato che il “Governo della Salvezza” ha lavorato con una serie di “professionisti dei media rivoluzionari noti per la loro professionalità e competenza” per creare regolamenti che “non si discostano dagli obiettivi e dai valori della rivoluzione”.

 

Naji Mustafa, l’ufficiale pubblico dell’informazione presso il “Fronte Nazionale per la Liberazione” (NFL), che comprende un certo numero di fazioni, ha sottolineato che le fazioni nella campagna settentrionale di Aleppo “cooperano” con i lavoratori dei media per “facilitare” il loro lavoro. Ha aggiunto che la (NFL) sta lavorando per trovare un meccanismo congiunto per concordare “un codice d’onore” che faciliterebbe la cooperazione tra le agenzie di stampa e le fazioni all’interno di queste entità.

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(Foto: un giornalista AFP, Omar Haj Kaddour, era tra coloro che sono stati assaltati da membri di HTS il 10 giugno a Binnish)

 

Raduni sparsi

Dov’è il sindacato dei giornalisti?

A Nordovest sono stati creati diversi sindacati e federazioni; tuttavia, la maggior parte di loro non è durata a lungo e non ha avuto alcun impatto sul campo, sulla base delle opinioni di molti lavoratori dei media intervistati da Enab Baladi.

 

Ci sono stati molti tentativi di formare sindacati e federazioni negli ultimi anni; tuttavia, hanno fallito. Il giornalista Muhammad al-Ali ha attribuito il fallimento alla loro mancanza di “una visione strategica e l’assenza di un sostegno reale a queste iniziative”. Ha anche parlato della necessità di avere una sede centrale, una logistica, risorse umane, personale per fornire formazione e un fondo di solidarietà che fornisca assistenza finanziaria ai giornalisti e copra le loro esigenze.

 

Il giornalista Khaled al-Idlibi pensa che i “professionisti dei media ” possano stabilire un’unione che possa includerli tutti, necessaria specialmente dato il clima di divisione tra di loro. Ha spiegato che “ogni lavoratore dei media si considera un capo e si rifiuta di essere diretto dagli altri, o addirittura di aderire alle loro decisioni”.

 

Khaled ha aggiunto che gli attuali blocchi dei media non sono altro che riunioni di poche persone su basi diverse regionali o di parte. Di conseguenza,  domina l’assenza di centralizzazione nel lavoro giornalistico.

 

Nel suo discorso con Enab Baladi, il giornalista Khaled al-Naimi ha detto che i diversi orientamenti delle fazioni, delle istituzioni civili e militari nel nord della Siria sono un ostacolo. Egli ha aggiunto che l’assenza di coordinamento tra le istituzioni ostacola la formazione di un’entità unica

 

Da parte sua, Baraa Razouq ha detto che avere diversi “governi” con varie visioni era la ragione per la quale non si riusciva a stabilire un’unione.

 

Mentre, il direttore delle pubbliche relazioni per il “Governo della Salvezza”, Mulhim al-Ahmed, ha detto che la formazione di un sindacato o di un’associazione per i lavoratori dei media è nelle “loro mani”.

 

Nel frattempo, Enab Baladi aveva cercato di contattare il “governo provvisorio siriano” (SIG) per chiedere il suo ruolo nella formazione di un sindacato per giornalisti e il modo in cui affrontano la questione del giornalismo, ma non è riuscito a ottenere risposte.

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(Foto:Edifici distrutti da bombardamenti, Aleppo 2013. AP)

I più importanti raduni mediatici nel nordovest della Siria

Unione dei media siriani (USM)

L’unione è stata fondata nel 2018 nella campagna settentrionale di Aleppo, si definisce come “un’istituzione indipendente che riunisce i professionisti dei media siriani sotto un codice che è stato concordato. Il sindacato mira a rafforzare gli sforzi dei lavoratori dei media, a sviluppare le loro competenze e a proteggere i loro diritti.”

 

L’attivista dei media, Ali Abu al-Joud, ha detto a Enab Baladi, che la formazione dei sindacati non è sufficiente per proteggere i giornalisti e preservare i loro diritti, a causa delle loro limitate capacità che possono coprire solo le esigenze e i diritti di coloro che sono affiliati.

Associazione dei giornalisti siriani (SJA)

“SJA” è un’organizzazione indipendente che non è affiliata ad alcun governo o partito politico, rappresenta tutti i suoi membri all’interno o all’esterno della Siria, e “si sforza di essere un ombrello indipendente che raccoglie tutti i giornalisti siriani senza discriminazioni”, come il suo direttore, il giornalista Mussab Saud, ha messo in chiaro durante il suo discorso a Enab Baladi.

 

“SJA” comprende circa 500 operatori dei media che operano all’interno della Siria e in tutto il mondo e offre corsi di formazione accademica e specializzata. L’organizzazione si sforza anche di stabilire legami con le organizzazioni di stampa arabe e internazionali e altre organizzazioni interessate a sostenere i giornalisti, trasmettendo la realtà degli eventi all’interno della Siria, fornendo supporto logistico ad attivisti e giornalisti siriani “nel caso in cui questo tipo di sostegno fosse disponibile”.

 

L’organizzazione comprende anche giornalisti che operano nelle aree di controllo del regime nella Siria nordoccidentale. Lavora alla creazione di una filiale nella città di Azaz, sottoponendo gli affiliati a determinate condizioni.

 

L’associazione non riusciva a trovare “un modo” che permettesse ai suoi membri o attivisti non affiliati di operare in sicurezza in Siria a causa della realtà sul campo. Questo in realtà ne ha ostacolato il ruolo nella difesa di attivisti e giornalisti, come ammesso da Saud. Ha inoltre sottolineato il ruolo dell’”Unione dei media siriani” (USM) nella campagna settentrionale di Aleppo, nel monitorare i casi dei professionisti dei media.

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Traduzione delle informazioni ⬆️

Quale sarebbe il ruolo di un’unione di giornalisti nel nord-ovest della Siria?

I professionisti dei media nel nordovest della Siria, sono stati eccellenti nel diffondere notizie fuori dalla Siria ma non hanno investito molto nell’organizzazione amministrativa e  l’assenza di gestione ed unione che potrebbe riunirli tutti, ha portato alla perdita dei diritti dei lavoratori del campo.

Enab Baladi ha intervistato 16 giornalisti e lavoratori dei media nel nord-ovest della Siria ed ha riassunto alcuni dei diritti che reclamano:

Proteggere i giornalisti e i lavoratori dei media

Far fronte alle violazioni armate delle fazioni, chiedere il rilascio dei giornalisti detenuti e, se si desse il caso, difenderli davanti a un giudice

Assicurare i loro diritti finanziari

Regolare le relazioni tra i lavoratori dei media e le loro istituzioni per assicurare i diritti del loro materiale nel caso di un licenziamento erroneo o di ferite riportate durante il lavoro

Provvedere a corsi di formazione

Dare ai nuovi giornalisti una formazione che gli permetta lavorare in situazioni di guerra e conflitti armati

Regolare il contenuto dei media

Stabilire regolamenti volti a controllare la correttezza delle informazioni, al fine di evitare il diffondersi di fake news

Strumenti di lavoro sicuri

Lavorare nell’ambito di contesti internazionali avendo alle spalle una logistica appropiata, cosi come una retribuzione ed una formazione adatte.

Assicurare la libertà di informazione

Far si che abbiano tutti i tipi di privilegi ed autorizzazioni per poter avvicinarsi alle autorità del posto

Assicurare la libertà di movimento

Fare in modo che i lavoratori dei media possano frequentare corsi di formazione e conferenze che hanno luogo fuori dalla loro zona di appartenenza. Ciò vuol dire frontiere aperte per quanto riguarda i paesi vicini

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