Indignazione mentre l’Iran costringe gli Ahwazi al cordoglio per Soleimani

ahwaz e rahim

Scritto da Rahim Hamid e Aaron Eitan Meyer, Tradotto da Mary Rizzo

In seguito all’attacco aereo degli Stati Uniti che ha eliminato l’odiato Comandante generale Qassem Soleimani del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche (IRGC) ‘Quds Force’, il regime iraniano ha eretto cartelloni che glorificano Soleimani in coincidenza dei tre giorni di lutto per il criminale infame. Nella regione sud-occidentale dell’Iran, Ahwaz, la cui popolazione araba è stata terrorizzata, perseguitata e uccisa per decenni dagli sgherri di Soleimani per aver richiesto libertà e diritti umani, la gente del posto ha espresso la propria opinione sulla glorificazione dello sterminatore di massa – odiato in tutto il paese e la regione – dando fuoco ai cartelloni, lasciandoli in fiamme e filmando le loro gesta (video visibile nel link “originale” in fondo).

Questo succede mentre Ahwaz è testimone di una nuova campagna arbitraria di restrizioni imposte dai servizi di sicurezza iraniani, che hanno specificamente minacciato gli ahwazi con arresti di massa se non partecipano collettivamente alle sue cerimonie funebri che si terranno domani [ndt, il 6 gennaio] nella capitale Ahwaz. Da venerdì, Ahwaz assiste ad ampie campagne di pressione imposte dai servizi di sicurezza iraniani contro attivisti e opinionisti ahwazi noti per la loro integrità e passione per la giusta causa della libertà del loro popolo.

La campagna è rivolta ad attivisti, combattenti per la libertà, ricercatori e editorialisti, che stanno affrontando un’immensa pressione da parte delle forze di sicurezza per aver resistito al terrorismo iraniano e alle politiche criminali all’interno di Ahwaz, sia che si trovino nella regione e/o in esilio. I servizi di sicurezza iraniani stanno esercitando questa pressione direttamente sugli attivisti ahwazi e sulle loro famiglie, dando a queste l’ordine di presentarsi alle stazioni di polizia per poi costringerle a partecipare alle manifestazioni pubbliche in concomitanza del funerale di Soleimani.

Secondo nostre fonti attendibili, i servizi di sicurezza hanno minacciato gli attivisti ahwazi con conseguenze gravi se avessero saltato il funerale, e hanno anche minacciato anche d porre fine al loro lavoro e di privarli di qualsiasi capacità di provvedere alle loro famiglie se non seguono gli ordini dati loro dalle forze di sicurezza. Visto la difficoltà di esprimere dissenso nella nostra terra, gli ahwazi invitano gli Stati Uniti, le nazioni del mondo e le organizzazioni per i diritti umani a porre fine a questa pressione costante, insieme alla preesistente ingiustizia sistemica e al terrorismo perpetrato contro tutti gli ahwazi, compresi attivisti e figure della società civile. Le forze di sicurezza iraniane regolarmente costringono gli attivisti a dare accesso ai loro account sui social media per potere monitorare le loro attività. Anche qui, si tratta di un atto vile e moralmente riprovevole che viene commesso in modo palese contro il popolo di Ahwaz, che deve essere completamente respinto come una grave violazione dei diritti umani.

Al popolo di Ahwaz deve anche essere permesso di esprimersi contro coloro che sono emersi dopo la morte di Soleimani per condannare gli Stati Uniti in modo manicheo, o peggio ancora, per lodare l’assassino come un “ufficiale per gli esteri” o “amato” leader militare. Come ha sottolineato un ahwazi: “Quanti di questi cosiddetti attivisti sono scesi in strada per opporsi al terrorismo iraniano, alla violenza, alle uccisioni di massa e alle impiccagioni!? Quanti di voi sono scesi in piazza per chiedere a gran voce che gli ayatollah pongano fine alla violenza e all’uccisione dei morti innocenti tra i curdi, ahwazi, baluchi e altri? Quanti di voi sono scesi in piazza per chiedere agli ayatollah di porre fine alla violenza di genere e di etnia/razziale? Buttate via i vostri striscioni e andate a leggere un libro o due sulla morte e la distruzione per ordine degli ayatollah!!!”

Altri hanno chiesto ‘Cosa sta succedendo al nostro paese? Come può qualcuno in questo nostro grande paese sostenere e simpatizzare con gli ayatollah di Teheran? Soleimani è responsabile della morte e della distruzione in Siria, Yemen, Iraq e Iran! Questi simpatizzanti del regime sono una minaccia per tutti noi che siamo fuggiti a causa della violenza degli ayatollah, del razzismo e del sessismo!’ Forse parte della divisione sta nel fatto che i cittadini dei paesi liberi possono sedersi con calma e chiedersi in che modo questo li influenzerà, se effettivamente ne sanno qualcosa o meno. Per la gente di Ahwaz, come per le innumerevoli altre popolazioni in tutto il Medioriente che hanno sofferto direttamente sotto lo stivale di Soleimani, c’è un calcolo più semplice in atto.

E’ incredibilmente scomparso l’uomo che ha ordinato, brutalmente e allegramente, la tortura, l’incarcerazione e la mutilazione dei nostri amati parenti, amici e colleghi, senza avere avuto alcuna esitazione o giudizio morale inibitorio. Il regime per il quale si è compiuto questi atti è ancora in piedi, ma è sull’orlo ancora di più di quanto non lo fosse un mese fa, quando lui e i suoi servitori hanno aperto il fuoco sui dimostranti pacifici in tutto l’Iran.”

“Minacciare le persone con l’arresto per costringerle a partecipare al funerale di uno dei loro oppressori più odiati espone il cuore marcio del regime iraniano e le sue ridicole affermazioni secondo cui il pubblico iraniano è sopraffatto da una “spontanea dimostrazione di dolore” per Soleimani, un killer di massa e la mente del terrore usata dai leader di Teheran per schiacciare senza pietà il dissenso in patria e all’estero”, ha detto Ruth Riegler, scrittrice ed editore scozzese. “Questa è una grottesca parodia del lutto come la grottesca parodia della ‘democrazia’ del regime iraniano, di fatto uno spettacolo a colpi di pistola fabbricato per i media.” E così la gente di Ahwaz è stata costretta a rendersi conto che il mondo è lento ad agire, e che molti saranno costretti a partecipare alle cerimonie funebri del loro oppressore, in modo che il regime possa ancora una volta produrre video e ‘prove’ fotografiche che questo omicida delinquente viene ‘compianto’ in tutto il paese.

Quindi, il mondo deve comprendere la pressione che si sta esercitando per costringere le persone a comparire nelle strade, e non essere stupidamente fuorviato nel pensare che questo è qualsiasi altra cosa che il risultato di un regime brutale e autoritario, disperato di nascondere la verità. Per dirla come ha detto giustamente la signora Riegler, il mondo deve vedere questa grottesca parodia esattamente per quello che è, e usare la coscienza di ciò come mezzo per respingere la parodia rappresentata dal regime stesso.

Rahim Hamid è un autore di Ahwaz, giornalista freelance e difensore dei diritti umani. Puoi seguirlo sul suo account Twitter: https://twitter.com/samireza42

Aaron Eitan Meyer è un avvocato ammesso alla pratica nello Stato di New York e davanti alla Corte Suprema degli Stato Uniti, e un ricercatore e analista. Ha scritto molto sui diritti umani e sul diritto umanitario e internazionale. Puoi seguirlo sul suo account Twitter: https://twitter.com/aaronemeyer

ORIGINALE, cliccare sul link per il video: https://www.dusc.org/en/article/5151?fbclid=IwAR3LfjTaciJdHzDbbh7JPG0Jw5d81HMp6gNY14uZf7QIydIsZQp-AZQPKXQ

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Le bare contenenti i corpi del generale Qassem Suleimani e di altri cinque iraniani uccisi nel bombardamento nella notte tra il 2 e il 3 gennaio sono trasportate da un camion durante il funerale ad Ahvaz, nel sud-ovest dell’Iran, il 5 gennaio 2020
(Alireza Mohammadi/ISNA via AP)

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