Il cugino di Bashar al Assad accusa il regime, “siete degli assassini, criminali e delinquenti che distruggete il vostro paese”

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Douraid, Rifat and Firas
Firas, Rifaat e Duraid al Assad, foto pubblicato sulla pagina Facebook di Duraid

Introduzione e traduzione dall’arabo da Na Assouad

Rifaat Al Assad, fratello del defunto presidente del regime, Hafez Al Assad, aveva lasciato la Siria nel 1984, sullo sfondo di un fallito tentativo di colpo di stato contro suo fratello. A lui fu attribuito il massacro di Hama nel 1982, quando era comandante delle “Brigate della difesa”.

Di Firas al-Assad figlio di Rifaat non si conosce l’attuale residenza, sebbene abbia vissuto a Ginevra, in Svizzera, dopo aver lasciato la Siria a 13 anni.

Firas tende a opporsi al regime di suo cugino, Bashar, e sostenendo sia un regime ingiusto e tirannico. Firas è in grande disaccordo con tutti i membri della sua famiglia.

A differenza di suo fratello maggiore, Duraid, artista residente a Latakia, che ama la “lotta da leader di suo padre”, la “raffinatezza di suo zio defunto” e la “pazienza di suo cugino Bashar davanti le calamità”.

Firas ha iniziato a scrivere le sue memorie sulle questioni che ha vissuto a Damasco e in Svizzera e nel palazzo di suo padre a Parigi, in Francia, riflettendo nelle sue memorie la sua relazione travagliata con suo padre Rifaat e spiegando le sue obiezioni alle azioni della famiglia al potere.

A Duraid, figlio di Rifaat Al Assad

Non ho colpa se tuo zio ha sconfitto tuo padre, e non è colpa mia se tuo cugino è diventato il presidente della Siria lasciandoti una pagina su Facebook come premio di consolazione.

Non è neanche sicuro che saresti divenuto l’erede al trono come speravi, se tuo padre avesse sconfitto tuo zio, perché sai tutt’oggi che tuo fratello minore è sempre stato tutto per tuo padre, e non c’è dubbio che la famiglia Al Khayer- e tu sai a chi mi riferisco- avrebbe usato tutto il suo potere per farti fuori e metterti da parte lontano da tuo fratello, il potere di questa famiglia sarebbe stato senza ombra di dubbio molto più grande di quello attribuito dai siriani a Mohammed Makhalouf e i suoi figli a causa della differenza di relazione tra il clan dei Al Khayer* e Rifaat Al Assad da un lato e Hafez Al Assad e i Makhlouf** dall’altro. Tutto l’entourage di tuo padre sa cosa ci spetta dalla famiglia Al Khayer e conosce la loro influenza assoluta su di lui.

Non è colpa mia, o figlio del comandante delle Brigate della Difesa Siriana, sei non sei a capo dei cavalieri e se non sei un grande generale.

Non è colpa mia se la buon’anima di Bassil ti ha impedito di continuare a competere nelle gare di equitazione e ti disse: “Non possono esserci due campioni nella famiglia Al Assad”.

Non è certo colpa mia se il tuo sogno di governare la Siria è stato distrutto davanti i tuoi occhi.

Non ho nessuna colpa se tuo padre non ha sconfitto tuo zio a Kafr Sousse, come desideravi, quando ebbe l’opportunità, essendo circondato dai carri armati delle Brigate della Difesa mentre tuo zio si trovavo solo con qualche accompagnatore tra cui Bassil, quel giorno dissi anche che la presenza di Bassil con il padre era un’occasione irripetibile.

Non ho colpa se accusi tuo padre di essere un codardo e di essere esitante, lo ritieni responsabile della caduta dei tuoi sogni nelle pozzanghere delle delusioni.

Non è colpa mia se il loro Makhlouf si è vantato sul tuo e lo ha messo ad un livello che non avresti desiderato.

Non è mia colpa se vivi in vittorie presenti solo nella tua mente.

Non sono colpevole se tuo cugino ha rifiutato le condizioni dettate da tuo padre (le stesse del suo compagno Al Khayer) e tornare in Siria.

Non è colpa mia se solo qui in Europa ho scoperto – sotto le ali di tuo padre – che tutto ciò che ho imparato sulla patria e sul patriottismo erano nient’altro che bugie. Ipocrisia!
Non è colpa mia se sono rimasto sbalordito dalle richieste di tuo padre a Julian Emery e Francois Dougrossouvre.

Non è colpa mia se ho scoperto in Europa la grande menzogna in cui vive ogni cittadino siriano.

Non è colpa mia se lotti contro di me da ventun anni perché mi rifiuto di visitare tuo padre e di parlargli al telefono.

Non è colpa mia se sei un amante del potere, della leadership e del governo mentre io sono un amante della pace, dell’amore e dell’uguaglianza.

Non è colpa mia se il popolo siriano è insorto contro di voi perché l’avete portato alla disperazione e alla rivolta.

Non è colpa mia se mi rifiuto di uccidere e torturare persone innocenti e violentare donne in prigione. Non è colpa mia se il crimine, la crudeltà e la malvagità non fanno parte di me.

Non è colpa mia se il mio cuore si spezza per ogni bambino siriano che perde la vita durante ogni bombardamento criminale di un usurpatore spregevole o di uno sporco invasore.

Non è colpa mia se il mio cuore si spezza per le decine di migliaia di poveri giovani martiri siriani che si sono trovati a combattere nei ranghi dell’esercito siriano per proteggere il vostro regime, che avrebbe potuto evitare tutto ciò con un pizzico di umiltà nei confronti del suo popolo. Mi chiedo se tuo zio Ha fez avrebbe mai accettato che l’ultima parola sulla Siria, come nazione, popolo e geografia fosse stata quella di Lavrov e Suleimani? Giuro su Dio, che avrebbe appeso alla forca Atef Najib e Rami il ladro nelle piazze di Daraa e Damasco nel tentativo di compiacere il popolo siriano ed evitare il crollo del paese.

Perché i figli di Al-Qirdaha dovrebbero morire e la gioventù della famiglia di Assad dovrebbero riempire le strade con le loro Mercedes e i caffè con le loro narghilè e Facebook con le loro bravate…?

Perché i ragazzi di Muzayraa, Jableh, Masyaf, Tartous e Homs devono morire mentre il figlio di Rami Makhlouf sfoggia le sue auto e i suoi aerei a Dubai?

Perché tu e i tuoi fratelli non state combattendo?

Anche le tue sorelle che vivono in Europa vanno e vengono a Damasco. Ok, fratello! Fate una visita turistica di due giorni ad uno dei tanti fronti!!

Dio lo sa, non desidero che qualcuno di voi venga ferito, ma cosa avete da dire riguarda il sangue di centinaia di migliaia?!!! Non sono umani come voi? O forse i vostri figli valgono più di quelli dei poveri?

Chi chiede alla gente di combattere, deve combattere anche lui!! O figlio del comandante!!

Solo chi ha figli che combattono in prima linea può chiedere ai figli degli altri di morire.
Veramente non capisco una cosa, Il nostro Signore vi ha forse creato per la leadership e ha creato il povero alawita per morire in sacrificio della vostra leadership?

Figlio del Dottore, non è colpa mia se siete degli assassini, criminali e delinquenti che distruggete il vostro paese, schiacciate il vostro popolo, uccidete centinaia di migliaia di persone e sottoponete il vostro paese all’occupazione straniera per conservare il trono.

Non è colpa mia se non voglio portare il peso di questo peccato davanti a Dio e sulla mia coscienza.

Non è colpa mia se non voglio che i miei figli sopportino il peso di tutti questi omicidi e crimini e di tutto questo disprezzo per la vita di milioni di persone.

Non è colpa mia se ho temuti il giorno in cui i miei figli mi avrebbero chiesto la mia posizione riguardo tutto ciò.

Non è colpa mia se voglio proteggere i miei figli da quel momento che arriverà quando una volta cresciuti leggeranno e verranno a conoscenza di ciò che il nonno ha fatto durante la sua vita.

Io ho insegnato loro a rispettare anche i diritti degli animali.

Non è colpa mia se ho voluto rompere con tutta questa storia in modo che i miei figli mi rispettino, ho voluto essere l’anello che rompe la catena della criminalità e si separa per legarsi ad una nuova catena piena di amore e umanità.

Non è colpa mia se in molti vi credono e se voi continuerete a mentire per sempre.

Non è colpa mia se tanta nostra gente non comprende il significato della patria, e sono convinti che chi deruba il loro paese in lungo e in largo e poi gli offre una casa o una macchina o uno stipendio per comprarsi la loro fedeltà merita riconoscenza.

Non è colpa mia se la mia coscienza mi costringe a scrivere la verità per illuminare una candela nell’oscurità che imponete alle menti da cinquant’anni ormai.

Non è colpa mia se il mio cuore è stato spezzato per Fadi al-Qawzi, il mio povero autista, che è stato ucciso dalla tua fottuta guerra.

Non è colpa mia se mi rifiuto di appartenere a una famiglia con mille e un volto, a una famiglia che non riconosce il bene dal male, a una famiglia che non conosce né Dio né coscienza, e che neanche Dio e la coscienza riconoscono.

Non è colpa mia se state impilando scatole d’oro, diamanti e antichità nei sotto rifugi di Avenue Foch, mentre i poveri muoiono sui fronti per difendervi, urlando i vostri nome.

Non è colpa mia se non potrei essere orgoglioso di voi perché conosco la verità.
Non è colpa mia se mi sono rifiutato di essere un misero collaboratore di gente straniera.

Non è colpa mia se ho urlato a quel colonnello saudita e gli ho detto di portare da solo il suo sacco pieno di soldi in macchina.

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Rifaat e Firas Assad con François Dougrossover, allora consigliere del Presidente della Francia, François Mitterand

Non è colpa mia se tuo padre mi ha voluto umiliato di fronte agli altri per soldi.

Non è colpa mia se mi rifiuto di occuparmi della mia parte di eredità finanziaria di tuo padre mentre ci sei tu a farlo con denti, zampe e zanne, e ti affretti per rispondermi ogni volta che mi tuffo nei miei ricordi, per compiacere tuo padre della tua buona prestazione.

Non è colpa mia se ho un fratello che non ha mai pensato di dedurre il prezzo di un bicchiere di succo di frutta dal conto di suo fratello per anni quando mangiava nei suoi ristoranti.

Non è colpa mia se il tuo Dio è il denaro, O Duraid, ma non è il mio.

Non è colpa mia se vedi negli Alawiti solo mandrie di mucche da mungere e asini da cavalcare.

Non è colpa mia se tuo padre ha respinto le mie ripetute richieste – attraverso i tuoi fratelli – di rompere con il passato, confessare i peccati e mettere tutte le sue risorse materiali al servizio dei poveri, dei figli dei martiri e dei bisognosi siriani all’interno del paese e all’estero.

Non è colpa mia se i vostri soldi sono più preziosi del sangue di milioni.

Dillo a tuo padre, questo è ciò che gli dico ..Uffa! Uffa! Uffa!

Digli che il Corano, in cui non ha mai creduto, non lo intendeva lui personalmente in quel versetto: il verso parlava dei genitori, dei figli di Adamo.

Digli che la vecchia paura è scomparsa dal cuore.

Digli che non avrebbe dovuto esitare a buttarmi nel lago di Ginevra il giorno in cui i valorosi cavalieri della guerriglia mi portarono da lì, non avrebbe dovuto sopportare adesso me e quello che scrivo.

Digli che la mia volontà oggi è invincibile, mia madre ha superato gli ottanta e la malattia non le ha lasciato spazio per altre preoccupazioni.

Avverti Il tuo regime a Damasco che rivedrò mia madre anche se mi vieta di renderle visita, se non sarà a Damasco la rivedrò alle porte del cielo.

Di loro che le scarpe di mia mamma valgono tutte le loro teste insieme …

E infine, Duraid, figlio di Abu Duraid.

Non dire mai più che sei mio fratello, non siamo mai stati fratelli e tuo padre non è mai stato mio padre.

Cerca nella mia pagina, da otto anni e fino ad oggi, guarda le centinaia di volte che ho parlato di tuo padre nei miei ricordi o nei miei commenti, non mi troverai una volta chiamarlo mio padre – neanche una volta – e dico qui mio padre solo per fare chiarezza e per aiutare i lettori a capire le mie parole.

Tra me e voi scorre il sangue di centomila poveri Alawiti – o più – uccisi per preservare i vostri troni.

Tra me e voi scorre il sangue di mezzo milione di poveri siriani – o più – uccisi perché avete detto loro che la nostra corruzione è destino, il nostro dispotismo è destino, cosi come le nostre prigioni e la nostra oppressione, e che noi siamo il loro supremo Signore che adoreranno.

Perfino Atef Nagib, lo schiavo, e Rami Makhlouf, il ladro, anche loro, avete detto alla gente essere il loro destino. Fino a quando la gente non ha più creduto in voi, nelle patrie e nel destino.

Tra me e voi ci sono i corpi di migliaia di bambini siriani massacrati dai barili e dai vostri bombardamenti, seppelliti sotto le macerie delle loro proprie case.

Tra me e voi c’è il sangue del mio povero e buono autista Fadi Al-Qouzi.
Tra me e voi c’è un vasto deserto, dove ogni granello di polvere in esso urla la vostra ingiustizia.

Tra me e voi ci sono mari dove l’onda si è alzata solo per indicare la vostra immoralità e la persecuzione del popolo.

Tra di noi due parole e una lettera

Taci…

Non tacerò…

*Alkhayer è una delle più potenti famiglie alawite ed è la famiglia della seconda moglie di Rifaat.

**Makhlouf è la famiglia della moglie di Hafez, Rami Al Makhlouf, cugino di Bashar, è tra i più fedeli al regime.

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prima parte della lettera nella pagina Facebook di Firas Al-Assad

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