Articolo uscito il 15-09-2016 su Libération
traduzione di Giovanna De Luca
Dopo l’accordo raggiunto venerdì 9 settembre (2016 ndt) a Ginevra da russi e americani circa l’imposizione di una “tregua” in Siria e una cooperazione militare senza precedenti tra le due potenze, personalità della cultura e del giornalismo si stanno mobilitando.
Noi, scrittori, artisti e giornalisti siriani, democratici e laici, ci siamo opposti per anni o decenni al regime dispotico di Assad e impegnati nella lotta a favore della democrazia e la giustizia nel nostro paese, nella nostra regione e nel mondo. Abbiamo denunciato , con la massima fermezza,l’ingerenza negli affari siriani da parte delle due grandi potenze, gli Stati Uniti d’America e la Russia. Un tentativo di subordinare la lotta di emancipazione dei siriani a una presunta “guerra al terrore” che non ha avuto come risultato una decisiva vittoria anti-terrorismo ma, piuttosto, ha già distrutto diversi paesi.
Tre anni fa, queste due potenze imperialiste avevano firmato un trattato indegno sulle armi chimiche in Siria. Questo accordo si adattava ai loro interessi, oltre a quelli di Israele e in particolare a quelli del regime di Assad. Il quale aveva appena massacrato 1466 cittadini usando questo tipo di armi. L’accordo non ha affrontato il problema siriano, ma ha dato al regime il diritto di continuare la sua opera di morte, distruzione e spostamento forzato di popolazione.
Nel nome del terrorismo
Si è trattato anche di un prezioso regalo alle organizzazioni islamiste nichiliste come Daesh e il Fronte Al-Nusra. Ed ecco che ora, tre anni dopo questo sporco affare, dopo la morte di quasi mezzo milione di siriani, americani e russi sono d’accordo ancora una volta nel congelare la situazione con il falso pretesto della loro guerra infinita al terrore. Nessuna parola sugli innumerevoli prigionieri politici in Siria in condizioni infernali. Nessun cenno alle città e ai quartieri assediati. Nessuno sull’intervento militare di Iran, Hezbollah e altre milizie filo-iraniane. E ovviamente neanche una parola sulle prospettive di un cambiamento democratico in Siria.
Le due potenze sembrano addirittura prendere in considerazione la partecipazione delle forze aeree del regime al bombardamento di alcune zone designate di comune accordo. Tutto ciò non denota solo l’assenza di senso morale nei leader americani e russi, ma anche la deficienza politica dei due paesi più potenti del mondo. Ripudiamo e rifiutiamo radicalmente gli accordi russo-americani . La rabbia che provocano si estende alle stesse Nazioni Unite, le quali – come è stato recentemente rivelato – per anni hanno continuato a finanziare il regime di Assad mentre continuava la sua guerra criminale contro i siriani.
Un sistema ferocemente antidemocratico
Gli scrittori, gli artisti e i giornalisti siriani che hanno firmato la dichiarazione ritengono che tutto il mondo stia vivendo un nuovo tipo di crisi morale che acuisce i sentimenti di paura e odio e avvantaggia i politici che li sfruttano per esaltare il tema dell’identità.
Prendono atto del fatto che se in tutto il mondo la democrazia vacilla, questo è un modo per i regimi di esercitare controllo e coercizione. Questa non è una fatalità storica, ma la conseguenza di una scelta pericolosa da parte delle élite politiche che dobbiamo condannare con forza, ora e in ogni luogo. La Siria, sbriciolata, è il simbolo del mondo così com’è. La rivoluzione siriana è si è schiantata contro la parete del sistema globale e non solo contro quella del fascismo di Assad. Questo sistema permette a uomini come Obama, Putin e ai loro compari di decidere a proprio piacimento il nostro destino di individui, gruppi e nazioni, senza essere stati invitati da nessuno e senza mezzi adeguati. Questo è fondamentalmente un elemento feroce e antidemocratico. Va cambiato.
Poche persone però sembrano esserne consapevoli. Generalmente preferiamo, soprattutto in Occidente, nasconderci dietro considerazioni fataliste, attribuendo la profonda crisi morale alla religione o alla cultura (se non ai cambiamenti climatici!), che non fanno altro che esacerbare ulteriormente e oscurare una lampante responsabilità dell’élite che detiene il potere, compresa la cricca di Bashar al-Assad. È necessario cambiare questo mondo che ha permesso il saccheggio, per più di cinque anni, di uno dei primi focolari della civiltà umana.
Il mondo è oggi una causa siriana in quanto la Siria è una causa globale. Per il bene del mondo, per tutti noi, facciamo un appello per denunciare questi politici, per accusarli di essere criminali e nichilisti, dello stessa pasta dei loro oppositori islamisti, terroristi e nichilisti.
Più di 150 firmatari tra cui: Sadik Jalal al-Azm, filosofo; Yassin Al-Haj Saleh, scrittore; Samar Yazbek, scrittrice; Mazen Darwish, giurista; Hala Alabdallah, regista; Racha Omran, poeta; Burhan Ghalioun, scrittore, professore all’Università Parigi III; Salam Kawakibi, ricercatore; Rosa Yassin Hassan, scrittrice; Hala Mohammad, poeta; Farouk Mardam Bey, editore; Ossama Mohammad, regista; Subhi Hadidi, scrittore e giornalista; Faraj Bayrakdar, poeta; May Skaff, attrice; Fares Helou, comico; Mohammad al-Attar, direttore; Assem Al-Bacha, scultore; Dima Wannous, scrittrice e giornalista; Nouri Jarrah, poeta; Omar Kaddour, scrittore e giornalista; Rateb Shabo, scrittore; Samih Choukaer, musicista; Bakr Sidki, giornalista; Badreddin Arodaky, scrittore e traduttore; Jihad Yaziji, economista; Khayri Alzahabi, scrittore; Rustum Mahmoud, ricercatore; Yasser Munif, accademico.
Foto: Esplosione a Jarablus, confine turco-siriano (24/08/2016- AFP/QO/Qasioum News Agency)