(Foto: Douma2011, Ziad Homsi)
Scritto da Marcel Shehwaro il 14 aprile 2018, durante l’assedio fina della Ghouta Est, una delle pagine più tragiche per i siriani nei sette anni di conflitto, per la pagina Facebook Ghouta
E se accettassimo Bashar Al-Assad?
È ora di affrontare con calma il cosiddetto ”elefante nella stanza”, cioè la domanda “e se accettassimo che Assad resti al potere?”.
Questa domanda ci viene posta spesso, talvolta in maniera indiretta, a volte trapela da quei circoli chiusi in cui si decide del futuro dei siriani senza la loro partecipazione. A volte viene posta in maniera quasi infantile, come se fossimo bambini che si rifiutano di affrontare realisticamente la verità.
Nei momenti più bui, questa domanda è alla base di un negoziato che si svolge sui corpi dei nostri figli. La risposta al perché non accettiamo Assad al potere è ovviamente perché è il responsabile della morte dei nostri figli e le ferite dei loro sorrisi sono impresse sui nostri cuori. Ma la domanda allora diventa: ucciderà i vostri figli e cancellerà i loro sorrisi, perché non vi arrendete e basta?
Perdonateci un momento! Ci serve un momento per capire come funziona questo mondo, un mondo governato da Trump, Putin e un manipolo di politici a cui interessa soltanto di arrivare alla fine del loro mandato.
Hafez al-Assad ci ha tagliato fuori dal mondo, e ora suo figlio segue le sue orme. Coloro che tra noi aspiravano alla libertà hanno guardato alla Carta delle Nazioni Unite e alla Dichiarazione universale dei Diritti Umani, credendo che significassero qualcosa. Allo scoppio della rivoluzione, abbiamo scoperto che queste Dichiarazioni sono state rovinate dal cattivo utilizzo che ne hanno fatto i membri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
Scusate la digressione. Quindi, perché non accettiamo Assad?
Vogliamo essere brutalmente onesti con voi. Vogliamo sfidare le vostre parole prive di significato e la vostra retorica di cortesia. Sappiamo che le vostre parole sono vuote quando dite che l’uso delle armi chimiche è una linea rossa, che Aleppo è una linea rossa, che la mancanza di legittimità di Assad è una linea rossa.
La verità è che Assad è un alleato per voi più di quanto non sia il nostro gruppo di ingenui sognatori che credono ancora nella democrazia, nella giustizia, nella trasparenza. Non è questo il messaggio del bombardamento di Idlib e della Ghouta oggi? Convincerci “gentilmente” ad accettare una soluzione politica, l’unica che avete tentato di insegnarci, mentre veniamo massacrati?
Sostenete che siamo stati sconfitti. Signori, io e il mio gruppo di amici non abbiamo mai immaginato di poter sconfiggere da soli gli aerei russi, mentre scappavamo dai proiettili esplosi sulle manifestazioni pacifiche. Non abbiamo mai creduto di vincere la guerra, mentre venivamo torturati, soffocati dalle armi chimiche, sfiancati da bombardamenti, stupri, detenzioni arbitrarie.
Forse siamo stati sconfitti, ma questa sconfitta mi ha reso consapevole di una cosa che non avrei mai voluto capire.
Ho imparato il vocabolario della violenza: le bombe a grappolo del Golan, la differenza tra il Sarin e il cloro, e della nuova arma anti-bunker in grado di distruggere i nostri rifugi “sicuri”. Ho anche imparato a pronunciare queste parole in inglese.
Sostenete che siamo stati sconfitti a Sochi! Non abbiamo neanche partecipato a Sochi. Sochi è stata una festa in maschera a cui avete partecipato voi e il regime.
E vi esprimiamo la nostra vicinanza per il tempo che dovete passare insieme al regime. Continuo a distrarmi da questo incubo, Bashar al-Assad di nuovo al governo in Siria, scusatemi!
E se accettassimo che Bashar al-Assad resti al potere? Primo, chi siamo “noi”? Siamo le città assediate e bombardate, coloro che devono attraversare migliaia di barriere per incontrare i nostri cari. Chi siamo “noi”? Siamo i rifugiati per cui sarà impossibile avere una riunione di famiglia? O quelli che hanno bisogno di chiedere un permesso persino per respirare?
E anche se alcuni di noi accettassero infine Bashar al-Assad al potere, che ne sarà di quelli che sono sufficientemente “scortesi” da non svendere la propria dignità? Che ne sarà di quelli che ancora sperano di avere il diritto alla propria patria? Che ne sarà delle madri che hanno sepolto i corpi dei loro figli che si rifiutano di credere che la giustizia sia morta con loro? Li lasceremo morire.
State quindi suggerendo la resa di alcuni, e una morte silenziosa per altri. O forse potremmo darvi i nomi e le coordinate di quelli che ancora si oppongono a Bashar al-Assad, così che possiate assicurarvi insieme ai vostri amici russi di farli sparire.
E se accettassimo che Bashar al-Assad resti al potere, garantirete voi che la guerra finirà davvero? Che il crudele dittatore non festeggerà la vittoria con il sangue degli sconfitti? Sostenete che debba restare per una fase di transizione. Bella battuta. Credete davvero di poter fare pressioni sulla Russia e sul regime?
Per anni vi abbiamo chiesto di fermare i bombardamenti. Ci dispiaceva per voi e quindi abbiamo minimizzato le nostre richieste chiedendovi di fermare i bombardamenti su scuole e ospedali. Avete fallito anche in questo. Per anni abbiamo chiesto di inviare aiuti umanitari alle aree assediate; di trasferire i malati a 10 chilometri di distanza, o di assicurare il diritto delle famiglie di conoscere la sorte dei loro figli scomparsi, e avete fallito. Ci avete detto e ridetto che non potete fare pressioni su Damasco.
Volete che crediamo che non potete evitare il bombardamento di una scuola ma potete garantire la rimozione di Bashar al-Assad dopo una fase di transizione?
Essendo questa la vostra migliore offerta, siete scioccati dal nostro rifiuto di arrenderci senza restrizioni, garanzie o condizioni e, preferibilmente, in silenzio.
Anche se questo significa uccidere quelli che non si arrenderanno, dobbiamo accettarlo.
Anche se questo significa che a cambiare sarà solo il modo in cui le persone moriranno, dobbiamo accettarlo.
Anche se questo significa che verremo governati con la forza, e che i nostri figli, che continueranno a credere nella loro libertà, saranno uccisi, magari con le armi nucleari, dobbiamo accettarlo.
Quindi l’equazione è
Se
Accettare Bashar al-Assad, arrenderci e morire
O opporci a Bashar al-Assad, resistere e morire.
Noi rifiutiamo l’equazione, e impariamo a resistere all’idea di scegliere tra morire, e morire attraversando i migliaia di confini che ci limitano ogni giorno.
E conserviamo la nostra rabbia per la morte della nostra gente, che non abbiamo potuto neanche piangere visto il massacro continuo, conserviamo la dignità dei primi giorni della rivoluzione. Conserviamo i nostri ricordi, e la scelta di vivere. Conserviamo le schegge di un sogno bellissimo di avere, un giorno, una patria.