UCCIDERE LA VERITA’ 3a parte “Vince la disinformazione”

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uccidere la veritaLE GUERRE DI TWITTER

The Syria Campaign ha incaricato Graphika, società di intelligence sui social media con sede negli Stati Uniti, di indagare su chi discute e parla dei Caschi Bianchi su Twitter e su come i loro tweet vengono condivisi. Graphika, che si è occupata di altre campagne di disinformazione, ha analizzato oltre 12,6 milioni di Tweet di circa 2,65 milioni di utenti.

 Ha scoperto che i bot e i troll collegati ad altre campagne di disinformazione russe hanno raggiunto circa 56 milioni di persone su Twitter con post relativi ai Caschi Bianchi durante dieci eventi chiave del 2016 e del 2017.

Graphika ha esaminato infatti dieci eventi tra giugno 2016 e ottobre 2017, quando la discussione sui Caschi Bianchi è stata particolarmente vivace sulla piattaforma. Tra questi eventi c’è la nomination dei Caschi Bianchi al Premio Nobel per la Pace  2016, l’offensiva su Aleppo est nel 2016 e la vittoria dell’Oscar di un documentario sul lavoro dei Caschi Bianchi.

La ricerca mostra che alcuni degli utenti più connessi e influenti nelle conversazioni su Twitter sui Caschi Bianchi sono gli stessi individui che li bersagliano con false accuse e minacce violente.

“L’attività sui social media che critica i Caschi Bianchi assomiglia ad altre campagne di disinformazione che abbiamo analizzato e indicano un coordinamento: un certo numero di account che attaccano i Caschi Bianchi hanno avuto un ruolo anche in altre campagne di disinformazione specificamente russe.”

— Graphika, società di intelligence sui social media

GRAFIKA.PNG#SOROS

Graphika ha filtrato i 2,65 milioni utenti fino ad analizzarne 29.000, guardando quelli che “hanno partecipato alla discussione dell’hashtag dei Caschi Bianchi almeno 50 volte” e poi ha mappato i 12.352 “più connessi o più influenti” in 47 tipologie, che sono stati aggregati in nove gruppi. I più rilevanti di questi nove sono tre gruppi etichettati da Graphika come:  Russia | Sostegno al Governo Siriano, Pro-Trump | Conservatori e Caschi Bianchi | Opposizione al Governo Siriano (di seguito brevemente Opposizione).

Mentre i tweet degli account appartenenti al gruppo Caschi Bianchi | Opposizione (che include l’account ufficiale degli stessi Caschi Bianchi) tendono a sostenere i soccorritori, gli utenti del gruppo Russia | Sostegno al Governo Siriano “sono apertamente critici nei confronti dei Caschi Bianchi e ripropongono i punti di discussione russi sul conflitto in Siria e sulla politica estera russa in generale”, secondo Graphika. Ciò va oltre la politica siriana includendo “critiche agli Stati Uniti e all’Europa, critiche al ‘Nuovo Ordine Mondiale’ e  sostegno all’intervento russo nell’Ucraina orientale e in Crimea”. Il terzo gruppo, Pro-Trump | Conservatori è generalmente incentrato sulla politica statunitense, ma quando vengono discussi i Caschi Bianchi “sono piuttosto critici, ripropongono le stesse narrative e retwittano i contenuti condivisi ampiamente nel gruppo Russia | Sostegno al Governo Siriano.”

La ricerca di Graphika illustra con quanta velocità si diffondono le teorie cospirative. Il “cronotopo” qua sotto (una visualizzazione dei tweet che Graphika ha mappato tra il 3 e il 10 aprile 2017) per l’hashtag #Soros mostra “che un gran numero di utenti nel gruppo blu Pro-Trump | Conservatori ha iniziato, quasi contemporaneamente, ad usare l’hashtag #Soros il 5 aprile”, in seguito all’attacco con il gas sarin. Secondo Graphika, “l’analisi dei tweet mostra che ciò è stato guidato da una narrativa e da un tweet di Alex Jones e Infowars”.

La conclusione più significativa di Graphika è che c’è una netta predominanza della disinformazione. Hanno scoperto che nei dieci periodi analizzati “il gruppo Pro-Trump | Conservatori e il gruppo Russia | Sostegno al Governo Siriano, entrambi critici dei Caschi Bianchi, sono tra i primi gruppi in ogni periodo di tempo per quanto riguarda il totale dei tweet fatti”. Ciò ha portato Graphika a concludere che ciò è “[p]erché il contenuto creato e condiviso dal gruppo Russia | Sostegno al Governo Siriano è quasi del tutto negativo (basato su analisi qualitative), e questo significa che c’è una grande quantità di copertura negativa dei Caschi Bianchi nella maggior parte dei periodi di tempo che abbiamo analizzato.”

Come questo rapporto ha dimostrato, tale copertura negativa rischia di avere un impatto significativo sul lavoro dei Caschi Bianchi e sulla loro capacità di salvare  vite umane ed esporre i crimini di guerra in corso. Le false accuse si propagano al di là dei trend di Twitter e rischiano di legittimare gli attacchi sul terreno in Siria.

VERAMENTE FALSI

“È difficile dimostrare in modo definitivo che un insieme di utenti  è un bot o che è collegato alle agenzie che producono i troll russi, ma possiamo raccogliere prove circostanziali utilizzando un numero di approcci diversi tra loro. Qualitativamente, questa rete sembra molto simile a una serie di diverse campagne di disinformazione russe che Graphika ha analizzato. Abbiamo analizzato la frequenza con cui gli utenti attivi sui Caschi Bianchi hanno partecipato a queste altre campagne. Circa la metà degli utenti nella mappa dei Caschi Bianchi è apparsa in almeno un’altra mappa della campagna di disinformazione russa.” -Rapporto di Graphika

Mentre qualsiasi ricerca dell’hashtag #WhiteHelmets su Twitter rivela un’abbondanza di utenti sospetti, è estremamente difficile provare in modo conclusivo se un account è un bot o se è gestito da una agenzia di troll. I falsi utenti coinvolti in queste campagne di disinformazione sono sempre più sofisticati.

Dei 12.352 utenti mappati da Graphika come “i più connessi e più influenti”, oltre 6.000 – ovvero quasi il 50% – compaiono in almeno un’altra campagna di disinformazione russa, mentre 11 sono in un elenco pubblico di utenti noti per essere controllati dalla più famosa delle agenzie per la produzione di troll russi, l’Agenzia di Ricerca su Internet (Internet Research Agency). Graphika stima che questi 11 rappresentino solo l’1% del numero effettivo di utenti dell’agenzia di troll coinvolti.

A volte ci sono dei segni rivelatori che rivelano, senza ombra di dubbio, che i profili individuali non sono affatto ciò che sembrano.

Il 28 settembre 2017, una ricerca indipendente di The Syria Campaign ha individuato 21 utenti che hanno twittato la stessa affermazione secondo cui l’attacco del gas sarin su Khan Sheikhoun era un’operazione di “falsa bandiera” che coinvolgeva i Caschi Bianchi. Questi tweet apparentemente originali condividevano tutti lo stesso video dal canale “In The Now” dello Stato russo, con lo stesso testo di accompagnamento (“Arme chimiche utilizzate da #AlQaeda non da #Assad #Khansheikun è il falso di una falsa organizzazione umanitaria collegata ad alqaeda #whitehelmets”), esattamente nello stesso momento – 42 secondi dopo le 16:39. Eppure, i profili degli utenti Twitter suggeriscono che twittavano indipendentemente da Londra, Berlino, Barcellona, Istanbul, New York, Chicago, Marsiglia e molti altri luoghi ancora.

Alcuni hanno biografie che affermano di essere “neutrali” e “pro diritti umani”, “anti-wahabi”, “anti-sionisti” e una serie di altre posizioni. Il tema ricorrente più importante è il sostegno a Donald Trump, ma sono tutti account finti, che promuovono un unico messaggio diffamatorio contro i Caschi Bianchi, composti da un singolo programma o da un singolo computer.

Di questi 21 account, 6 sono stati sospesi alla data di stesura del presente rapporto, ma gli altri sono ancora visibili.

LA REGINA DELLA DISINFORMAZIONE

Delle fonti di disinformazione sui Caschi Bianchi, nessuna è stata più prolifica di Vanessa Beeley, le cui diffamazioni sono state amplificate dai troll online e trasmesse dai canali di Stato russi RT e Sputnik News.

BEELEY AGNESVanessa Beeley non ha mai messo piede in Siria fino al luglio 2016 e da allora è diventata una personalità sui social media, promuovendo l’idea che, secondo le sue parole, i Caschi Bianchi sono “la pseudo ONG della NATO” nonché un “gruppo che sostiene i terroristi e uno strumento di propaganda occidentale”. Il fatto che qualcuno di così distante dal mondo del giornalismo possa diventare una voce così influente sul dibattito sui Caschi Bianchi è la testimonianza del livello di amplificazione dato alla sua disinformazione.

legit targetDalla sua tenuta in Francia, la Beeley ha chiesto pubblicamente, almeno sette volte, che i Caschi Bianchi siano considerati bersagli legittimi del conflitto, privandoli della protezione garantita dal diritto internazionale agli operatori umanitari in guerra.

Blogger precedentemente sconosciuta, il suo profilo è il secondo account Twitter più connesso nella campagna di disinformazione in esame. Graphika ha scoperto che alcuni dei follower della Beeley fanno parte di un gruppo di utenti che tendono a retwittare lo stesso contenuto critico simultaneamente – un forte segnale che la campagna di disinformazione è coordinata.

PROUDEST MONel 2016 ha incontrato l’uomo di punta di Putin in Siria, il vice ministro degli Esteri russo Bogdanov, nonché Maria Zakharova, direttrice dell’Informazione e della Stampa di Putin a Mosca e Bashar Al-Assad a Damasco. Su Facebook e Twitter ha descritto il suo incontro di due ore con il presidente siriano come il suo “momento più fiero“.

Come editore associato di 21st Century Wire, la Beeley supervisiona un sito web che sostiene che l’antisemitismo “è un’industria multimiliardaria” e che promuove teorie cospirative su George Soros, le scie chimiche, MH17, Sandy Hook e l’attacco terroristico dell’11 settembre.

In uno scambio di messaggi privato reso pubblico, la Beeley ha ammesso che la tortura sistematica avviene in Siria, “ma è in gran parte irrilevante per il quadro più ampio della questione, che è protestare contro l’intervento illegale e appoggiare il governo siriano.”

Reporters without Borders (Rsf) si è opposto alla Beeley e alle sue affermazioni, definendola “una cosiddetta giornalista”.

L’autore di questo rapporto è The Syria Campaign, con ricerca ed analisi da Graphika, agenize di ricerca ed analisi di social media intelligence e dal giornalista freelance e ricercatrice Shilpa Jindia. Tradotto in italiano da Giovanna De Luca e Mary Rizzo. Impaginazione da Al-Masri. Un ringraziamento a Samantha Falcitori.

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