Campagna internazionale di solidarietà con le prigioniere e i prigionieri politici mediorientali

Libertà per le prigioniere e i prigionieri politici in lotta per la democrazia e la giustizia sociale

Dicembre 2017

Di seguito trovate le brevi biografie di 17 persone imprigionate, coraggiose combattenti per la giustizia sociale e la democrazia nel Medio Oriente di oggi. La maggioranza di loro è detenuta da parte di regimi autoritari. Alcune sono state rapite da organizzazioni di estremisti religiosi come ISIS o Al Qaeda.

Attualmente sono almeno 100.000 le prigioniere e i prigionieri politici in Siria, in maggioranza nelle galere del regime di Assad. Più di 50.000 persone sono state incarcerate dal governo di Erdogan negli scorsi 17 mesi, mentre sono 60.000 quelle che languiscono nelle prigioni egiziane. 6.300 palestinesi sono nelle carceri di Israele. L’Iran trattiene migliaia di prigioniere/i politici. L’Arabia Saudita continua a reprimere ogni espressione di dissenso.

Con un quadro simile sullo sfondo, molti nelle sinistre europee o statunitensi sono selettivi nell’esprimere le loro condanne. Ancora peggio, alcune persone sedicenti di sinistra e organizzazioni contro la guerra difendono apertamente il regime di Assad. Altre sono silenti rispetto alla repressione in Iran.

Alla luce di questa situazione, l’ Alleanza dei Socialisti Mediorientali, insieme a varie altre organizzazioni dei lavoratori e lavoratrici ed a singoli attivisti socialisti, ha lanciato questa nuova campagna di solidarietà con i prigionieri politici mediorientali.

L’obiettivo di questa campagna si articola in 4 punti:

  1. Accendere i riflettori sulle prigioniere ed i prigionieri politici che sono attivisti per i diritti dei lavoratori, la giustizia sociale, femministi, anti razzisti e per i diritti umani, che si oppongono alle guerre, all’imperialismo, alle occupazioni, all’autoritarismo e al fondamentalismo ed estremismo religioso.
  2. Opporsi a tutte le potenze imperialiste globali e regionali nel Medio Oriente: USA, Russia, Cina, Arabia Saudita e petromonarchie del Golfo, Israele, Turchia e Iran.
  3. Chiedere che sia gli attori statali che quelli non statali responsabili per i crimini di guerra in Medio Oriente siano sottoposti a giudizio. (Sosteniamo le iniziative tese a perseguire i crimini di guerra e contro l’umanità attraverso la giurisdizione universale, come le azioni legali intraprese in Spagna, Germania, Francia e altri stati dell’UE da avvocati locali e siriani).
  4. Mettere in evidenza che la richiesta di immediata liberazione dei prigionieri politici mediorientali è parte cruciale nella lotta contro la rinascita dell’autoritarismo e del razzismo in patria.

Cosa puoi fare per aiutare? Se vuoi mobilitarti ed esprimere la tua solidarietà con questi prigionieri e prigioniere, puoi fare come segue:

  1. Invita un portavoce dell’Alleanza dei Socialisti Mediorientali a parlare con il tuo sindacato, organizzazione o nella tua classe.
  2. Scegli una/un prigioniera/o e scrivine sul tuo blog, sito o sulla tua testata.
  3. Unisciti agli organizzatori ed organizzatrici di questa campagna, organizzando attività che colleghino i temi del lavoro, della giustizia sociale, del femminismo, dell’antirazzismo e delle lotte LGBT con mobilitazioni sugli stessi temi in Medio Oriente.

Per maggiori informazioni contatta: info@allianceofmesocialists.org o consulta il sito http://www.allianceofmesocialists.org

Prigionieri politici siriani

Douma-4Razan Zaitouneh, Samira al-Khalil, Wa’el Hamada e Nazim Hammadi – i “Douma Four” sono quattro attivisti per i diritti umani rapiti il 9 dicembre 2013 dagli uffici del  Centro di Documentazione delle Violazioni (VDC) nel sobborgo damasceno di Douma. I gruppi armati che esercitavano di fatto il controllo su Douma in quel momento includono Jaysh al-Islam, che fa parte del Fronte Islamico. Dal 2001, Razan Zaitouneh, direttrice del Centro, difendeva i prigionieri politici in Siria e svolgeva un ruolo chiave nella promozione e protezione dei diritti umani attraverso il suo lavoro di avvocata, attivista e giornalista. Ha inoltre co-fondato i Comitati di Coordinamento Locale (LCC). Come risultato del suo lavoro, era stata minacciata sia dal governo siriano che dai gruppi armati di opposizione a Douma.
Samira Al-Khalil è un’attivista politica e femminista i lungo corso ed per questo è stata detenuta dal governo siriano dal 1987 al 1991.
Anche Wael Hamada è stato un’attivista della prima ora nella rivolta del 2011 ed è stato un membro attivo dei LCC e del VDC.
Nazim Hammadi, giurista e poeta, è stato tra i più importanti avvocati difensori volontari per i prigionieri politici prima e dopo la rivolta del 2011 in Siria. Ha contribuito a fondare i Comitati di Coordinamento Locali.
Il loro caso è stato sostenuto da Amnesty International, il Centro per l’Uguaglianza delle Donne, Human Rights Watch, Iraqi Journalists Rights Defense Association e molti altri gruppi.
Per ulteriori informazioni: https://www.lrwc.org/syria-ngos-renew-call-for-release-of-douma-4-human-rights-activists-missing-for-three-years-joint-statement/

Jihad-Asa_ad-MuhammadJihad Asa’ad Muhammad – Il 10 agosto 2013 il giornalista siriano e dissidente marxista Jihad Asa’ad Muhammad è stato arrestato dalle forze di sicurezza siriane   vicino ad Athawra Street, nel centro di Damasco. La notizia del suo arresto è stata confermata dalla sorella Lina, una compagna marxista e attivista anti-regime costretta alla latitanza. Jihad è stato tra i pochi attivisti rivoluzionari rimasti nella capitale siriana, una campana di vetro di apparente tranquillità sotto il pugno di ferro opprimente del regime, nonostante la minaccia d’arresto che aleggiava sulla sua testa. Jihad ha scritto delle migliaia di comuni cittadini/e siriani/e della classe operaia che languiscono nelle prigioni di Assad. Questi/e sono gli eroi e le eroine non celebrati della rivoluzione siriana – e di tutte le rivoluzioni – e Jihad ha lottato per accendere i riflettori sulla loro causa. Ha raccontato di Umm Haytham, una delle migliaia di donne siriane che cercano instancabilmente il marito e i figli detenuti. Parla di donne rivoluzionarie in comunità socialmente conservatrici e patriarcali che sono in prima linea nella rivoluzione siriana. Per ulteriori informazioni: https://budourhassan.wordpress.com/2013/09/27/freedom-for-jihad-and-syrias-wretched-of-the-earth/

oday-Tayem-picture-187x300.jpgOday Tayem. Il 29 agosto 2013, le forze di sicurezza siriane hanno arrestato l’attivista palestinese-siriano Oday Tayem dopo aver fatto irruzione nella sua casa a Jaramana, un sobborgo controllato dal regime a sud-est di Damasco. Nei cinque mesi successivi alla sua detenzione in incommunicado, i tentativi dei familiari e degli amici di Oday di conoscere lo specifico ramo della sicurezza in cui è detenuto non hanno portato a nulla. Nato il 12 maggio 1993 a sud della capitale siriana nel campo profughi di al-Yarmouk, Oday è il maggiore di tre fratelli. Nella Nakba del 1948 suo padre è un rifugiato di al-Shajara, villaggio oggetto di pulizia etnica vicino a Tiberiade, e la famiglia di sua madre è stata deportata da Kafr Kanna, una villaggio vicino a Nazareth. All’età di sette anni, Oday ha partecipato alle proteste in Siria a sostegno della Seconda Intifada palestinese del 2000. Come un’intera giovane generazione di palestinesi-siriani, Oday non ha abbandonato la lotta e ha interrotto i suoi studi in Libano per partecipare all’ “Intifada siriana” del 2011. Il Gruppo d’Azione per i Palestinesi in Siria, un’organizzazione di monitoraggio con sede a Londra fondata nel 2012, ha documentato i nomi di 756 palestinesi attualmente detenuti in Siria e di circa 300 altri dispersi.

(fonte: Budourhassan.wordpress.com/2014/01/31/oday-tayem-son-of-the-two-intifadas/)

Prigionieri politici turchi

Demirtas-Selahattin-Turkey-300x180Selahattin Demirtas, co-leader del socialdemocratico “HDP” (Partito Democratico dei Popoli) e un ex candidato alla presidenza il cui partito ha ricevuto il 13% dei voti nelle elezioni parlamentari del 2015, è in detenzione dal novembre 2016.
Demirtas, membro della minoranza nazionale curda perseguitata , avvocato, attivista per i diritti umani e uomo politico, è attualmente processato in contumacia. Affronta 142 anni di prigione per il suo coinvolgimento nei negoziati di pace tra il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) e il governo turco. Il governo di Erdogan lo ha accusato di  “finanziare un’organizzazione terroristica e diffondere propaganda terroristica”.

Figen-YüksekdağTurkey-300x169Figen Yuksekdag, co-leader del socialdemocratico “HDP” (Partito Democratico dei Popoli)  è in stato di detenzione dal novembre 2016 ed è accusato di “diffusione di propaganda terroristica”. La signora Yuksekdag, che è curda, è stata una sindacalista e un’attivista per i diritti delle donne da quando ha lasciato il suo villaggio rurale all’età di 18 anni. È stata anche editrice della rivista The Socialist Woman e co-fondatorrice del Partito Socialista degli Oppressi nel 2010, che si è poi fuso con l’HDP nel 2014.

Ahmet-Sik-Turkish-journalist-Pol.-PrisonerAhmet Sik, è un sindacalista, giornalista investigativo e autore di diversi libri che sono stati critici sia del partito in potere, l’ A.K.P.  del presidente Erdogan e del suo ex alleato, ora diventato avversario, Fethullah Gulen.  Sik è in detenzione dal dicembre 2016 con l’accusa di “propaganda terroristica”.
Sik, che ha ricevuto il Premio Mondiale della Libertà di Stampa dell’UNESCO nel 2014, nella prima sessione del suo processo a luglio 2017 ha dichiarato: “Sto praticando il giornalismo affidandomi al potere della verità. Il giornalismo non può essere praticato rigando dritto”.

Prigionieri politici egiziani

Mahienour-El-Massry-Egypt--300x219Mahienour el-Massry è un avvocata, femminista ed attivista politica. Ha partecipato attivamente ed era tra i leader nella mobilitazione che divenne noto come la rivoluzione egiziana nel 2011. Attualmente è in carcere con il coimputato, Moatasem Medhat, ed è in attesa di un verdetto del giudice con l’accusa di organizzazione di una protesta critica verso le azioni del governo militare e per aver “insultato il presidente”. Nel 2014, è stata condannata al carcere per aver manifestato senza autorizzazione ed è rimasta in prigione per due anni durante i quali ha ricevuto il premio internazionale Ludovic-Trarieux per i diritti umani. Secondo Al-Jadaliaya: “Non c’era una sola lotta che fosse off limits per Mahienour: diritti umani, diritti degli studenti, diritti delle donne, diritti dei lavoratori, brutalità contro la polizia, diritto ad abitare per i poveri, conservazione del patrimonio, cambiamenti climatici, diritti dei bambini di strada ed i diritti dei rifugiati siriani”.

Alaa-Abd-El-FattahEgyptAlaa Abd El-Fattah è un blogger, sviluppatore di software e attivista politico originario da una famiglia di attivisti per i diritti umani ed intellettuali dissidenti. Dal 2014, ha scontato una condanna a cinque anni per aver violato la legge anti-protesta imposta dal governo militare e per aver manifestato contro i processi militari a danno di civili nel 2013. Fattah, il cui blog Manalaa ha vinto il premio speciale Reporters Without Borders nel 2005, è stato uno degli attivisti di spicco del movimento rivoluzionario nel 2011. Si è opposto al regime militare sotto Mubarak, al governo dei Fratelli Musulmani ed al regime militare sotto il generale El-Sissi.

Prigonieri politici palestinesi

Barghouti-MarwanMarwan Barghouti è un leader politico molto rispettato fin dalla prima intifada palestinese, ovvero, dalla rivolta del 1987 contro l’occupazione israeliana. Ha sostenuto la “coesistenza pacifica tra gli stati uguali e indipendenti di Israele e Palestina, basata sul completo ritiro dai territori palestinesi occupati nel 1967”. Ha sostenuto il diritto alla resistenza all’interno dei territori palestinesi occupati. Dopo aver tentato di assassinarlo nel 2001, lo stato israeliano lo ha arrestato nel 2002 e da allora lo ha imprigionato con l’accusa di “omicidio e appartenenza a un’organizzazione terroristica”. Nell’aprile 2017, Barghouti ha organizzato uno sciopero della fame di oltre 1000 prigionieri e prigioniere politiche palestinesi all’interno delle carceri israeliane per opporsi alla tortura e ai trattamenti inumani e degradanti cui erano sottoposti/e.

Khalida_Jarrar_cropped-273x300Khalida Jarrar è un attivista per i diritti delle donne, avvocata per i diritti umani e membro del parlamento palestinese che ha avuto un ruolo importante nell’ingresso della Palestina nella Corte Penale Internazionale (ICC) per perseguire Israele in merito ai suoi crimini di guerra contro i palestinesi. È stata posta sotto detenzione amministrativa nell’aprile 2015 e successivamente ha ricevuto una condanna a 15 mesi di carcere per “incitamento al terrore”. Sebbene rilasciata nel giugno 2016, è stata nuovamente detenuta dal luglio 2017 dalle forze di sicurezza israeliane per presunta violazione della sicurezza nazionale. Nel 2015, un editoriale del quotidiano israeliano Haaretz ha definito il suo processo, “una perversione kafkiana della legge militare”, ha definito le accuse contro di lei “vuote e ridicole” e ne ha chiesto la  liberazione.

shireenissawi-248x300Shireen Issawi è un avvocata per i diritti umani e un importante difenditrice dei diritti dei\delle prigionieri\e palestinesi di Gerusalemme Est occupata. Ha partecipato al monitoraggio, alla documentazione e alla denuncia delle violazioni dei diritti umani commesse dalle autorità israeliane contro i/le prigionieri/e palestinesi nelle carceri israeliane. La signora Issawi è stata arrestata dalle autorità israeliane il 6 marzo 2014 e da allora è stata trattenuta ininterrottamente in condizione di detenzione preventiva.

Prigionieri politici iraniani

Reza-Shahabi-Hunger-Strike-PosterReza Shahabi, che ha recentemente concluso uno sciopero della fame di 50 giorni nella prigione di Rajai Shahr a Teheran, è membro del comitato esecutivo del Sindacato dei Lavoratori sui Bus di Teheran. Shahabi è entrato e uscito di prigione dal 2010 dopo la condanna per “sedizione” per aver partecipato agli scioperi sindacali e per aver organizzato i lavoratori. Ha sopportato 19 mesi di isolamento e 4 scioperi della fame. Recentemente ha avuto due ictus ma gli è stato negato un appropriato trattamento medico dal governo iraniano. Oltre alla sua profonda dedizione ai diritti dei lavoratori, è un forte sostenitore dell’uguaglianza delle donne. Ha fortemente criticato le politiche anti-lavoro sia dell’ex presidente Ahmadinejad che dell’attuale presidente Rouhani. Shahabi ha apertamente espresso la sua opposizione agli interventi militari dell’Iran nella regione. In una lettera di prigione, in occasione della Giornata internazionale dei lavoratori nel 2013, ha dichiarato: “Mentre condanniamo le politiche guerrafondaie e avventuriste di parti del governo iraniano, chiediamo la revoca delle sanzioni economiche che mirano direttamente a famiglie della classe operaia e lavoratori, e condanniamo fermamente qualsiasi discorso o pensiero su un attacco militare che sarebbe una maledizione mortale …”

Narges-Mohammadi1-1-1-1-1-1-1-300x183Narges Mohammadi, Laureata in fisica applicata, è una giornalista, attivista per i diritti delle donne e dei diritti umani e vice direttrice del Centro per i Difensori dei Diritti Umani in Iran, fondato dal premio Nobel per la pace, Shirin Ebadi. Nel 2009, dopo le proteste di massa per opporsi all’elezione fraudolenta di Mahmoud Ahmadinejad, è stata arrestata con l’accusa di “assemblea e collusione contro la sicurezza nazionale” e condannata a 11 anni di carcere. Nel 2013, dopo aver sviluppata gravi problemi di salute, è stata rilasciata dopo dietro cauzione. Nel 2015, è stata arrestata di nuovo con l’accusa di sedizione e per aver iniziato una campagna contro la pena di morte. La sua opposizione all’esecuzione di innocenti prigionieri politici sunniti è stata utilizzata dai tribunali per accusarla di “sostenere l’ISIS”. Nel 2016, ha ricevuto una condanna a 16 anni di detenzione che ora sta scontando. Mohammadi, cui spesso è stato impedito di vedere o comunicare con i suoi bambini piccoli, soffre di gravi problemi di salute, ma continua a parlare. Nel dicembre 2016, dopo aver ricevuto il Weimar Human Rights Award, ha scritto nella sua lettera di ringraziamento dal carcere: “come donna che viene repressa,” io “preferirei essere prigioniera e lontana dalla famiglia e dagli amici, piuttosto che qualcuno cui è stata concessa la libertà solo in parole”. Ha sottolineato che la guerra e le sanzioni che colpiscono il popolo iraniano minacciano i diritti umani.

Zeynab-Jalalian-1-300x152Zeynab Jalalian è un attivista politica curda che è stata arrestata e imprigionata nel 2008 per le sue attività con l’ala politica del Partito dei Lavoratori del Kurdistan. Ha ricevuto una condanna a morte che è stata poi commutata in ergastolo senza possibilità di libertà condizionale. Dopo il suo arresto e la sua detenzione, ha sofferto di abusi sistematici, torture e isolamento per aver rifiutato di “confessare” azioni armate a lei attribuite dallo stato. A causa della deliberata mancanza di trattamento da parte delle autorità carcerarie e dello stato, è diventata cieca.

Tradotto da Fouad Rouheia e Mary Rizzo

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