18 settembre 2014, riproposto il 9 dicembre 2021 su Aljumhurya. Articolo di Dima Hussein.
(Traduzione G. De Luca)

Razan è l’ amica che ho incontrato un giorno, la donna calma e audace, con una timida risata infantile che rivela un grande amore per la vita e per i sogni.Il suo amore per i gatti e le viole primaverili indica la sobrietà umana.
Il suo sogno di ottenere giustizia in Siria ha oscurato i suoi sogni personali. Sognava di viaggiare in Italia, e se succedeva, le chiedevo: Perché l’Italia? Rispose: “finché non sarà realtà il sogno”.
Andava a lezioni di danza due ore a settimana per vivere il sogno di volare, prima di tornare alla durezza del lavoro e alla cautela del suo attivismo per i diritti umani prima della rivoluzione. Con la sua risata allegra e incoraggiandomi a ballare, mi confidò che era la peggiore della classe dove prendeva lezioni di danza, ma che avrebbe continuato ad aspettarsi miglioramenti.
Razan amava con passione la musica occidentale e mi regalò un CD di Faya Con Deuse, lo ascoltai mi piacevano le sue canzoni. Mi disse che sognava di aprire un piccolo ristorante dove mettere queste canzoni e che fosse un posto solo per persone autentiche.
Razan ha sempre creduto che libri, canzoni, film e tutte le piccole cose che possediamo e che ci rendono felici dovrebbero essere condivise con gli altri una volta che le abbiamo avute per un po’ e portare una felicità temporanea anche ad altri. Dobbiamo condividere le cause della felicità con gli altri perché non è solo nostra.
Razan parlava poco e taceva molto. Il silenzio era l’altra sua lingua, non era un vuoto, ma piuttosto era riempito dalla sua presenza e da un senso profondo della sua presenza e della presenza dell’altro vicino a lei. Mi diceva che le piaceva sedersi con persone con cui sentiva il conforto del silenzio e che la parola si interrompesse.
Anche prima della rivoluzione, aveva sempre lavorato moltissimo nella sfera pubblica e tutto il suo lavoro era volontario. L’unica cosa per cui era stata pagata furono alcuni dei suoi articoli sui giornali, nonostante la sua modesta situazione finanziaria.
Veniva regolarmente chiamata per interrogatori prima della rivoluzione a causa del suo attivismo per i diritti umani. Non è stato particolarmente facile per lei perché avrebbe dovuto mentire, e una volta che avrai conosciuto Razan scoprirai che è l’opposto della sua natura . La visitai una volta e mi ha disse che soffriva di uno stiramento muscolare al collo, dovuto al fatto di aver aspettato ed essere stata interrogata per più di quattro ore. Una nostra amica comune mi disse che in passato aveva cacciato gli uomini della sicurezza dal suo ufficio dopo che avevano iniziato a farle visita regolarmente per interrogarla. All’epoca disse loro che quello era uno studio legale e che non avrebbe risposto a nessuna domanda se non fosse stato parte di una procedura formale a cui era stata chiamata.
Razan, questo contrasto tra tenerezza e forza, è marcato, e ti da forza quando ne hai bisogno e ti trasmette gentilezza quando le sei abbastanza vicino. Allora toccherai la sua tenerezza e la sua paura, e lei ti apparirà di nuovo come un essere umano capace di crescere dentro di te giorno dopo giorno senza rendertene conto.
Prima della rivoluzione, lavorava molto ed era depressa per il fatto che non accadesse nulla nonostante tutto il suo lavoro. Nulla cambia e il sistema non ferma la sua oppressione. Razan ha avuto una vita personale molto limitata. Il lavoro era la sua vita. Penso che non sia riuscita a fare i conti con una vita che sa nascondere – non troppo lontano dalla superficie – un’ingiustizia intollerabile nei confronti di alcuni sognatori di giustizia come lei.
Razan amava molto Faris Murad (il detenuto politico che aveva trascorso 29 anni nelle carceri del regime e ne è uscito sofferente, la sua schiena è rimasta piegata anche se la sua voglia di vita e di amare non si è mai piegata). Faris era una persona davvero speciale. Sopportò tutta questa ingiustizia e rimase un bambino che cercava la gioia nei dettagli, sirifiutava di essere chiamato “zio” insistendo con caparbietà infantile che era un cavaliere, e zio di nessuno. Faris non portava rancore, mi sono sempre chiesta come facesse a sfuggire al rancore.
Razan ha incontrò suo marito Wael dieci anni fa, in uno dei pochi sit-in che si erano svolti a Damasco prima dell’inizio della rivoluzione. Wael era il sostegno di Razan, il vero sostegno da cui traeva la sua forza. Ha saputo fornirle sostegno e cure senza soffocarla, realizzando così un’equazione difficile da realizzare nella nostra società patriarcale orientale per eccellenza. Quando Wael è stato presentato come il marito dell’attivista, Razan, si è presentata subito come Karzan, la moglie dell’attivista Wael. Razan era il suo amore ai tempi della rivoluzione, la rivoluzione che lei e le sue compagne avevano iniziato prima della rivoluzione siriana come la conosciamo oggi. Sembra che la rivoluzione sia stata un atto continuo nel mondo di Razan che non si è mai fermato.
Razan in precedenza si era ribellata alla nostra società patriarcale ed era andata contro delle tradizioni familiari per poter scegliere la propria strada, come donna che lavora nei campi più pericolosi di fronte al regime più feroce della regione, nonostante l’opposizione del suo ambiente, che equivaleva a un boicot. Razan è stata interrotta da molti dei suoi amici d’infanzia per paura di un regime che potesse opprimere tutti intorno a lei.