Una sintesi riguardo a Samira, Razan, Wael e Nazem dopo il crollo dell’emirato di Jaysh Al Islam

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Articolo di Yassin Al Haj Saleh

Traduzione N.EL Assouad

Revisione Sami Haddad

Testo originale su Al Jumhuriya

Ho trascorso diversi mesi in Turchia quest’anno, tra l’estate e l’autunno, con l’intento di seguire il caso di Samira Al Khalil (mia moglie), Razan Zeitouneh, Wael Hamade e Nazem Hammadi scomparsi a Douma, all’est di Damasco nel 2013. La mia intenzione era di incontrare il maggior numero di sfollati nella primavera di quest’anno provenienti da Douma e dalla Ghouta Orientale. Avevo programmato di recarmi nelle zone controllate dalle forze armate turche al nord della Siria per incontrare i rifugiati in quelle zone ma non mi è stato possibile per motivi di cui probabilmente parlerò in un secondo momento.

Ho incontrato una ventina di profughi, ho raccolto informazioni da persone che non ho potuto incontrare direttamente e in questa relazione riporto la sintesi dell’ormai accertato crimine.

Non ho incontrato né sentito nessuno, anche tra le persone precedentemente ai posti di comando di Jaysh Al Islam, che non mi abbia assicurato che quest’ultimo fosse l’autore del reato, senza ombra di dubbio. Sembra, infatti, che questo gruppo non nasconda le sue responsabilità al suo entourage. Non ho mai dubitato di questo e se qualcuno dubitasse potrebbe indagare in prima persona non essendo più impossibile farlo oggi.

Non sono arrivato a prove concrete sul destino delle due donne e dei due uomini, ho dovuto ascoltare le peggiori supposizioni, anche quelle della possibile esecuzione dei quattro, alcuni suppongono che siano stati uccisi subito dopo il sequestro. Ma c’è anche chi racconta che alcuni dei quattro, o forse tutti, fino a febbraio scorso erano vivi nelle prigioni di Jaysh Al Islam. C’è anche chi crede che siano stati consegnati al regime, ma non esiste nessuna prova di questoSpero di non essere io a negare la realtà quando dico che la peggiore delle possibilità non è categorica.

C’è gente tra gli sfollati, che ha ancora paura di Jaysh al Islam, soprattutto coloro che hanno provato la brutalità dei suoi crimini e il suo potere di far del male, molti hanno paura di parlare di questa o di altre questioni, e altri che potrebbero parlare ma solo se si sentissero al sicuro.

Mi sono fatto un’idea più chiara riguardol’organizzazione di Jaysh Al Islam. Questa formazione ha una componente responsabile della sicurezza, una legislativa e un’altra amministrativa ed economica. Il nucleo duro ha un carattere religioso e di intelligence. La religione lo caratterizza e fa da denominatore comune e fonte di giustificazione di atti che vanno dall’incitamento alla minaccia e corruzione fino alla tortura, lo stupro e l’omicidio. Ci sono progetti commerciali milionari ad Istanbul e nelle città turche appartenenti ai capi di Jaysh Al Islam, loro possono spostarsi facilmente dal Nord della Siria alla Turchia, terreni che valgono milioni sono stati comprati da questo apparato religioso e di intelligence.L’organizzazione stessa attualmente si sta offrendoin affitto alla Turchia, e sembra che quest’ultima laconsideri una carta che potrebbe tornare utile un giorno e questo fa che la verità su questa vicenda non venga a galla.

I colpevoli diretti sono conosciuti, si conoscono i loro nomi, quelli dei loro capi e i responsabili della sicurezza politica religiosa, di loro si sa tutto nei minimi dettagli, basterebbe un’indagine seria per portare alla luce la verità sul caso dei quattro e su molti altri crimini.

La struttura dell’organizzazione è criminale e corrotta fino al midollo, dall’esterno appare una formazione  religiosa radicale che si occupa dei dettagli della vita quotidiana della gente imponendoalla società regole ristrettive specialmente a Douma, ma all’interno è un gruppo religioso decadente, corrotto  nella sua moralità, e brutale nella sua crudeltà, senza coscienza, schiava dei soldi e ossessionata dal sesso, i suoi leader vivevano in condizioni privilegiate quando  c’erano persone che morivano di fame a Douma e nella Ghouta .

C’è rivalità tra loro e non hanno fiducia l’un dell’altro, si ricattano a vicenda, con filmati e materiale vario per proteggersi l’un dall’altro.

Molti degli abitanti di Douma sono rimasti lì anche dopo la deportazione per liberarsi da Jaysh Al Islam anche se questo avrebbe implicato  vivere  alla mercè del regime siriano.

Vorrei che il caso di Samira, Razan, Wael e Nazim non venisse chiuso prima di rivelare il suo mistero e conoscere tutta la verità, e prima che i criminali abbiano  la giusta punizione. La Siria è diventata il paradiso dell‘impunità dove si compiono crimini con la scusa dei crimini perpetrati da altri criminali, e cercare di scoprire i crimini di questa formazione significa lasciare spazio alla possibilità di giustizia in questo paese. La profonda conoscenza di una banda fanatica e decadente potrebbe essere utile per analizzare casi analoghi dove l’Assadismo persiste, ma con la barba lunga.

 

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