SCRITTO DA MARY RIZZO, Tradotto da Giovanna De Luca
MITO: Assad sta tenendo insieme il Paese (spingendo contro il settarismo)
Uno dei più grandi miti del conflitto siriano è che si tratti di una guerra settaria tra una popolazione sunnita sempre più violenta, arretrata e militante e una più urbana e progressiva popolazione composta da persone di fede shi’a, alawi e cristiana che sta resistendo alle loro conquiste. Legato a questo mito è l’idea della qualità insostituibile di Assad[1], in cui solo lui e il suo partito possono servire da fattore stabilizzatore dell’unità nazionale, proteggere le minoranze e la tolleranza religiosa di fronte all’estremismo religioso sunnita. Tuttavia, molti siriani cristiani si sono fatti avanti ed hanno protestato contro questa idea, affermando che “centinaia di cristiani innocenti che cercano libertà sono stati torturati a morte nelle carceri di Assad o uccisi dai suoi brutali banditi”.[2]
Inoltre, il conflitto siriano non è iniziato come una battaglia tra religioni. Nella narrazione di Assad, è un conflitto tra fondamentalisti estremisti e moderati secolari. Mettere il conflitto in questi termini è una strategia fuorviante intrapresa dal regime.
Dopo il colpo di stato del 1966 che ha portato Hafez Assad a governare nel 1970[3], Assad ha consolidato potere e ricchezza incontrollatamente attraverso un sistema di patrocinio fatto di politiche che favorirono i propri coetecari (gli Alawiti). In cambio della loro fedeltà, a questi alleati vennero concessi opportunità di lavoro, il comando degli eserciti e, in modo cruciale, l’ampio apparato di sicurezza del regime, facendo sì che una minoranza dominante imponesse la soppressione di ogni dissenso politico.[4] Il carattere dominante di tutte queste personalità che hanno beneficiato del favoritismo non è la loro appartenenza settaria, ma il loro assoluto supporto al regime di Assad. La mancanza di risarcimento di disuguaglianza del successore di Hafez Assad (suo figlio Bashar Assad) che ha promesso riforme[5], eventi della moderna storia siriana come attacchi che hanno colpito la maggioranza sunnita (il massacro di Hama[6], ad esempio,del 1982) e l’uso della detenzione arbitraria di chiunque venisse considerato come una minaccia per il regime, hanno allargato il divario tra le sette e hanno aggravato la disuguaglianza tra la minoranza dominante e la maggioranza sunnita, che ancora oggi costituisce il 74% della popolazione.[7] Tutte queste considerazioni hanno semplicemente esacerbato le tensioni in corso, portando alla credenza comune tra gli Alawiti che la caduta del regime potrebbe portare alla vendetta contro la loro comunità.[8] La realtà della situazione in Siria è che esiste sostanzialmente uno scontro tra una leadership autoritaria e spietata e le masse, che hanno preso parte alle manifestazioni del 2011, chiedendo riforme e diritti che a lungo erano stati negati.
Per mantenere il suo potere, il regime ha presentato la guerra in corso come una continuazione dello scisma tra shiiti e sunniti (che risale all’alba dell’Islam), piuttosto che come una lotta delle masse privati dai propri diritti che cercano di ottenerli. Nonostante le dicharazioni di Assad dicendo il contario, il regime mette in atto molteplici forme di provocazioni settarie, tanto da cementare il sostegno dei suoi fedeli, trasformando deliberatamente una rivolta non settaria e pacifica in una guerra settaria con gruppi estremisti islamici come elemento più visibile nel lato opposto. Esempi di questo sono i prigionieri sunniti spesso costretti dai soldati lealisti a dire “non c’è Dio al infuori di Bashar al-Assad” mentre vengono torturati[9]; la distruzione delle moschee[10]; e l’introduzione di combattenti stranieri Shi’a per combattere con il regime.[11]
Bisogna sottolineare che la militarizzazione del conflitto ha avuto inizio quando un comandante del regime di Assad ha dato ordine ai propri soldati di sparare a manifestanti disarmati.[12] Ai soldati i superiori hanno raccontato che stavano combattendo infiltrati, salafiti e terroristi. I soldati sono rimasti sorpresi nell’incontrare invece manifestanti non armati, ma erano comunque disposti a sparargli. In seguito c’è stata una defezione di massa delle truppe il cui primo obiettivo era proteggere la popolazione e solo più tardi di far cadere il regime. Prima delle suddette provocazioni e malgrado la manipolazione delle truppe nazionali per obbedire agli ordini basati su una falsa rappresentazione dei manifestanti, nell’opposizione non esisteva un obiettivo religioso o settario, anche se in alcuni dei battaglioni potrebbe esservi stata un’identificazione religiosa.
Il regime, sempre per conquistare solidarietà all’estero e per mantenere il controllo sui lealisti nel Paese, ha debitamente conflato tutti coloro che combattono contro le sue forze e contro le molteplici e varie truppe che il regime ha portato nel paese a combattere per conto suo. Il fatto che il regime abbia rafforzato il cosiddetto “Stato islamico” per soddisfare i suoi scopi è ampiamente ignorato. La percezione della “complessità” della guerra è accentuata in quanto il regime raffigura ogni forza che combatte contro di lui come “terrorista” che cerca efficacemente di distruggere la Siria. Questo fa sì che si diffonda l’idea che non esiste alcuna differenza tra l’opposizione al regime e l’ISIS, entrambe un nemico mortale della nazione.
L’attenzione è quindi spostato su una presunta origine Salafiti o Al Qaedista dell’opposizione nazionale o sul suo sostegno occidentale. Il regime offre inoltre la narrazione che le forze contro Assad stanno semplicemente combattendo una guerra per procura contro l’Iran e la Russia, usando la Siria solamente come un campo di battaglia. Così, l’esercito di Assad si oppone non solo al terrorismo islamico, ma anche contro “l’occidente imperialista”. Il regime ha dovuto creare una plausibile distorsione che manipola l’opinione pubblica interna e all’estero per quanto riguarda la “necessità di Assad”. Tuttavia, questo è esclusivamente una manipolazione – e deve essere visto con sospetto e con cautela come prova ulteriore degli tentativi di Assad di ingannare i civili siriani e anche la più ampia comunità internazionale.
[1] Majid Rafizadeh, ‘For Syria’s minorities, Assad is security’, Aljazeera, 16 September 2011. http://www.aljazeera.com/indepth/opinion/2011/09/2011912135213927196.html
[2] Bahnan Yamin, Samira Moubayed, Mirna Barq, and George Stifo, ‘Don’t be fooled: Assad is no friend of Syria’s Christian minorities’, The Hill, 5 November 2017. http://thehill.com/blogs/pundits-blog/religion/332938-dont-be-fooled-assad-is-no-friend-of-syrias-christian-minorities
[3] The Editors of Encyclopaedia Britannica, ‘Hafiz al Assad’, 8th March 2017. https://www.britannica.com/biography/Hafiz-al-Assad
[4] Susan Sachs, ‘Assad patronage puts a small sect on top in Syria’, The New York Times, 22 June 2000. http://www.nytimes.com/2000/06/22/world/assad-patronage-puts-a-small-sect-on-top-in-syria.html
[5] HWR, ‘A Wasted Decade: Human Rights in Syria during Bashar al-Asad’s First Ten Years in Power’, HWR, 16 July 2010. https://www.hrw.org/report/2010/07/16/wasted-decade/human-rights-syria-during-bashar-al-asads-first-ten-years-power
[6] Jason Rodrigues, ‘1982: Syria’s President Hafez al-Assad crushes rebellion in Hama’, The Guardian, 1st August 2011. https://www.theguardian.com/theguardian/from-the-archive-blog/2011/aug/01/hama-syria-massacre-1982-archive
[7] World population review, ‘Syria population 2017’, 8th June 2016. http://worldpopulationreview.com/countries/syria-population/
[8] Sadek Abdulrahman, ‘The lost cries of Alawites’, The Syrian Observer, 30th September 2014. http://syrianobserver.com/EN/Features/27916/The+Lost+Cries+of+Alawites
[9] Liam Stack, ‘Blindfolded, a Prisoner is Made to Swear His Love for Bashar al-Assad’, The New York Times, 24th September 2012. https://www.nytimes.com/interactive/projects/watching-syrias-war/who-is-better-god-or-bashar
[10] Syrian Network for Human Rights,’ Targeting mosques by the Syrian governments armed forces’, 11th June 2016. http://sn4hr.org/blog/2016/08/16/gov-forces-targeted-mosque-aleppo-city-aug-15-snhr/
[11] Martin Chulov, Saeed Kamali Dehghan and Patrick Wintour, ‘Iran hails victory in Aleppo as Shia militias boost Syria’s Bashar al-Assad’, The Guardian, 14th December 2016. https://www.theguardian.com/world/2016/dec/14/iran-aleppo-syria-shia-militia
[12] Human Rights Watch, ‘Syria: Defectors Describe Orders to Shoot Unarmed Protesters’, 9 July 2011. https://www.hrw.org/news/2011/07/09/syria-defectors-describe-orders-shoot-unarmed-protesters
IN INGLESE: Common Misconceptions about the Syrian Conflict