Pubblicato su Enab Baladi
Traduzione a cura di N. El Assouad e Marina Centonze
(Foto di Alia al Atassi scattata fuori al tribunale di Coblenza. Nella foto i ritratti di siriani scomparsi o deceduti nelle prigioni del regime siriano)
All ‘inizio di questo mese di giugno si è aperta una nuova fase del processo contro gli accusati di coinvolgimento in “crimini contro l’umanità” nelle strutture di detenzione del regime siriano, Anwar Raslan e Iyad al-Gharib, all’interno della Corte Suprema regionale nella città di Coblenza, nella Germania sud-occidentale.
La decima, undicesima e dodicesima seduta hanno incluso il primo interrogatorio del regista siriano Firas Fayyad e dell’avvocato siriano Anwar Al-Bunni, che hanno vissuto in prima persona l’esperienza della detenzione nel carcere di sicurezza “Al-Khatib”, e il seguente riassume le parti più importanti delle loro testimonianze:
La testimonianza del regista Firas Fayyad:
(Nella foto: il regista Firas Fayyad,)
Nella decima seduta, per la prima volta nel processo, il regista siriano, querelante congiunto nel caso, Firas Fayyad, ha parlato in arabo, davanti al giudice e al Senato, della propria esperienza di detenzione nel dipartimento di sicurezza “Al Khatib” del regime siriano a Damasco.
Fayyad ha detto al giudice che nel marzo 2011 ha cercato di documentare il più possibile il movimento di protesta nelle strade di Damasco fotografando le persone arrestate dai servizi di sicurezza, che sparavano ai manifestanti maltrattandoli perché protestavano contro la politica del regime, secondo quanto dichiarato dal “Centro Europeo per i diritti costituzionali e umani” considerato parte del gruppo di accusa durante il processo.
Durante la sua prima detenzione nelle carceri dell’intelligence siriana, Fayyad ha dichiarato nella sua testimonianza di aver visto “bambini e cadaveri nel dipartimento in cui è stato portato”, senza menzionare il nome di questo dipartimento, secondo il “Centro Europeo”.
Riguardo il suo secondo arresto, Fayyad dichiara di essere stato detenuto nel dipartimento di “Al-Khatib”, e di essere stato severamente picchiato dai guardiani del carcere.
Il testimone Fayyad, è stato interrogato almeno tre volte nel carcere, mentre era bendato, secondo quanto menzionato nella sua testimonianza, ed era in grado di identificare parzialmente l’ambiente circostante, incluso l’uomo che lo aveva interrogato.
Ritornato nella sua cella collettiva, Fayyad ha sentito per la prima volta il nome di Anwar Raslan da altri detenuti, prima di riconoscere Raslan dalle foto dei media durante il suo interrogatorio da parte della polizia di Berlino, in seguito.
Fayyad dice che in tribunale, l’imputato sembrava un po’ diverso da come che era nel carcere “Al Khatib”, ma si è detto sicuro al 60 -70% che quello fosse l’uomo che lo aveva interrogato.
Dichiarò che avrebbe potuto riconoscerlo dalla sua voce, ma l’imputato Raslan rimase in silenzio in quell’udienza.
Testimonianza dell’avvocato Anwar Al-Bunni
(Nella foto: l’avvocato Anwar Al Bunni)
Detenzione, sequestro forzato, torture da parte dei servizi segreti siriani, questi e altri crimini commessi dalle forze del regime siriano, sono stati ciò su cui l’avvocato siriano per i diritti umani Anwar al-Bunni ha lavorato per più di 30 anni.
Ma questa non è l’unica ragione per la quale l’avvocato è stato convocato quindi come testimone esperto nell’ 11a e 12a sessione del processo, ma la sua testimonianza è importante per la sua conoscenza del dipartimento di sicurezza “al-Khatib” vista la sua personale esperienza in questo centro di detenzione. Il suo incontro con l’imputato Raslan avviene in un altro carcere.
Nel 2012, al-Bunni è stato avvocato del regista e querelante Firas Fayyad.
Prima dell’udienza, al-Bunni ha partecipato al breve sit-in con l’attivista per “Family for Freedom”, Wafa Mustafa, il cui padre è imprigionato da sette anni, e il suo cliente Fayyad, tra 61 foto di siriani scomparsi nelle carceri di detenzione dei servizi di sicurezza siriani.
Secondo la dichiarazione del “Centro europeo”, Al-Bunni aveva già incontrato Raslan nel 2006, avendo lavorato come avvocato per 20 anni, rappresentando innumerevoli oppositori del governo siriano.
Il 17 maggio 2006, Al-Bunni viene arrestato e trasferito al dipartimento di sicurezza “n. 285”, dove lavora Raslan.
Al-Bunni descrive un’area di circa 20 metri quadrati in cui circa 50 uomini sono stipati e racconta che di notte sentiva urla terribili da altre celle e dai corridoi della prigione, che considerava “un chiaro segno di tortura dei detenuti “.
Cinque anni dopo, al-Bunni è stato rilasciato dalla prigione di Adra e il testimone ha aggiunto che, in risposta alle proteste pacifiche del 2011, il governo del regime ha intensificato in modo significativo la repressione e la tortura dei dissidenti nelle carceri: “Prima del 2011, le forze di sicurezza di Assad cercavano di ottenere informazioni con la tortura, ma a partire dal 2011, si è trattato solo di vendetta. Coloro che hanno chiesto la libertà sono stati torturati, a volte a uccisi, secondo Bunni.
Descrivendo i suoi clienti detenuti nel carcere “Al Khatib”, Al Bunni dice di vedere persone trasformate in fantasmi dopo il rilascio.
Dopo queste descrizioni, il giudice ha interrogato il testimone sulle foto dei corpi di migliaia di prigionieri introdotti clandestinamente da un ex dipendente della polizia militare siriana “Caesar” dalla Siria, consegnate alle autorità giudiziarie tedesche e Al- Bunni ha chiarito in particolare il sistema di numerazione dei corpi, che fornisce informazioni sullo stato di morte nei vari centri di detenzione del servizio di intelligence siriano.
Alcune interpretazioni nel contesto dell’udienza di al-Bunni contraddicono chiaramente diversi punti sollevati da Raslan nella sua dichiarazione durante la quinta seduta del processo, secondo quanto monitorato da Enab Baladi.