La sopravvivenza di Asad è nell’interesse d’Israele

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Assad-dynasty-image-by-Maureen-via-Flickr-CC-300x215

SCRITTO DA EDY COHEN, traduzione da Giovanna De Luca

Sintesi: nonostante la pretesa del longevo regime siriano di voler sollevare la bandiera della guerra totale contro Israele, dalla guerra dell’ottobre del 1973 la frontiera siriano-israeliana delle Alture del Golan è rimasta tranquilla. Oggi che la Siria non è più capace di operare come Stato sovrano, un presidente forte con un fermo controllo sullo Stato è di vitale interesse per Israele.

Diversamente dal suo predecessore, il presidente USA Donald Trump non è stato pigramente in attesa di un attacco chimico siriano, ma ha lanciato cinquantanove missili verso l’aereoporto dal quale il Presidente Bashar Assad ha lanciato l’attacco. Dopo l’attacco Trump ha dichiarato: “Stanotte ho ordinato un attacco militare mirato verso lo spazio aereo siriano da dove è stato lanciato l’attacco chimico. È nell’interesse della sicurezza degli Stati Uniti prevenire o scoraggiare la diffusione e l’uso di armi chimiche mortali….faccio un appello a tutte le nazioni civilizzate ad unirsi a noi nel cercare di mettere fine alla mattanza e al bagno di sangue in Siria…e anche nel mettere fine al terrorismo di ogni tipo e specie…lo chiediamo in nome di Dio mentre affrontiamo la sfida di cambiare il nostro mondo pieno di problemi.”

Quando iniziò il mandato di Trump, molti credevano che non sarebbe entrato in una contesa con Assad, e che nella sua agenda non era incluso rimuovere il dittatore finché questo avesse combattuto contro Isis. Che fosse stata questa, dunque, l’agenda di Trump, sembra sia poi cambiata in seguito all’attacco chimico e nuovi calcoli hanno portato a nuove domande. Chi sarà il prossimo governante della Siria? Sarà una nuova dittatura o sarà un presidente democraticamente eletto che avrà difficoltà nel muoversi nel tormentoso Medio Oriente? Che atteggiamento avrà il nuovo governatore rispetto a Israele? Quale sarà il destino delle Alture del Golan?

Tra gli ambienti siriani e libanesi, circola un vecchio adagio: “Un Leone (Assad in arabo) in Libano e un coniglio nel Golan” che è stato applicato alla dinastia Assad per anni.
Gli Assad hanno sventolato la bandiera della guerra contro Israele fin dagli anni ’70, ma quella guerra non si è mai materializzata. Dalla guerra dello Yom Kippur nel 1973, né Hafez Assad né suo figlio Bashar hanno avviato né una sola attività militare contro Israele dal territorio siriano. Hanno fatto invece mobilitare altre milizie dal Libano contro Israele.

Basandosi sui rapporti dei media riguardo ai bombardamenti a Damasco da parte dell’Aeronautica israeliana e la crescente tensione tra Tel Aviv e Damasco ci si potrebbe chiedere come la situazione nel Golan sia riuscita a rimanere tranquilla per oltre quarant’anni fino alla sollevazione del marzo 2011. La risposta è che in quel periodo, il regime siriano non aveva interesse ad avviare una guerra contro Israele. Non solo ha scelto di non lanciare una lotta armata per liberare la terra, ma si è ben curato di evitare ogni confronto sul fronte del Golan, probabilmente temendo un’altra sconfitta umiliante. Le autorità siriane sono arrivate a punire qualunque soldato siriano che avesse provocato i soldati israeliani sulle alture del Golan, anche se hanno continuato ad attaccare Israele indirettamente.

La Siria, ha sostenuto gruppi armati come quello palestinese di Hamas e la Jihad islamica e ha aiutato Hezbollah a terrorizzare i soldati dell’ IDF durante la permanenza di questi nel sud del Libano. A metà degli anni ’80, quando Hezbollah emerse per la prima volta, ricevette, insieme al movimento sciita Amal, soldi e armi da Teheran via Damasco. La Siria non si oppose al principio di attaccare Israele, ma ebbe cura di evitare un confronto diretto con Tel Aviv.

Piuttosto che confrontarsi sul campo di battaglia, la Siria ha cercato invece di ottenere le alture del Golan per via diplomatica. Ha partecipato ai colloqui di Madrid nel 1991 e ha negoziato anche direttamente con Israele (alcuni mesi prima della morte di Hafez Assad nel 2000, Ehud Barak si è incontrato con il ministro degli Esteri siriano Farouk Shara negli Stati Uniti), anche se questi colloqui non hanno portato a nulla.

Oltre alla diplomazia, i siriani hanno dato voce alla loro richiesta riguardo le alture “occupate” del Golan, attraverso la stampa e discorsi demagogici.

Come risultato di questa dottrina che evita il confronto militare, Israele ha goduto di quasi quattro decenni di pace e di tranquillità sul Golan, potendo così sviluppare l’area, coltivare la terra e costruire siti kibbutzim e turistici. Le intese non ufficiali tra Tel Aviv e Damasco sono state dissipate negli ultimi anni con il crollo della Siria moderna, ma non erano le uniche intese tra i due Paesi.

Nel 1976, con l’entrata dell’esercito siriano in Libano e la paura di un confronto tra Siria e Israele, si stabilirono le cosiddette “linee rosse”. A Damasco è stato vietato dispiegare i suoi soldati a sud del fiume Litani, introdurre missili anti-aerei in Libano che minaccerebbero la Forza dell’Aeronautica israeliana e danneggiare i cristiani libanesi che erano allora alleati di Israele. Il mediatore di queste intese era il Segretario di Stato degli Stati Uniti Henry Kissinger.

Queste “linee rosse” ressero ma ci furono due violazioni: 1) quando i siriani portarono missili Surface-to-Air (SAM) nella valle di Bekaa nel 1981 e quando gli Stati Uniti sostennero la coalizione contro l’Iraq nell’ottobre 1991; E 2) quando la Siria fermó la ribellione di Michel Aoun contro la Siria. Il primo incidente portó a uno scontro diretto tra la Siria e Israele in cui la forza aerea israeliana riuscì ad abbattere decine di aerei siriani sul Libano. Questo ha rafforzato la percezione dei siriani che un confronto con Israele non è conveniente.

In Libano, Israele ha bisogno di un presidente forte – non di uno debole come Amin Gemayel, che si è inarcato sotto la pressione nazionale ed esterna siriana e iraniana per annullare un accordo di pace con Israele. L’accordo, di cui la maggior parte degli israeliani conosce poco, è stato concluso 34 anni fa. Nel 1982, dopo la guerra del Libano, il governo israeliano ha negoziato con il presidente Gemayel tramite la mediazione statunitense. Dopo un anno di intensi negoziati, i rappresentanti delle tre parti si sono incontrati il 17 maggio 1983 in un’atmosfera festosa nel Libano meridionale e in seguito a Kiryat Shmona per firmare un accordo di pace. Quell’accordo mirava alla sicurezza e ad una normalizzazione accurata delle relazioni tra il Libano e Israele per poi culminare nel ritiro di Israele dal Libano entro tre mesi. È stato ratificato dalla Knesset israeliana e dal Parlamento libanese – ma il presidente Gemayel si è rifiutato di firmare. Non è chiaramente nell’interesse di Israele avere un presidente in uno dei paesi confinanti che non sia in grado di governare il proprio paese.

Come è noto, nessun mortaio è stato lanciato sul Golan dalla guerra del 1973 fino a poco tempo fa. I siriani si sono assicurati di mantenere la calma nella zona, poiché fare fuoco sui villaggi israeliani è sempre stata considerata da Israele una scusa valida per lanciare una campagna militare. Questo si è visto negli ultimi anni con i palestinesi nell’operazione “Piombo fuso” e “Margine Protettivo”, e in Libano.  Infatti, nel 1982, il fuoco dal Libano verso città e villaggi israeliani e l’infiltrazione da parte dei militanti nel nord di Israele portarono il governo israeliano ad invadere il Libano, raggiungendo Beirut.

Israele è circondato da nemici. Ha bisogno che questi nemici siano guidati da governanti forti e stabili che controllino i loro eserciti e impediscano sia il fuoco che le infiltrazioni nel territorio israeliano. Sia Assad senior che Assad Junior sono riusciti in questo e continuano a farlo fino ad oggi, nonostante le numerose prove degli ultimi anni sugli attacchi israeliani nel cuore della Siria.

La Siria è ormai un paese che si sgretola. Si sta fondendo in un fango di milizie estremiste (ISIS, Jabhat al-Nusra, Jaysh al-Islam, organizzazioni palestinesi come il Fronte popolare per la liberazione della Palestina Ahmed Jibril, il Commando Generale, Quwat al-Jalil e le forze di Padi Malih, così come i ribelli moderati). È suddivisa in diverse regioni, ognuna controllata da un’organizzazione diversa. La Siria è crollata, e lo stesso è accaduto anche per quanto riguarda le sue intese con Israele, lo provano i colpi di mortaio che cadono di nuovo sul territorio israeliano.

La Siria non è più in grado di funzionare come uno Stato sovrano, e questo è negativo per Israele. Con tutto il rammarico per la perdita e il mancato rispetto della vita umana, e l’avversione al massacro che Bashar Assad sta compiendo contro suo popolo, un presidente siriano forte con un controllo fermo sullo Stato è di vitale interesse per Israele. Dato le alternative islamiche al suo dominio, i vicini della Siria, incluso Israele, potrebbero avvertirne la mancanza perché la Siria sarebbe rapidamente libanizzata. Il paese sarà diviso in più entità, ognuna controllata da un gruppo / setta separate. Questo sarà difficilmente utile per Israele o per il Medio Oriente nel suo complesso.

Original: Assad’s Survival is in Israel’s Best Interest

 

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