Linea guida di base per gli attivisti della solidarietà

 

mariam barghouti
Mariam Barghouti

SCRITTO DA MARIAM BARGHOUTI, tradotto da Mary Rizzo

La solidarietà si traduce spesso in un “complesso di salvatore”, in cui il cosiddetto attivista della solidarietà vede il gruppo degli oppressi nell’ottica della pietà e mira ad aiutare queste persone con lo sforzo di salvarli dalla loro miseria.

La pietà come sentimento deriva da sentimenti di supremazia e di arroganza. Esercita sentimenti nel subconscio di inferiorizzazione e di alterazione. Anziché estendere le braccia per il sostegno, gli individui afflitti con il complesso di salvatore, invece, corrono davanti ai gruppi degli oppressi, tenendoli ben dietro le loro spalle, insistendo poi che i gruppi degli oppressi “si sbrigano” e che si “cercano di tenere il passo” con colui che è diventato il loro leader.

Mentre sperimentiamo rivolte e resistenze in tutto il mondo, è essenziale che gli alleati capiscano la loro posizione privilegiata e che aderiscono alle scelte e alle decisioni dei gruppi dei resistenti anziché dettare le posizioni che loro devono adottare.

Le regole fondamentale della solidarietà:

Tu non puoi “salvare” il gruppo degli oppressi.

I gruppi degli oppressi non sono inferiori a te e non cercano commiserazione o pietà da nessuno.

Nessuna nazione è “libera” nel senso utopistica. Quindi non portare l’idea della “democrazia”, ​​della “libertà” e della “giustizia” dalla vostra nazione per i gruppi degli oppressi. Loro sono consapevoli delle proprie richieste e non hanno bisogno di te per illuminarli. Insistere nelle vostra “istruzione” è un atto che nega queste persone della propria autonomia, che è un’ideologia propria dei regimi oppressivi.

Non glorificare il movimento della resistenza attraverso la poeticizzazione e la riduzione in feticcio dei popoli resistenti. Nessuna resistenza è bella. Il sangue è rosso e si diventa poesia quando lo abbelliamo attaverso scelte linguistiche. Talvolta tale approccio aiuta ad alleviare il carnefice dal proprio senso di colpa.

Lodare la fermezza e la resistenza come modalità di sostegno. Ma non usarla come razionalizzazione per vivere in uno stato di speranza utopico, per cui non farai niente.

Non dettare ai gruppi degli oppressi il modo incui devono reagire o sentire. Non sarai tu a dovere affrontare le conseguenze e il tuo privilegio di scelta non ti fornisce il diritto di istruire i gruppi degli oppressi i giusti modi di sentirsi o comportarsi. Diventa umile ad ascoltarli, questa è la loro lotta e tu sei un alleato.

Non feticcizzare dei combattenti della causa. Smette di dipingere le donne come “toste guerriere” e gli uomini come “eroi affascinanti” per soddisfare la tua fantasia provocata dai film d’azione di Hollywood. La ragione per cui le persone resistono è per poter vivere in dignità e pace, senza la necessità di combattere costantemente. C’è esaurimento e trauma dietro tutte queste apparenze, ed è nostro dovere aiutare ad alleviare la sofferenza piuttosto che promuovere l’immagine.

Puoi fare un lavoro più efficace e costante nel tuo Paese d’origine, che nel Paese resistente. Prendere parte in azioni contro la complicità, sia che si tratti di istituzioni politiche, economiche o dell’istruzione, si è dimostrato più efficace per creare una strategia significativa diretta a combattere l’oppressione.

Le lotte non esistono per te di potere costruire una carriera sulle spalle dei gruppi degli oppressi. Ciò significa giornalisti e ONG opportunistici.

I gruppi degli oppressi non sono un causa di beneficenza. Sono persone che lottano per la dignità e la giustizia. Di conseguenza, l’approccio umanitario diminuisce solo i sintomi dell’oppressione stessa e non fa niente a sconfiggerla alle sue radici.

Non diventare un portavoce della comunità in difficoltà. Se ti assuma una posizione per commentare una lotta di cui esprimi la tua solidarietà, presentala dalla prospettiva del tuo gruppo in termini di complicità e resistenza all’oppressione. Questo non è sinonimo di parlare a nome dei gruppi degli oppressi. Ogni gruppo può parlare per sé, quindi ricordatevi di amplificare le loro voci piuttosto che mutarle per ottenere il tuo momento di fama.

Stare in solidarietà con un gruppo degli oppressi mentre sei complice in un’altra oppressione automaticamente annulla la tua solidarietà. Sei contro l’oppressione in linea di principio, oppure non lo sei affatto.

I gruppi che resistono non sono modelli per il tuo prossimo progetto creativo.

Non aspettare che i gruppi degli oppressi ti dicano “grazie” semplicemente perché stai facendo la cosa giusta. Stare dalla parte della giustizia non è un’opportunità per gratificare il tuo ego.

Perché qui, non si tratta di te.

 

Originale: Basic Guidelines for Solidarity Activists

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