Archiviare le speranze e le disperazioni della Siria
Fondato sulla scia della rivoluzione siriana, Comic4 Syria ha riunito giovani artisti siriani che speravano di dare un senso alla violenza e alle brutalità quotidiane in corso nel loro paese.
Di Bahija Haddad*, pubblicado il 13 agosto 2021 su SyriaUntold
(Traduzione di Giovanna De Luca)
Nel 2012, un anno dopo la rivolta siriana e la crescente violenza nel loro paese, un gruppo di giovani fumettisti siriani ha deciso di unire le proprie voci. Hanno mantenuto il loro lavoro anonimo per commentare la guerra, la politica e la società attraverso i loro fumetti. Il risultato è stata la creazione del collettivo online Comic4 Syria.
La decisione di fondare un collettivo dedicato esclusivamente al fumetto non è peculiarità della Siria. Sulla scia della primavera araba, molti di questi collettivi sono apparsi in tutto il mondo arabo. Ma ciò che ha distinto e sostenuto Comic4 Syria è la lunghezza della guerra in Siria e gli orrori quotidiani dell’ultimo decennio, tutti rappresentati nelle strisce e nei pannelli pubblicati sulla pagina Facebook di Comic4 Syria.
Gli ultimi 10 anni hanno visto emergere un’ondata di immagini dalla Siria, che si tratti di fotografie di combattenti e code per procurarsi la benzina, cartoni animati, video di proteste di massa con i cellulari, illustrazioni o dipinti. Tutto ciò che è visivo ha giocato un ruolo cruciale nel conflitto, poiché le immagini della Siria circolano a livello globale e diventano il cuore delle narrazioni.
In questo clima, i fumetti creati e pubblicati da Comic4 Syria e altri sono esplosi con urgenza. Hanno rappresentato l’euforia delle proteste di strada, la brutalità nelle carceri siriane e tutto il resto. Forse erano un tentativo di compilare il fugace “ora” e “qui” sullo sfondo di una serie di eventi sempre pressanti e in competizione. E anche se Comic4 Syria ha smesso di pubblicare nel 2016, i suoi fumetti servono ancora a narrare o documentare un certo momento della storia della rivoluzione siriana. Sono un archivio per il futuro.
Che cosa, allora, può sopravvivere come testimonianza dell’“ora” e del “qui”? Quale eredità apportano questi fumetti al futuro? E come distinguere i fumetti in un’atmosfera già troppo satura di immagini?
Censurare i fumetti
A metà degli anni ’90, i ricercatori Allen Douglas e Fedwa Malti-Douglas furono i primi a scrivere un libro accademico sui fumetti in Medio Oriente, concentrandosi principalmente su vignette politiche. La Siria in particolare, hanno scritto, ha avuto una profonda storia di censura:
“La Siria, praticamente è la sola tra i maggiori stati arabi, a bloccare l’ingresso di altre strisce [fumetti] arabe, creando il proprio monopolio delle immagini. […] Da nessuna parte nel mondo arabo un governo controlla i fumetti in modo così efficace come nella Repubblica araba siriana”.
I fumetti in Siria sono stati a lungo dominio della letteratura per bambini, un’arena in cui i propagandisti hanno gareggiato per plasmare il futuro cittadino ideale. Prendiamo, per esempio, al-Tali’i, la rivista ufficiale del movimento scout giovanile Tala’i’ al-Ba’ath del regime. La rivista viene editata dal 1984 e distribuita nelle scuole e nei corner shop. L’ideologia di al-Tali’i era chiara: ba’athismo, nazionalismo arabo, patriottismo siriano, militarismo, laicità e, almeno apparentemente, culto della scienza e del produttivismo.
La serie di fumetti di Al-Tali’i, scritta da Adil Abu Shanab, illustrata da Mumtaz al-Bahra e intitolata grandiosamente “Hasan Muqabba’a, Hero of the Ghouta” è una notevole illustrazione di questa ideologia. La striscia raffigura “martiri” morti combattendo i francesi tra le due guerre mondiali. I membri della resistenza sono “rivoluzionari” paragonabili ai guardiani del regime di Assad. Sebbene ambientato in un momento diverso della storia recente della Siria, il successo della rivoluzione siriana contro i francesi è rappresentato come il trionfo del partito Ba’ath e dei suoi giovani scout. Un’altra rivista meno ideologicamente improntata, sebbene ancora pubblicata dal Ministero della Cultura siriano, è Osama. Rivolto anche ai bambini, la rivista è politicamente conformista ma ha consentito più punti di vista, soprattutto sotto il caporedattore Zakaria Tamer dal 1975 al 1977.
A parte i fumetti per bambini, i cartoni satirici, che hanno una storia molto più lunga nella regione, sono apparsi nello stesso periodo, principalmente sui giornali arabi al di fuori della Siria o, nei decenni successivi, online.
Un’eccezione è stata al-Domari o “Il lampionaio”, la prima rivista satirica indipendente della Siria da quando il regime ba’athista ha preso il potere nel 1963. Fondata dal famoso fumettista politico Ali Ferzat nel 2000 durante la primavera di Damasco, al-Domari ha rapidamente conquistato un’entusiasta pubblico, per non parlare dei numerosi premi da tutto il mondo. Dopo la morte di Hafez al-Assad, la Primavera di Damasco ha visto le sfere sociali e politiche della Siria diventare relativamente aperte, consentendo ad al-Domari di guadagnare lettori. È finita piuttosto in fretta, però. La frequente censura del governo e la mancanza di fondi hanno costretto la rivista alla chiusura nel 2003. Tuttavia, Ferzat ha pubblicato più di 15.000 vignette su al-Domari e altrove, criticando la corruzione, la burocrazia, l’accumulo di ricchezza da parte dell’élite e altre questioni.
Riappropriarsi della realtà
Con lo stesso impulso che ha spinto Ferzat e altri, Comic4 Syria ha lavorato per contrastare l’eredità del regime e per recuperare il controllo della realtà. Mentre affrontavano la censura in Siria, il loro uso su Facebook serviva a “divulgare il proibito”, secondo le parole del fumettista libanese Georges Khoury. Khoury ha fondato il primo collettivo di fumetti nella regione a metà degli anni ’80. Lo scrittore ed editore Malu Halasa spiega in Syria Speaks:
“In contrasto con la propaganda essenzialmente monolitica del regime, il gruppo anonimo [online] Comic4 Syria ha guidato un crescente movimento di simbolismo rivoluzionario multidimensionale che ha incoraggiato il dialogo, il dibattito, la libera espressione e la contestazione”.
Durante i diversi anni di attività, la pagina Facebook di Comic4 Syria ha raccolto quasi 20.000 followers. Rappresenta un’insostituibile fonte creativa di documentazione della guerra in Siria. Il collettivo, composto da contributori anonimi, spiega il loro impegno come segue:
“Impegnati per la libertà e la dignità, il nostro obiettivo è documentare gli eventi durante la rivoluzione, nonché le conseguenze catastrofiche della rottura, dello spostamento e della dislocazione con le sue conseguenze. […] Come indica il nome, il fumetto è il mezzo preferito per registrare di tutto, dalla brutalità nelle carceri, alle attività durante le manifestazioni e alla violenza degli interventi militari. Spesso emotivo, a volte ironico, l’obiettivo è sempre quello di raccontare una storia in profondità, di colpire nel segno col minor numero di pannelli possibile, di analizzare la situazione politica e nazionale di un paese e la sua rivoluzione. Comic4 Syria non si considera un collettivo della resistenza. Comic4 Syria sostiene la libertà artistica, crede in un popolo libero e in una nazione libera e utilizzerà metodi artistici in collaborazione con l’immaginazione del lettore per illustrare la verità con colori vivaci su fondali esagerati. La bellezza e l’arte del fumetto sta nella sua capacità di rivelare la realtà attraverso l’esagerazione. […] La nostra convinzione, tuttavia, è quella che il lavoro che abbiamo prodotto finora vada in qualche modo a documentare questa storia, è alimentata dalla ricchezza artistica e politica che ci circonda oggi. […].”
Questo quasi-manifesto individua la lotta per rappresentare e documentare la realtà quotidiana, una realtà visiva che diventa un’arena di contestazione per l’eredità che lascerà in futuro.
Orrori di tutti i giorni
I brevi fumetti sottostanti ritraggono un’immagine complessa del modo in cui la guerra si traduce nella vita di tutti i giorni. Per come la vedo io, è qui che risiede uno dei maggiori punti di forza di Comic4 Syria: nella loro decisione consapevole di evitare una visione manichea rifiutando di fare affidamento su facili dicotomie tra bene e male.
La storia “Condoglianze”, mostrata di seguito, presenta un figlio unico, Haidar, che proviene da un villaggio povero. Il dialetto dei fumetti indica che proviene da una famiglia alawita della costa siriana. Haidar decide di arruolarsi nell’esercito perché non vuole che i suoi genitori soffrano la fame e per difendere il suo villaggio dai militanti. Il padre critica questa scelta. Quando Haidar viene ucciso in guerra, i rappresentanti ufficiali del regime vengono a casa dei suoi genitori e li costringono a rilasciare un’intervista televisiva sulla perdita di un figlio martirizzato. Nella foga del momento, il padre di Haidar non è in grado di dire nulla di coerente, e invece piange per il figlio morto.
Come condivide Comic4 Syria nella didascalia di Facebook che accompagna la striscia, la storia di Haidar attinge alla vita reale. Tuttavia, nella sezione commenti, alcuni utenti di Facebook criticano l’artista per aver dato sfumature alla decisione di Haidar di arruolarsi nell’esercito siriano. Merita di essere citata la risposta degli amministratori della pagina: sottolineano il fatto che si tratta di incidenti e storie che avvengono quotidianamente sia nei villaggi alawiti che non: “بالنهاية هالقصص مؤشر على الشي اللي عم يصير على الأرض. ا ا لنا ادننا للشي اللي عم لى الأرض مو اللي عم يجينا الاميا. ا ما صدقت هالقصة جرب تدور على الحقيقة على ال”.
Il messaggio è chiaro: queste storie sono rappresentative di ciò che sta accadendo sul campo e dobbiamo prestare loro attenzione.

Nel fumetto “Cake”, un interrogatore frusta un uomo con un cavo elettrico per estorcergli una confessione. Improvvisamente, il telefono dell’interrogatore squilla. Sua figlia è in linea; il suo tono cambia in dolce e amorevole. Le augura buon compleanno, poi si chiede dove potrebbe comprarle una torta così a tarda notte. L’uomo sotto tortura interviene dicendo che conosce una pasticceria aperta fino a tardi, un ultimo appello all’umanità che trova la morte istantanea. Il pannello finale mostra l’interrogatore alla sua scrivania, che pensa alla torta di compleanno. La mostruosità del torturatore è rafforzata dalla sua doppia personalità, sia come padre amorevole che come brutale torturatore. Il fumetto trasmette il senso della banalità del male.


Un altro momento inquietante è rappresentato nel fumetto “Mu’dhamiyah” in riferimento a un sobborgo di Damasco che è stato distrutto durante la guerra. Due amici si avventurano a giocare nei campi quando il padre di uno, un pilota, riceve l’ordine di lanciare una bomba che uccide entrambi i ragazzi, compreso il suo.

I fumetti raccontano spesso storie di amici o familiari che sostengono i diversi lati della guerra, come in “Cocktail“. Le opinioni di due amici d’infanzia cresciuti insieme divergono sugli eventi che si stanno svolgendo: Ahmad è entusiasta di unirsi a una protesta dell’opposizione, mentre Hussein gli dice che i manifestanti sono terroristi. Ahmad viene arrestato in seguito alla protesta e Hussein sembra difenderlo. Entrambi sono detenuti per 60 giorni e la loro amicizia si rafforza dopo il loro rilascio.



“Barefoot” raffigura una madre che cerca suo figlio in ogni prigione vicina, al fine di dargli le pantofole di casa che ha perso durante il suo arresto. Dopo una lunga ricerca, si imbatte in un uomo che la informa che suo figlio è morto sotto tortura. Decide di regalargli le pantofole di suo figlio.

Disegnato in bianco e nero e nei minimi dettagli, “Waiting” racconta la storia di un uomo che ha trascorso otto anni in prigione sotto Hafez al-Assad. Al suo rilascio, nota che nulla è cambiato e chiede alle persone intorno a lui di possibili proteste. Ma gli viene detto che ci sono solo manifestazioni pro-regime e si chiede: “Fino a quando?”
All’annuncio della morte di Hafez al-Assad, apre le finestre del suo appartamento esclamando alle masse assenti: “Ora! Ora è il momento! Dove sei? Perché sei silenzioso?” Ma ancora una volta gli viene detto che si stanno svolgendo solo manifestazioni di sostegno al nuovo presidente Bashar. Undici anni dopo, mentre si siede sul suo balcone, sente canti da lontano e pensa di avere le allucinazioni. I fumetti si concludono con le parole: “È successo solo ora? Va bene, va bene, l’importante è che sia successo».


La pagina Facebook di Comic4 Syria è inattiva dal 2016. Tuttavia, attraverso dei semplici frammenti che rappresentano esperienze condivise e vissute di brutalità ma anche di speranza, questi fumetti illustrano un momento umano che vale la pena preservare. È un “qui” e un “ora”, con valore archiviabile per il futuro.
*Bahija Haddad è lo pseudonimo di una scrittrice siriana con sede a Berlino i cui interessi includono le tradizioni della narrazione visiva, la musica mediterranea, le culture orali e il cibo.