Circa l’82% é stato ucciso dall’Alleanza russo-siriana.
In un rapporto pubblicato oggi(3 maggio ndr), Giornata Mondiale per la libertà di stampa, il Syrian Network for Human Rights(SNHR)ha riportato che non meno di 682 operatori del settore mediatico sono stati uccisi in Siria dal marzo 2011, l’82% è stato ucciso dall’alleanza russo-siriana.
Il rapporto rileva che il giornalismo e giornalisti tradizionali non sono stati in grado di coprire ciò che stava accadendo nei particolari, dati i rapidi sviluppi delle vicende in Siria, così la responsabilità di informare é ricaduta sui cittadini, che in alcuni casi hanno ricevuto una formazione sul lavoro giornalistico, per riempire questo vuoto, ció li ha resi automaticamente un bersaglio diretto come chiunque si esponga registrando, scrivendo o condividendo notizie riguardo gli abusi messi in atto dal regime.
Secondo il rapporto, il regime siriano e i suoi alleati non solo hanno preso di mira i cittadini che si impegnavano come giornalisti uccidendoli, arrestandoli e torturandoli, ma hanno assunto decine di giornalisti per promuovere la narrativa del regime siriano, negare le sue violazioni, distorcere fatti e spogliarli di ogni contesto o credibilità. Il regime siriano è stato principalmente aiutato dal regime iraniano che ha una grande esperienza nella creazione di contenuti in inglese, così come alcuni media libanesi che supportano Hezbollah e i media russi. Tutti questi apparati hanno lavorato insieme per negare i bombardamenti su ospedali, scuole e mercati e negare l’assedio e la fame sofferta dalla popolazione, adottando la narrativa della guerra al terrorismo e ai gruppi terroristi, ripulendo l’immagine del regime siriano senza dimenticare di ringraziare alleati russi e iraniani.
Secondo il report le forze del regime siriano sono responsabili di circa il 90% delle violazioni registrate contro i cittadini che fanno da giornalisti. D’altra parte, il rapporto aggiunge che tutte le parti in conflitto hanno cercato di reprimere i media, distorcere i fatti o esagerare la brutalità dei loro nemici in una forma o nell’altra e in misura diversa. Ciò ha minato l’integrità e la credibilità di molti media.
Fadel Abdul Ghany, presidente di SNHR, aggiunge:
“I cittadini che hanno fatto da giornalisti hanno svolto un ruolo fondamentale nella registrazione e nella narrazione di incidenti e violazioni e nel fornire dati ai gruppi per i diritti umani. Abbiamo collaborato molto con loro. Non dobbiamo dimenticare la loro apportazione. Alcuni di loro hanno sacrificato le proprie vite e le loro libertà per mostrare la verità e usarla per difendere le loro famiglie e il loro paese “.
Il rapporto documenta che 682 operatori dei media sono stati uccisi, tra loro ci sono sette bambini e sei donne, tra marzo 2011 e maggio 2018 nel conflitto in Siria. Inoltre, tra le vittime c’erano otto giornalisti stranieri e 37 persone sono morte sotto tortura. Le forze del regime siriano e le milizie iraniane sono state responsabili dell’uccisione di 538, dei 682 operatori media che sono stati uccisi, mentre le forze russe ne hanno ucciso 18. Inoltre, 69 sono stati uccisi da gruppi estremisti islamici, mentre le fazioni dell’opposizione armata ne hanno ucciso 25. Le forze di autogestione curde ne hanno uccisi 4 e le forze internazionali della coalizione ne hanno ucciso uno. Infine, 27 operatori media sono stati uccisi per mano di altre parti.
Inoltre, il rapporto sottolinea che l’arresto e il rapimento di cittadini giornalisti che sono andati avanti per sette anni fa parte dei tentativi di bloccare e nascondere le atrocità e le violazioni che vengono perpetrate in Siria, aggiungendo che la maggior parte dei casi di detenzione sono sparizioni forzate, specialmente quelli che sono detenuti nelle prigioni del regime siriano.
Secondo il rapporto, 1.116 lavoratori media tra cui cinque donne, sono stati arbitrariamente arrestati o sono spariti per mano delle parti del conflitto in Siria tra marzo 2011 e maggio 2018. Tra le vittime c’erano anche 33 giornalisti stranieri. Dei 1.116, 833 sono stati arrestati dalle forze del regime siriano, mentre i gruppi estremisti islamici ne hanno arrestati 122. Le forze curde di autogestione ne hanno arrestati 56 e le fazioni dell’opposizione armata 64. Inoltre, il rapporto registra 41 casi di arresto che non si é riusciti ad identificare.
Sempre secondo il rapporto del SNHR la professione di giornalista in Siria é utilizzata per servire i criminali e ripulire la loro immagine, e per terrorizzare chiunque abbia osato opporsi a loro. Ci sono molti video sulle brutali torture subite dagli oppositori, altri video contenevano insulti di tipo confessionale. Inoltre, alcuni video contenevano effetti visivi che erano falsamente accreditati alle fazioni dell’opposizione armata come tentativo di dimostrare che i video che gli attivisti stavano condividendo all’interno della Ghouta orientale erano semplicemente delle invenzioni.
Il rapporto rivela che il diritto umanitario internazionale ha sottolineato che i giornalisti impegnati in pericolose missioni in aree di conflitto armato devono essere considerati civili e protetti in quanto tali, a condizione che non intraprendano azioni che incidano negativamente sul loro status di civili, in base all’articolo 79 dei Protocolli addizionali alle Convenzioni di Ginevra del 12 agosto 1949. Inoltre, la regola 34 delle norme consuetudinarie degli stati del diritto internazionale umanitario, i giornalisti civili impegnati in missioni professionali in aree di conflitto armato devono essere rispettati e protetti finché non prendano parte direttamente alle ostilità “.
Secondo il rapporto, le risoluzioni del Consiglio di sicurezza numero 1738 e 2222, hanno condannato attacchi e atti di violenza contro giornalisti e operatori dei media.
Inoltre, la relazione chiede al Consiglio di sicurezza di unirsi alla lotta contro l’impunità riferendo la situazione in Siria alla Corte penale internazionale.
Il rapporto chiede inoltre all’OHCHR di condannare la presa di mira dei lavoratori dei media in Siria e di far luce sui loro sacrifici e le loro sofferenze.
Inoltre, la relazione invita il COI e l’IIIM a indagare sul targeting dei lavoratori dei media, dato il loro ruolo vitale nel registrare gli incidenti in Siria.
Il rapporto sottolinea il ruolo dei media arabi e internazionali nel sostenere i propri colleghi giornalisti rilasciando rapporti regolari che facciano luce sulle loro sofferenze quotidiane e ricordino il loro sacrificio.
Qui l’originale
Su questa pagina potrete trovare un report più completo del Syrian Network for Human Rights riguardo al tema