Un contributo di Alberto Savioli
Ricordare alcuni fatti del passato non è un esercizio accademico e nemmeno un giusto tributo alle vittime innocenti, ma ribadire che colui che si è macchiato di crimini contro il suo popolo e ha spinto il paese verso la violenza, non può avere posto nella Siria di domani come pacificatore.
In questi stessi mesi, ma nel 2011, l’attivista per i diritti umani Osama Nassar partecipava ad un sit-in di fronte al Ministero degli Affari Interni in solidarietà con i prigionieri politici che avevano iniziato uno sciopero della fame. Venne arrestato assieme alla moglie Maimuna, che era incinta della loro prima figlia. Un articolo della stampa governativa li descriveva come “infiltrati stranieri”.
Rilasciati dal carcere vengono nuovamente arrestati nel maggio 2011, escono ancora e partecipano alle manifestazioni pacifiche. Ricercati dai servizi di intelligence cercano rifugio presso altri amici a Damasco: Ghiyath Matar, Yahya Shurbaji, Nabil Shurbaji.

Ghiyath Matar, soprannominato il piccolo Ghandi, era tra gli organizzatori delle manifestazioni pacifiche di Darayya.
Matar andava dai soldati e offriva rose e bottiglie d’acqua. Sulle bottiglie Matar scrisse ai soldati. “Noi siamo fratelli. Se fossi al tuo posto, non ucciderei manifestanti pacifici. Questo paese è abbastanza grande per tutti. Protestiamo in pace”. Uno di questi messaggi è ancora conservato (vedi foto).
Matar, a Darayya, si era ispirato all’azione non violenta di Yahya Shurbaj che nel 2003 assieme ad altre 100 persone aveva camminato silenziosamente per le strade di Darayya in segno di protesta contro l’invasione americana dell’Iraq. Lui e altri 18 vennero arrestati. Yahya venne detenuto per due anni.
Il 6 settembre 2011, Matar venne arrestato dalle forze di sicurezza insieme a diverse altre persone non violente. Detenuto e torturato notte e giorno per 4 giorni, morì. Il suo corpo è stato restituito alla moglie che a quel tempo era incinta.
I fratelli Shurbaji non sono più stati visti da allora.

La patria ha spazio per tutti. Per favore, manifestiamo pacificamente.“
Nel settembre 2012, Abdelaziz Al-Khair, un dissidente di sinistra, è scomparso con il figliastro Maher Tahan mentre lasciava l’aeroporto di Damasco, essendo rientrato da un viaggio in Russia e Cina, accordato dal governo siriano.
Sua moglie, Fadwa Mahmud, ha collaborato con la sorella di Shurbaji, Bayan, e altre donne che hanno i familiari scomparsi, lottano per i diritti dei detenuti e degli scomparsi.
Circa 100.000 siriani sono ancora detenuti o dispersi, ha dichiarato la Mahmud in un’intervista, questa piaga riguarda probabilmente un milione di familiari.