Che cos’è l’iniziativa online per la Siria “L’Onda della Nostra Coscienza”?

Lo spiega Johannes Waardenburg, del Comitato permanente per la Rivoluzione siriana, ideatore dell’iniziativa.


In che consiste l’iniziativa “L’Onda della Nostra Coscienza” e che obiettivi si pone?

Consiste nella diffusione di un volantino esplicativo dell’atroce guerra in Siria sui profili Facebook dei candidati alle elezioni del 4 marzo, che li obblighi ad esporre le loro posizioni sul dramma siriano, sui milioni di profughi, sui crimini in corso ecc… La domanda che poniamo è semplice: se venisse eletta/o, che farebbe a riguardo?

Lo scopo è spingere i politici a prendere pubblicamente una posizione e stimolare un dibattito anche tra i loro affiliati e simpatizzanti. Così avremmo segnato una prima vittoria: far parlare di Siria quando tutti cercano di evitare questo argomento scottante. Secondo effetto che speriamo di raggiungere è un crescendo d’interesse da parte dei media per questa nostra campagna in rete. I candidati finiranno in Parlamento ed è lì che la politica estera viene discussa e decisa. Interpellare perciò coloro che oggi ambiscono a rivestire un incarico in quell’istituzione non è inutile.

Volantino dell’iniziatica “L’Onda della Nostra Coscienza”.

Non possiamo stare alla finestra a guardare, oppure a non guardare appunto. Abbiamo una responsabilità come Paese ricco d’Occidente che partecipa, dalla sconfitta del nazi-fascismo, a pieno titolo alle istituzioni internazionali, e che è vicino geograficamente all’epicentro della tragedia. Dobbiamo garantire una cessazione immediata delle ostilità e una tutela della popolazione civile, qualunque sia la sua affiliazione (vera o presunta) agli attori in campo. Lo dobbiamo fare per i figli della Siria, ma anche per il futuro dei nostri figli, che non vogliamo crescano in un mondo di conflitti e di odio.

Non è più possibile assistere a questa campagna elettorale senza agire. I veri problemi del futuro non vengono posti, si parla invece di temi cari alla destra xenofoba. La condizione di vita materiale e di lavoro delle persone che vivono in Italia, e che pagano le tasse, sembra che non interessi granché ai partiti o ai mass-media.

Figuratevi la politica estera del nostro Paese! Si è talmente ridotto lo spettro della discussione e del confronto politico che non si parla nemmeno del fatto che l’Italia è un attore internazionale di primo piano, con dei contingenti militari impegnati all’estero. Non si ammette neanche che la nostra spesa pubblica è monitorata dall’Unione Europa e che non possiamo decidere una politica industriale senza l’avallo della Commissione Europea. Senza sindacati combattivi poi siamo davvero carne da macello!

Il vero obbiettivo della nostra campagna d’interrogazione sistematica dei vari candidati alle elezioni politiche è dunque innanzitutto quello di riappropriarsi della discussione politica. Quando veniamo chiamati alle urne, dovremmo anche decidere noi delle tematiche che i nostri rappresentanti istituzionali devono affrontare. Altrimenti votiamo, però loro attueranno politiche decise a prescindere dal nostro voto. Che votiamo a fare in quel caso?

Ci stiamo perciò facendo propri, in questo tempo istituzionale in cui sono i cittadini i veri protagonisti del paese, la discussione sul futuro del Paese.

E lo facciamo partendo da uno dei temi centrali per il destino di tutto il Mediterraneo. Che il mare sia innanzitutto un legame lo vediamo con le armi che la nostra industria bellica continua a vendere ai regimi dittatoriali medio-orientali, ma anche con i barconi di disperati che accogliamo sulle nostre coste.

La tragedia che continua a consumarsi in Siria, malgrado i media siano focalizzati sui giochi olimpici invernali, è di portata epocale. Lo denunciano da anni le stesse Nazioni Unite. Oltre alla sofferenza e alla devastazione si sta distruggendo il rapporto sociale e quello tra le persone, per milioni di essere umani.

Perché una tale iniziativa giunge ora?

In queste ore si sta combattendo dappertutto in Siria, la popolazione siriana viene bombardata con tutti i mezzi che i protagonisti (regime di Asad, Iraniani e Hezbullah, Russi, Turchi, Paesi europei e USA, Israele) hanno a disposizione. Per noi si pone un doppio problema: perché la Comunità istituzionale internazionale ha fatto degenerare una situazione che era invece lineare con delle manifestazioni di massa che chiedevano democrazia in Siria nel 2011? Cosa possiamo mettere in campo, come cittadini e istituzioni, in termini di energie e iniziative partecipate che portino ad un cambiamento rapido del devastante scenario attuale? La prima cosa sarebbe organizzare un tavolo cittadino, vista l’urgenza della situazione. Poi si sa, senza giustizia non c’è pace che duri, dunque dobbiamo attivare strumenti giuridici per processare chi ha commesso crimini contro l’umanità in Siria.

Non rischia di ottenere un effetto boomerang scatenando un dibattito online in cui notoriamente prevalgono le posizioni filo-regime siriano e quindi rischiando di dare risalto anche alla propaganda pro-Assad?

Nei fatti, stiamo constatando proprio il contrario: i candidati hanno voglia di esprimere la loro Umanità e di farsi carico di un tema di tale importanza. Abbiamo dunque un riscontro molto positivo a delle domande precise che poniamo. È un dialogo efficace, magari perché sono sotto la lente d’ingrandimento e non vogliono scrivere cose banali o offensive.

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