L’altro giorno, la Siria ha fatto la storia dello sport. Mai è arrivata così vicina alla partecipazione nei Mondiali. Nelle qualificazioni delle squadre della AFC, al 93° minuto, un pareggio con l’Iran le ha assicurato il posto negli spareggi contro l’Australia.
Lo sport è sempre stato usato per aizzare nazionalismi e il patriottismo. La gente si identifica con la propria Nazionale, e si sente scippata quando i leader politici ed i partiti approfittano degli slogan e della passione e fervore per lo sport nello sforzo di promuoversi. Molti di noi ricordano la furbata di Berlusconi di appropriarsi delle parole di incitamento più comuni per la nostra Nazionale. Anche se molti calciatori italiani giocano per delle squadre che sono proprietà di politici, sarebbe davvero “troppo” per i calciatori di indossare maglie a conferenze stampa con l’effigie del politico. O no?
Nel bel mezzo di una guerra che divide il popolo nettamente in due fazioni, come quello della Siria, la bandiera è già diventata senza nessun dubbio il simbolo del regime. Lo stesso regime che ha anche promosso la propaganda durante diverse fasi delle qualificazioni. Come potreste vedere nel pezzo del 2015 che segue, lo sport è stato usato per scopi propagandistici. E’ tristemente noto che un precedente capitano della Nazionale, Jihad Qassam, è morto di tortura nella famigerata prigione di Sednaya.
Soccer World ha scritto in merito alla situazione nel 2015: “I bombardamenti a tappetto delle città come ad Homs ed ad Aleppo hanno ucciso decine di calciatori, e altri calciatori hanno abbandonato il calcio per lottare con i ribelli nella loro lotta contro le forze del presidente siriano Bashar Al Assad.
Altri calciatori sono stati arrestati e imprigionati per un sospetto sostegno ai ribelli, mentre alcuni calciatori internazionali ora giocano all’estero, disgustati dalla mera idea di giocare per una squadra che rappresenta il regime.”
Calcio: Il supporto ad Assad passa dalle magliette della nazionale
Naharnet Newsdesk, Tradotto da Milena Annunziata
La nazionale siriana ha colto l’occasione della conferenza pre-partita di Singapore per dare il suo supporto al Presidente Bashar al-Assad, alimentando le polemiche dei tifosi locali che chiedevano di lasciare da parte la politica durante la partita di qualificazione ai Mondiali di martedì.
L’allenatore siriano Fajr Ibrahim e il centrocampista Osama Omari hanno fatto la loro entrata nella sala conferenze dell’hotel prima della partita contro la squadra del Singapore, indossando una maglietta bianca con una foto del controverso presidente, sostenendo che Assad sia “la persona migliore al mondo.”
“Questo è il nostro Presidente Bashar al-Assad, di cui andiamo fieri perché sta combattendo contro i terroristi, e sta combattendo anche per voi” ha dichiarato Ibrahim secondo i media locali.
Il giornale locale The Straight Times ha riportato una dichiarazione di Ibrahim in cui afferma che Assad sia un tifoso sfegatato della nazionale siriana.
“Il nostro Presidente segue ogni nostro passo. Ci incoraggia, noi giochiamo per il nostro Paese e per lui” ha dichiarato.
A proposito del valore politico di questo gesto, l’allenatore ha detto: “lui è il mio presidente, il nostro presidente, non mi interessano i francesi, sono preoccupato per il mio Paese”.
Dopo l’episodio, alcuni tifosi singaporiani hanno preteso che i tifosi siriani lasciassero la politica fuori dalla partita di quella sera.
“Non è sportivo usare una partita per fare dichiarazioni politiche!” Ha scritto un tifoso commentando la notizia su un giornale online. Un altro lettore ha scritto “Solo calcio, non politica”.
La Francia ha bombardato l’IS in Siria fin da settembre, ma ha fermato i suoi raid aerei dopo gli attacchi terroristici di venerdì a Parigi. L’IS ha rivendicato gli attacchi di Parigi come una vendetta per le operazioni aeree francesi in Siria.
Al fine di permettere la creazione di un governo provvisorio che possa riunire il paese, gli stati occidentali e arabi vogliono la destituzione di Assad, che ha combattuto le rivolte fin dal 2011.
Ma la Russia, che ha effettuato operazioni contro i ribelli sin dalla fine di settembre, continua a sostenere Assad con l’aiuto dell’Iran, un altro alleato di vecchi data sin da quando Damasco ha collaborato con Tehran durante la guerra del Golfo contro il leader deposto dell’Iraq Saddam Hussein.
Originale: http://www.naharnet.com/stories/en/194658