Articolo di Eleanor Hall per ABC: The World Today
Traduzione N. El-Assouad, revisione a cura Francesco Petronella
Trovare prove dei crimini di guerra non è affatto semplice. Spesso vengono distrutte e generalmente tali crimini non vengono registrati.
Il procuratore della Corte penale internazionale Stephen Rapp riferisce alla rivista The World Today che le prove dei crimini di guerra in Siria sono le più schiaccianti sin dalle atrocità commesse dal Nazismo durante la Seconda Guerra Mondiale.
Il procuratore è convinto che un perseguimento penale del regime siriano, incluso il presidente Bashar al-Assad, sia ormai inevitabile.
Il lavoro della commissione
Rapp sostiene che la Commissione internazionale di Giustizia e Responsabilità che lui presiede, in collaborazione con siriani all’interno del Paese, è riuscita ad accedere a più di 750.000 pagine di documenti appartenenti al regime siriano.
“È un genere di prove così forte che non ne avevamo di simili sin dai tempi di Norimberga, quando furono processati i nazisti” spiega il procuratore.
Come i nazisti, anche il regime siriano registra tutto. “Il regime si serve di comitati di sicurezza, comitati popolari e centri di comando delle crisi nazionali” spiega mr. Rapp.
Le informazioni raccolte sulle atrocità commesse in Siria sono le più complete dal secondo dopoguerra, anche più delle evidenze riguardanti i crimini in Ruanda e in Liberia.
La Corte Internazionale di Giustizia si è avvalsa dell’aiuto di 100 siriani e iracheni all’interno del Paese, e di altri all’estero che continuano ad avere libero accesso in Siria, tra cui poliziotti, vecchi avvocati e altre conoscenze del regime, capaci di parlare la lingua locale e mettere insieme queste informazioni.
Rapp sostiene che l’organizzazione è in possesso di 600.000 filmati provenienti dalla Siria, ripresi con cellulari privati, e più di 2 milioni di video depositati nell’Archivio di Stato.
Alcune prove sono state fornite da un ex fotografo forense della polizia militare siriana, il suo lavoro consisteva nel fotografare le centinaia di corpi che arrivavano ogni giorno all’ospedale militare.
“È stato possibile identificare almeno 800 vittime, la maggior parte delle quali civili che avevano partecipato alle dimostrazioni pacifiche” spiega il procuratore. “Si tratta di civili torturati a morte nelle prigioni della polizia militare siriana, sui loro corpi era marchiato il numero corrispondente alla struttura dove erano stati uccisi”.
Il procuratore spiega che le prove della tortura sono particolarmente schiaccianti: “Spesso ai torturati vengono strappati via gli occhi, hanno acido sparso su tutto il corpo ed è il regime stesso a fotografarli.”
Non c’è via di scampo
Russia e Cina non hanno permesso al Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite di denunciare i crimini commessi in Siria alla Corte Penale Internazionale.
“Serve una Corte Internazionale per emettere un mandato di cattura nei confronti del leader siriano” spiega il procuratore Rapp.
Ma ci sono altre vie per far sì che la giustizia faccia il suo corso. Molti casi sono costruiti intorno a individui di medio livello coinvolti in torture e omicidi, e per loro un mandato di arresto è imminente. Queste vie includono accuse a livello nazionale in stati terzi, dove le vittime hanno una duplice cittadinanza e dove è possibile perseguire le torture secondo le Convenzioni internazionali, che la maggior parte degli stati hanno firmato.
“Ottenere la prigione per questi carnefici potrebbe essere una sfida, ma ci saranno sempre più casi simili”.
L’abilità del regime siriano, spalleggiato dalla Russia, nel farsi beffe della giustizia è un messaggio negativo: tutti possono commettere crimini simili torturando e uccidendo gli oppositori.
“Noi non vogliamo che passi un messaggio del genere ed è per questo che sto facendo tutto il possibile per cercare altre soluzioni nonostante il vincolo imposto dal Consiglio di Sicurezza, per dimostrare che verrà fatta giustizia”.
Rapp è convinto che i documenti, le fotografie, i filmati e i testimoni offrano una grande opportunità per l’emissione di un mandato di accusa per crimini di guerra.
“Ci sarà pressione, e se Assad vivrà ancora qualche decennio assisteremo al giorno in cui verrà emesso un mandato di arresto internazionale”.
“Se sarà catturato o meno, nessuno lo sa. Ma i suoi non sono crimini che il mondo dimenticherà facilmente”.
“Davanti a questo genere di crimini il messaggio deve essere chiaro: Non c’è via di scampo!” chiosa il procuratore.
“I siriani vogliono il riconoscimento di questi crimini commessi contro i loro cari, non vogliono vendetta” aggiunge
“Non ci arrenderemo, e fino all’ultimo respiro continuerò a battermi in prima persona affinché venga fatta giustizia per i crimini di guerra in Siria”.