SCRITTO DA VERONICA BELLINTANI
Molte riflessioni ultimamente – che volevo condividere con i miei amici italiani pro-rivoluzione:
1) Lo status quo in cui i siriani sono privati indefinitamente del loro diritto di tornare nelle proprie case, impossibilitati a riunirsi con le loro famiglie e con i detenuti dimenticati in prigione per il resto della loro vita, non è più (e non è mai stato) sostenibile o accettabile. Le ingiustizie non possono essere semplicemente cancellate o dimenticate col tempo; riemergeranno in un modo o nell’altro. I media italiani parlano solo di jihadisti e islamisti, bisogna che l’attenzione sia su altro: sulla gioia delle persone che ritornano ad Aleppo per esempio – perché sono contenti di ritornare? perché possono ritornare solo ora? perché hanno abbandonato Aleppo nel 2016?
2) La risposta a questa offensiva non dovrebbe essere né permettere all’opposizione di fare ciò che vuole nelle aree liberate, né dare supporto politico al regime siriano per riconquistare queste aree come se ne avesse diritto. L’unica risposta è (1) riconoscere che questo regime è ormai un sistema politico vuoto e privo di legittimità, capace di rimanere al potere solo attraverso la violenza, l’oppressione e il sostegno straniero, e (2) riconoscere che l’unica soluzione è una vera soluzione politica, e non la normalizzazione o collaborazione politica con un regime “vuoto” e privo di supporto che, di fatto, non è in grado di governare il paese e mantenere il controllo.
3) Tajani e la Farnesina stanno facendo dei comunicati assurdi, e completamente lontani dalla realtà. Parlano di truppe regolari siriane come se il regime di Assad non fosse tenuto in piedi da russi, iraniani e terroristi di hezbollah. Non nominano nemmeno la risoluzione 2254: stanno scommettendo sulla riconquista di questi territori da parte di un regime che, non solo ha perso enormi territori in 2 giorni, ma che – se non cade oggi – cadrà in futuro – data l’incapacità di mantenere controllo sul paese.
4) Bisogna riconoscere che certamente c’è timore per ciò che verrà dopo, ma che questa paura deriva principalmente dal regime di Assad e dalla sua violenza e politica genocida contro il suo popolo. Di nuovo, ciò dovrebbe solleva interrogativi a livello politico in Italia sulla situazione in Siria e se abbia senso per la Farnesina voler impegnarsi a consolidare uno status quo in cui l’unica risposta ad ogni forma di dissenso o altro è attraverso bombardamenti aerei sulla popolazione civile, arresti e detenzioni, etc.
5) HTS e compagnia sono forze controrivoluzionarie a cui non interessano i diritti umani dei siriani. Questo è vero. Tuttavia, non cambia il fatto che siano presenti sul terreno, che siano siriani e che stiano strappando territori al regime. Questo apre una finestra di opportunità e possibilità che, di per sé, è preziosa e può aprire a scenari e discorsi importanti rispetto allo status quo.
6) Ci sono moltissime personalità pro Palestina che hanno dubbi su questa offensiva. Qualsiasi dubbio o argomentazione a riguardo nasce da una tendenza a mettere la causa siriana per la libertà ad un livello secondario a quella palestinese, come se tutto il mondo debba rimanere sotto oppressione e dittatura perché solo la causa palestinese è importante. E che quindi Assad deve rimanere al potere, e che è meglio che Hezbollah occupi città in Siria così da avere rifornimento di armi, eccetera. E chissenefrega se l’occupazione di Hezbollah in Siria è il risultato di stupri, tortura e violenze contro il popolo Siriano. E chissenefrega se Assad ha commesso gli stessi crimini di Israele contro la popolazione siriana. Con questa gente, non bisognerebbe nemmeno discutere.
7) Mi chiedo se abbia ancora senso sprecare tempo a convincere la gente dell’importanza e valore della rivoluzione siriana e di questa causa per libertà, giustizia e dignità? Sono passati 13 anni, tutto il mondo ha abbandonato i Siriani. Ho sempre pensato che fosse una questione di ignoranza, ma la mobilitazione nei confronti della Palestina ha confermato che non è ignoranza, è una scelta. Quindi ha senso cercare di convincere la gente come facevamo anni fa? I Siriani hanno accettato la dura realtà di essere stati abbandonati, e libereranno il loro paese con o senza l’approvazione internazionale – che sia oggi o in futuro. Quindi cosa dovremmo fare? Con chi dovremmo parlare? Come?