Un anno dopo, i fallimenti internazionali causano un aggravamento della crisi umanitaria nel nord-ovest della Siria, affermano i gruppi umanitari e per i diritti umani siriani

Siria nordoccidentale, un anno dopo il terremoto

Un anno dopo, i fallimenti internazionali causano un aggravamento della crisi umanitaria nel nord-ovest della Siria, secondo quanto affermano i gruppi che si occupano dei diritti umani siriani

•Le bombe del regime contro i civili, poche settimane dopo il terremoto, impunemente

•Una massiccia carenza di finanziamenti e tagli agli aiuti innescano una crisi umanitaria sempre più profonda

• I camion degli aiuti nella Siria nordoccidentale non sojo mai stati cosi pochi dal 2018

A un anno dal terremoto che ha colpito la Siria e la Turchia il 6 febbraio 2023, i gruppi che si occupano dei diritti umani in umanitari avvertono che le popolazioni della Siria nordoccidentale stanno attraversando la peggiore crisi degli ultimi 13 anni. Il bombardamento intensificato delle aree colpite dal terremoto, la massiccia carenza di finanziamenti e il ridotto accesso agli aiuti hanno contribuito a rendere quasi impossibili gli sforzi di recupero delle organizzazioni sul campo.

I gruppi che hanno contribuito a rispondere alle conseguenze immediate del terremoto, a soli 12 mesi di distanza, si trovano ad affrontare carenze di finanziamenti in un momento in cui hanno bisogno di sostegno urgente. La rete di protezione dell’infanzia Hurras potrebbe dover interrompere il sostegno educativo a 15.000 studenti, mentre i Caschi Bianchi non hanno fondi sufficienti per continuare il loro progetto di recupero dal terremoto né per mantenere in funzione le loro ambulanze per tutto il 2024.

Le organizzazioni umanitarie siriane e i gruppi per i diritti umani affermano che la comunità internazionale non è riuscita a rispondere immediatamente dopo il terremoto, e ancora un anno dopo, deludendo la popolazione del nord-ovest.

Le organizzazioni chiedono finanziamenti sostenibili, flessibili e diretti per prevenire un disastro ancora maggiore nel nord-ovest della Siria. Chiedono che la consegna degli aiuti non passi per Damasco, dove vengono utilizzati per punire e reprimere un’intera popolazione.

Ribadiscono inoltre la loro richiesta di porre fine ai bombardamenti su scuole, ospedali e case.

Nonostante la catastrofe causata dal terremoto, il regime ha continuato a prendere di mira scuole, ospedali, centri sanitari, terreni agricoli e strutture di produzione alimentare durante tutto l’anno, con il primo attacco contro i civili nello stesso mese in cui si è verificato il terremoto, il 27 febbraio. La Rete siriana per i diritti umani (SNHR) ha segnalato 132 attacchi nei due mesi successivi al terremoto e i Caschi Bianchi hanno risposto a 1.241 attacchi da parte del regime siriano, della Russia e delle milizie alleate nel corso del 2023, un aumento rispetto ai 712 attacchi dell’anno precedente.

Raed al-Saleh, capo della protezione civile siriana, i Caschi Bianchi, ha dichiarato:

“Dopo il terremoto, le squadre dei Caschi Bianchi sono state lasciate a salvare le persone dalle loro case senza gli strumenti di cui avevamo bisogno. Da allora abbiamo aiutato le comunità e a riprendersi, riabilitando strade, scuole e ospedali. Ma le nostre comunità sono ancora sotto attacco. Nei mesi successivi al peggior disastro naturale della nostra vita, abbiamo dovuto rispondere agli attacchi militari più aggressivi degli ultimi anni. Le nostre squadre hanno dovuto passare costantemente da compiti mirati al recupero alla risposta di emergenza per salvare le vite dei civili sotto attacco e per indirizzare i civili sfollati in fuga dagli attacchi verso la sicurezza”.

Nell’anno successivo al terremoto, il Programma alimentare mondiale ha interrotto tutte le consegne di aiuti alimentari generali in tutta la Siria come parte di un taglio globale all’assistenza alimentare a seguito dei tagli dell’USAID. Continuerà il sostegno in denaro e nutrizionale, ma 1,3 milioni di persone nel nord-ovest hanno perso la consegna di cibo su cui facevano affidamento quando è terminato gennaio 2024.

Il piano di risposta umanitaria delle Nazioni Unite per l’intera Siria nel 2023 è stato finanziato solo per il 37,8% e gli enormi bisogni delle persone nel nord-ovest superano di gran lunga i finanziamenti diretti alle organizzazioni che rispondono.

Hurras Network, un’organizzazione per la protezione dell’infanzia, si trova ad affrontare un deficit di finanziamento stimato dell’85% per l’istruzione nel 2024. Di solito sostiene le scuole con spese operative, stipendi del personale e formazione e coaching essenziali. Ma nel 2024 dovrà tagliare i finanziamenti a 70 scuole, colpendo 15.000 studenti, a meno che non vengano garantiti finanziamenti aggiuntivi.

Un anno fa, il terremoto ha danneggiato 434 scuole nel nord-ovest della Siria e ha lasciato altri 200.000 bambini senza istruzione, portando a 1 milione il numero di bambini in età scolare che non frequentano la scuola. Secondo i Caschi Bianchi, più di 30 scuole sono state attaccate nel 2023.

Abeer Khalil, insegnante in una scuola sostenuta da Hurras nel nord-ovest della Siria, ha dichiarato:

“Alcuni bambini hanno sviluppato un linguaggio confuso, minzione involontaria o soffrono incubi. Ora hanno difficoltà di apprendimento perché sono sempre in allerta per qualsiasi terremoto o bombardamento. I bambini convivono anche con lesioni come perdita dell’udito, della vista o del movimento. I bambini che hanno perso la famiglia non hanno più nessuno che li porti a scuola. I muri delle aule sono pieni di crepe e molti bambini abbandonano la scuola perché non si sentono sicuri”.

“Nonostante tutto quello che abbiamo vissuto, ricordiamo sempre che noi e i bambini abbiamo diritto alla vita. I nostri figli hanno il diritto di apprendere in un ambiente sicuro senza paura”.

Alaa Zaza, membro fondatore di Hurras Network, ha dichiarato:

“Anche se apprezziamo profondamente il sostegno fornito in risposta al terremoto, ora non è il momento di distogliere lo sguardo dalla Siria. Siamo sul punto di lasciare indietro un’intera generazione. I settori dell’infanzia sono quelli meno finanziati in Siria e, se i fondi continuano a deteriorarsi, le conseguenze saranno irreversibilmente catastrofiche. Chiediamo di concentrarsi sui settori sottofinanziati, principalmente la protezione dell’infanzia e l’istruzione, per evitare che anni di progresso in Siria vengano resi vani. Sostenere i finanziamenti ora metterà le comunità sulla strada di una ripresa indipendente e impedirà l’imminente collasso del sistema educativo”.

In un anno in cui c’é stato bisogno di maggiori forniture di aiuti, il regime ha utilizzato il terremoto come un’arma e ha colto l’occasione per aumentare il controllo sulla consegna degli aiuti transfrontalieri, con il risultato che il numero medio di camion umanitari che entrano in Siria ogni mese è sceso a soli 400 nel 2023, la cifra più bassa dal 2018.

I gruppi siriani affermano che aumentare la fornitura di aiuti transfrontalieri dai paesi vicini è essenziale, anche senza l’approvazione del governo siriano o del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

La politicizzazione degli aiuti da parte del regime rende ancora più importante il sostegno alle organizzazioni siriane nel nord-ovest. Gruppi di donne come Women Now for Development stanno aprendo la strada con il loro modello di sostegno responsabile. Hanno identificato 15 iniziative di base già in corso nei campi, nei villaggi e nelle città colpite dal terremoto prima di fornire formazione; la salvaguardia e il finanziamento per aiutare le persone a gestire i loro progetti in autonomia. Hanno sostenuto le donne alle quali hanno fornito alloggio, servizi di evacuazione, cibo, coperte e una modesta assistenza finanziaria.

Zeina Kanawati di Women Now for Development ha detto:

“È essenziale riconoscere il ruolo significativo che queste iniziative guidate da donne hanno svolto nel rafforzare la risposta alle emergenze e il servizio alla comunità durante questa grave crisi. Ciò non solo mette in discussione la visione tradizionale delle donne come semplici destinatari di aiuti, ma mette anche in mostra la loro capacità di rispondere in modo proattivo, efficace e dinamico”.

Ranim Ahmed, responsabile delle comunicazioni presso The Syria Campaign, ha dichiarato: “La fallita risposta internazionale al terremoto, che ha lasciato i gruppi siriani sul posto da soli a salvare vite umane nei giorni critici successivi al terremoto, è durata un anno”. L’anno scorso dono state maggiori le sofferenze dei civili che hanno sofferto la perdita di migliaia di persone. Ancora una volta il regime ha dimostrato la sua insensibile disumanità colpendo persone già scosse nel profondo.

“I leader mondiali hanno la responsabilità morale di porre fine alla loro incredibile indifferenza verso gli attacchi mirati contro i civili e di garantire adeguati finanziamenti per evitare la crescente crisi umanitaria. Alla fine di un anno terribile, il lavoro instancabile dei gruppi della società civile siriana radicati nelle loro comunità è un raggio di speranza per i siriani e costituisce un esempio per tutti noi. Il mondo deve unirsi per sostenere i loro sforzi”.

Qualche dato:

•Il terremoto ha causato quasi 6000 morti in Siria. Nel nord-ovest, più di 103.000 persone sono state sfollate e almeno 10.500 edifici sono crollati a Idlib e nel nord di Aleppo.

•Secondo la Syrian American Medical Society (SAMS), circa 50.000 bambini tra i sei e i 59 mesi nel nord-ovest della Siria sarebbero affetti da malnutrizione da moderata a grave. La mancanza di cibo, indumenti caldi, isolamento e riscaldamento aumenta anche il rischio di infezioni respiratorie, ipotermia e mortalità prevenibile tra bambini e anziani. Esiste anche un rischio maggiore di epidemie di colera a causa delle cattive condizioni di vita, poiché 1,9 milioni di persone vivono in rifugi sovraffollati senza adeguati sistemi di fognatura, drenaggio, elettricità e approvvigionamento idrico.

•L’UNFPA riferisce che i terremoti hanno provocato la distruzione di strutture sanitarie, lasciando circa 270.000 donne incinte senza accesso agli ospedali per il parto.

• Secondo l’organizzazione locale Mazaya Center for Women’s Empowerment, il crollo dei rifugi e dei centri di sostegno ha aumentato il rischio di violenza.

Articolo tratto da The Syria Campaign (https://diary.thesyriacampaign.org/one-year-on-international-failures-cause-deepening-humanitarian-crisis-in-northwest-syria-say-syrian-humanitarian-and-human-rights-groups/?fbclid=IwAR0i37bVUNGvexBR1kZl5FhGE10UfBHP3l_g4SjUhFvwBioZE8Q2Ocz1PKc)

Traduzione di G.De Luca

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