
Foto: Uno striscione innalzato durante le manifestazioni di As-Suwayda che chiedono il rovesciamento del regime siriano e l’uscita delle forze americane e delle milizie iraniane dalla Siria – ottobre 2023 (a cura di Enab Baladi)
Articolo di Yamen Moghrabi y Muhammed Fansa pubblicato il 31/10/2023 su Enab Baladi
(Traduzione di G.De Luca)
Il governatorato meridionale di As-Suwayda ha manifestato quotidianamente durante due mesi per chiedere l’uscita di scena del regime siriano e del suo capo, Bashar al-Assad, e la messa in atto della risoluzione ONU 2254 (2015), che delinea le caratteristiche della transizione politica e della protezione dei civili in Siria.
Due mesi fa, tra i siriani contrari al regime c’era ottimismo sulla possibilità che altre città controllate da al-Assad si muovessero per insorgere ed unirsi ad As-Suwayda, in particolare le città della costa siriana dove il regime possiede ciò che resta del consenso popolare, soprattutto con il grande malcontento popolare derivante da diversi fattori, tra cui il blocco di qualsiasi orizzonte per una soluzione politica, la mancanza di risultati positivi diretti dell’Iniziativa araba (Amman) nei confronti del regime siriano, e la grave situazione economica nelle regioni da lui governate.
Con la stessa velocità e sorpresa con cui le voci della popolazione della costa siriana si sono alzate per minacciare il regime e sfidare Assad, queste voci sono poi scomparse, e l’ondata di ottimismo sulla possibilità che i siriani si sarebbero potuti sbarazzare della famiglia che governa la Siria dal 1971, 12 anni dopo l’inizio delle prime manifestazioni popolari che ne chiedevano la partenza da Damasco e Daraa, si è dileguato prima di diffondersi in altre zone.
Nel giro di due mesi, oltre alla voce di As-Suwayda, si sono sentite solo le voci dei siriani nelle zone fuori dal controllo del regime siriano, a Idlib, nella campagna di Aleppo, Deir Ezzor, a est dell’Eufrate, e Daraa, come così come le centinaia presenti sui social media che vivono fuori dalla Siria, mentre erano assenti le città di Damasco, Aleppo, Hama, Homs e le regioni costiere.
In questo dossier, Enab Baladi discute, con ricercatori, esperti e politici, le prospettive del movimento ad As-Suwayda a due mesi dal suo inizio, le ragioni per cui non si c’é stata l’espansione ad altre città, la portata dell’impatto dell’attacco all’Homs Military College, il 5 ottobre, e l’influenza del movimento popolare da parte di fattori internazionali, data la sensibilità che sta attraversando la regione del Medio Oriente.
Ad Homs attaccati i messaggi
L’esposizione del Collegio Militare nel governatorato centrale di Homs ad un attacco da parte di droni durante la cerimonia di consegna dei diplomi di un corso di allievi ufficiali ha costituito da un lato un pretesto per l’attacco del regime siriano alla Siria nordoccidentale, dall’altro l’enfasi posta sulla continuazione del conflitto , a parte la richiesta di migliori condizioni di vita.
Il 5 ottobre, secondo il Ministero della Sanità del regime, l’attacco al Collegio Militare ha provocato la morte di 89 persone e il ferimento di altre 277.
A sua volta, il Ministero della Difesa ha ritenuto responsabile dell’attacco dei droni “organizzazioni terroristiche armate sostenute da noti soggetti internazionali”.
La dichiarazione del ministero prometteva di rispondere con “piena forza e fermezza” a quelle che descriveva come “organizzazioni terroristiche” ovunque si trovassero, così le forze del regime e la Russia hanno iniziato a bombardare i quartieri nella Siria nordoccidentale per cinque giorni consecutivi, provocando l’uccisione di 46 civili. , tra cui 13 bambini e nove donne. Sono inoltre rimasti feriti 213 civili, tra cui 69 bambini, 41 donne e volontari della Protezione civile siriana.
Muhammad Saleh, direttore dell’unità di studi presso il Dimensions Center con sede in Turchia, ha detto a Enab Baladi che il movimento popolare nella regione di As-Suwayda sembra essere in gran parte disciplinato come risultato dell’esistenza di una sorta di consenso e cooperazione tra élite come quella tra il pensiero di alcuni sceicchi ed i manifestanti, e questo era evidente attraverso gli accenni degli sceicchi di As-Suwayda al fatto che il regime aveva avuto un ruolo negli attentati di Homs.
Salem ha aggiunto che questo consenso corrisponde alla “narrativa generale” adottata dalle forze di opposizione e indica “consapevolezza e coesione con la scena”.
Il giorno dopo le vittime civili di Homs e Idlib, i manifestanti ad As-Suwayda hanno osservato un momento di silenzio per le vittime.
L’attivista politico Muhannad Shihab al-Din, uno degli organizzatori del movimento ad As-Suwayda, ha detto a Enab Baladi: “Osservare un momento di silenzio per la vita dei civili innocenti vittime di Homs e Idlib è un messaggio al mondo in primo luogo e al popolo siriano in secondo luogo del fatto che sappiamo con certezza che il crimine ha un’origine e un autore, anche se i suoi strumenti sono molteplici”, sottolineando la responsabilità del regime e dell’Iran per l’attacco di Homs.
Shihab al-Din ha sottolineato che il messaggio umanitario è “il più forte” e che “il sangue dei siriani è lo stesso e prezioso per noi, e ci addolora che venga versato sul suolo siriano”.
Il capo spirituale della setta drusa unitaria, Sheikh Hikmat al-Hajri, ha ribadito il suo sostegno alle proteste, affermando che il movimento pacifico lanciato dalla popolazione di As-Suwayda circa due mesi fa è la prova che la popolazione del governatorato è “ civilizzata e laica”.
Al-Hajri ha aggiunto che il popolo di As-Suwayda sostiene il pluralismo politico in Siria, sottolineando che il paese soffre di una mancanza di pluralismo e che, se non lo raggiungerà, la situazione continuerà a peggiorare e che questo “rivoluzionario risveglio” continuerà finché tutte le richieste del popolo siriano non saranno soddisfatte.
L’analista politico Firas Ridvan Oglu ritiene che gli effetti dell’incidente di Homs sulle manifestazioni di As-Suwayda siano stati “indiretti”, nel senso che il regime stava bombardando Idlib e la campagna di Aleppo, dove si trova l’opposizione, “come risposta o ritorsione” secondo la sua visione, il che significa che è ancora impegnato a usare la forza per affrontare le tensioni e le discordie esistenti sul terreno.
La tragedia di Gaza è presente ad As-Suwayda
Il 13 ottobre, per il settimo venerdì consecutivo, As-Suwayda ha assistito a una manifestazione durante la quale i manifestanti hanno rinnovato le loro richieste per il rovesciamento del regime siriano e l’attuazione della risoluzione ONU “2254”, un’estensione delle richieste lanciate dai notabili del governatorato e dai manifestanti circa due mesi fa.
I manifestanti hanno alzato striscioni in solidarietà con Gaza, in seguito al bombardamento a cui è sottoposta dalle forze israeliane , e un altro per la regione di Idlib, che il regime siriano ha bombardato ininterrottamente nel corso di una settimana.
Dal 7 ottobre è iniziata nei territori palestinesi occupati e nella Striscia di Gaza un’escalation reciproca tra le forze israeliane e le Brigate Al-Qassam (il braccio militare del Movimento di Resistenza Islamica Hamas), che ha portato all’uccisione di oltre 8.000 persone e il ferimento di migliaia di palestinesi, secondo il ministero della Sanità di Gaza, la morte di circa 1.400 israeliani e il ferimento di 3.391, di cui circa 100 in gravi condizioni. (Ndt non sono dati aggiornati ma fanno riferimento al momento delle manifestazioni ad As Suwayda).
Nel frattempo, continuano i bombardamenti aerei e terrestri israeliani sulla Striscia di Gaza, provocando una distruzione diffusa delle infrastrutture e dei quartieri residenziali, con la completa interruzione dell’elettricità.
Suleiman al-Kafiri, capo della filiale As-Suwayda dell’Organizzazione araba per i diritti umani in Siria, ha detto a Enab Baladi che ciò che sta accadendo in Palestina ci impone di condannare il bombardamento di civili e infrastrutture, il taglio di elettricità e acqua, e l’assedio del popolo di Gaza.
Uno degli organizzatori del movimento ad As-Suwayda, Muhannad Shihab al-Din, ha dichiarato: “È naturale che i titolari dei media diano priotitá a un evento che ha scosso il mondo come quello in Palestina. Anche il sangue degli innocenti di Gaza è prezioso per noi e speriamo che questo bagno di sangue finisca. Pertanto, simpatizziamo con gli innocenti e i civili e condanniamo il crimine israeliano”.

Foto: Proteste nella città di Salkhad, a sud di As-Suwayda, per chiedere il rovesciamento del regime siriano e in solidarietà con il popolo della Striscia di Gaza – 18 ottobre 2023 (Suwayda 24)
Perché le città siriane non hanno aderito?
Le manifestazioni di As-Suwayda sono coincise con l’emergere di voci provenienti dalla costa siriana che attaccavano il regime siriano e criticavano le condizioni di vita che soffrivano sotto di esso. Sono stati preceduti dall’emergere del movimento “10 agosto”, seguito da inviti a manifestazioni in tutta la Siria.
Le città di Daraa, As-Suwayda, Idlib e la campagna di Aleppo hanno preso parte alle manifestazioni, ma le principali città controllate dal regime siriano, tra cui Damasco, la capitale, e le città costiere dove erano previste manifestazioni, sono rimaste in silenzio e non è stata registrata una sola manifestazione, nel contesto dell’inasprimento della situazione riguardo la sicurezza da parte del regime.
Il rafforzamento della sicurezza da parte del regime siriano non è l’unico motivo per cui le città siriane, soprattutto quelle costiere, non sono scese in piazza nelle manifestazioni degli ultimi due mesi, poiché ci sono ragioni politiche legate a diverse misure adottate dal regime stesso.
Il tasso di interazione con le manifestazioni di As-Suwayda può essere suddiviso in base alle condizioni politiche esistenti nelle varie regioni siriane e alla distribuzione del controllo su di esse da parte dei diversi partiti.
Secondo il consigliere della Commissione siriana per i negoziati (SNC) dell’opposizione, il dottor Yahya al-Aridi, originario della città di As-Suwayda, l’assenza di incoraggiamento da parte di alcuni attori influenti a partecipare ha avuto un ruolo importante nel ritardare la partecipazione, e hanno avuto un impatto notevole anche le condizioni delle regioni nordoccidentali e orientali.
Secondo al-Aridi, la mancanza di somiglianza tra le condizioni tra il nord-est della Siria e As-Suwayda e la distanza di quest’ultimo dai partiti che controllano quella regione hanno avuto un ruolo nella debole interazione tra le manifestazioni, tenutesi in diverse città durante i primi giorni.
Alcuni residenti nelle regioni nordoccidentali e nella campagna di Aleppo si sono concentrati su dettagli relativi al movimento As-Suwayda, in particolare sulla presenza costante della bandiera drusa a cinque colori e sui timori che il movimento appartenesse alla setta, ciò ha portato a un graduale affievolirsi dell’interazione con As-Suwayda, mentre la morsa riguardo la sicurezza e la mobilitazione del regime hanno avuto un ruolo importante nell’impedire la partecipazione delle aree della zona costiera, secondo al-Aridi.
Sin dai primi giorni della rivoluzione siriana nel 2011, il regime siriano ha cercato di isolare i governatorati e i segmenti della società siriani gli uni dagli altri sfruttando le lacune e le debolezze su cui ha lavorato nel corso degli anni del suo governo, comprese quelle regionali, tribali e settarie.
As-Suwayda non è stata immune da queste mosse del regime, e Yaman Ziad, assistente ricercatore presso il Centro di studi strategici di Omran, ritiene che il regime, creando incidenti di sicurezza tra la popolazione del governatorato, le tribù nelle vicinanze di Daraa e le tribù beduine, trasferendo membri dello Stato Islamico (IS) e usandoli contro As-Suwayda, sia riuscito a isolare questo moví dall’ambiente circostante.
La stretta di sicurezza imposta a Daraa, le riconciliazioni e la politica di svuotamento dei governatorati siriani della loro gioventù, sia attraverso lo sfollamento che ha reso piú facile la loro uscita dal paese, così come le battaglie a cui è stato esposto e la mutevole composizione della popolazione, ha avuto un ruolo nell’indebolire l’ interazione, secondo Ziad. Secondo i dati delle Nazioni Unite, ci sono 5,3 milioni di rifugiati siriani nei paesi confinanti con la Siria, oltre ai siriani nei paesi europei, e le aree controllate dal regime siriano stanno assistendo a una grande migrazione fuori dal paese in cerca di migliori opportunità di vita.
Dato l’aumento delle voci anti-siriane sulla costa, al-Assad ha visitato le città di Baniyas e Latakia, così come sua moglie Asma al-Assad, ha visitato la campagna di Tartus, oltre alle visite effettuate dai ministri nelle zone governate del regime siriano.
Le regioni della Siria, in generale, stanno attraversando una crisi economica a causa della debolezza dei salari e del potere d’acquisto e, allo stesso tempo, dei prezzi elevati. La maggior parte dei residenti fa affidamento sulle rimesse estere inviate dai loro parenti fuori dalla Siria per sostenere le proprie spese.
Nel frattempo, a soffrire particolarmente è l’incubatore popolare della costa, dato che è la componente siriana meno collegata agli immigrati fuori dal Paese.
Il professore di sociologia Talal al-Mustafa ha detto a Enab Baladi che le visite di al-Assad sulla costa, le sue minacce dirette ai suoi residenti come vendetta collettiva da parte di altre sette se lo avessero abbandonato, e la sua affermazione che altre città non avrebbero perdonato quello che è successo negli ultimi anni, ha instillato la paura negli animi delle persone. Uno dei motivi che hanno impedito che le proteste passassero da individuali a collettive.
Il sociologo aggiunge che altre città sono state svuotate della loro gioventú e demolite, così come le campagne di Damasco, Aleppo, Homs e altre città siriane, e queste sono ragioni fondamentali della mancanza di interazione, secondo il suo parere. Molte di queste città sono ancora sotto lo shock a causa dei massacri di massa e dell’uso di armi chimiche contro i siriani in diverse zone da parte del regime.
Resta la speranza per una possibile manifestazione popolare
Anche se sono trascorsi due mesi dal movimento As-Suwayda e l’assenza di indicatori significativi che indichino la possibilità di manifestazioni popolari nelle zone controllate dal regime siriano, ciò non impedisce la possibilità di un ritorno di slancio nel prossimo periodo, nonostante le misure adottate presa da Assad, tanto più che le prime ragioni che hanno fatto scattare la possibilità di movimento sussistono ancora, poiché la situazione economica non è migliorata, la situazione politica è ancora stagnante e continuano anche le crisi sociali che circondano i siriani.
La continuità del movimento As-Suwayda potrebbe costituire un ulteriore fattore che incoraggia altri governatorati siriani a opporsi ad al-Assad, secondo al-Aridi, il quale ritiene che la continuazione e la stabilità del movimento, tendendo la mano a tutti i siriani e aumentando il livello di comprensione delle sue caratteristiche può svolgere un ruolo nella fase successiva.
Il successo del movimento As-Suwayda nel conquistare e ottenere vantaggi economici e politici nel prossimo periodo giocherà un ruolo importante anche nell’espansione delle manifestazioni ad altre città siriane controllate dal regime siriano, soprattutto perché quest’ultimo non è riuscito a risolvere qualsiasi delle crisi attuali che assediano i residenti delle sue regioni.
Il collega ricercatore Yaman Ziad ha detto a Enab Baladi che Latakia e Tartus sono le città più preparate al movimento popolare, nonostante la stretta stretta di sicurezza al loro interno, ma il ritmo crescente degli eventi di sicurezza nei due governatorati, in coincidenza con il deterioramento delle condizioni economiche, potrebbe portare a qualche tipo di movimento, indipendentemente da quanto sia esteso.
Mentre al-Aridi ritiene che la continuazione e la stabilità del movimento popolare e politico ad As-Suwayda potrebbe alla fine incoraggiare i siriani ad espandersi in nuove aree contro il regime siriano, nonostante al-Assad abbia emanato diversi decreti negli ultimi due mesi, in campo militare ed economico, compresa la fine del lavoro dei tribunali militari sul campo.
Posizione internazionale timida
Il regime non ha adottato pubblicamente alcuna misura di sicurezza contro le manifestazioni di As-Suwayda che avrebbe potuto inasprire ulteriormente la sua posizione. D’altro canto, in altri governatorati la stretta di sicurezza è stata rafforzata per evitare che le manifestazioni si svolgessero in concomitanza con gli inviti a organizzarle, secondo quanto monitorato da Enab Baladi.
L’analista politico Firas Ridvan Oglu ritiene che la gestione delle manifestazioni ad As-Suwayda finora da parte del regime sia “molto diversa” dalla gestione delle proteste in altre regioni perché è consapevole della simpatia internazionale per la gente di As-Suwayda così com’è. parte della “comunità drusa”.
Ciò che ha impedito al regime di intensificare l’escalation ad As-Suwayda è stata la sua preoccupazione per la posizione della Giordania o di Israele nel sud, poiché sembra che non vogliano alcuna escalation militare nella regione, e nemmeno la Russia, secondo Ridvan Oglu.
Salem del Dimensions Center ha affermato che l’interazione internazionale è di grande importanza per mantenere la fermezza dei manifestanti ad As-Suwayda e dare loro la “dose morale” per continuare, ma attualmente è esclusa a causa degli attuali eventi internazionali, in riferimento a l’escalation tra Israele e Hamas.Salem ha aggiunto che l’interazione internazionale avvenuta finora, oltre agli sforzi dell’opposizione siriana e dei vari organismi siriani che rappresentano il popolo siriano, può contribuire a fermare il rotolamento della “ruota” della normalizzazione con il regime. , e questo di per sé è un “risultato importante”, come ha detto.
Il 27 settembre, il vice segretario di Stato americano Ethan Goldrich ha rivolto un appello al leader spirituale della setta drusa, Sheikh Hikmat al-Hajri, per esprimere il sostegno del suo Paese alla libertà di espressione dei siriani.
Secondo quanto all’epoca pubblicato dall’ambasciata americana in Siria, gli Stati Uniti sostengono la protesta pacifica ad As-Suwayda, e Goldrich confermava gli appelli americani per giungere ad una “Siria giusta e unita”, invocando una soluzione politica coerente con Risoluzione del Consiglio di Sicurezza “2254”.
Il 5 ottobre, l’inviata speciale francese in Siria, Brigitte Curmi, ha telefonato allo sceicco Hikmat al-Hajri e ha discusso con lui dell’importanza del movimento pacifico nel governatorato di As-Suwayda, dell’effettiva partecipazione delle donne e della necessità di attuare Risoluzione ONU “2254”.
Al-Hajri ha ricevuto anche una telefonata dall’inviato britannico in Siria, Anne Snow, il 29 settembre, oltre alle telefonate del deputato repubblicano americano French Hill, del deputato democratico Brendan Boyle e del deputato al Parlamento europeo e presidente del Commissione Affari Esteri, Katrin Langensiepen, responsabile del dossier siriano del blocco parlamentare “Verdi”.
Al-Hajri è considerato il simbolo del movimento As-Suwayda, poiché è stato il primo leader spirituale a sostenere le proteste nel governatorato prima che il secondo leader spirituale, Sheikh Hamoud al-Hinnawi, si unisse a lui.
Suleiman al-Kafiri, capo del ramo As-Suwayda
dell’Organizzazione Araba per i Diritti Umani in Siria, ritiene che il movimento in Siria stia crescendo in slancio e influenza con il passare dei giorni, e le posizioni che lo sostengono internamente stanno aumentando nel I governatorati siriani a seconda delle loro circostanze, che soffrono della “presa della sicurezza”.
Esternamente, la solidarietà dei paesi occidentali ed europei con il movimento siriano sta aumentando, secondo al-Kafiri, ma lo ha descritto come “timido” e insufficiente e, nonostante la sua buona influenza sugli animi dei manifestanti, ha comunque chiesto una maggiore pressioni sul regime per costringerlo ad iniziare ad attuare la risoluzione internazionale “2254”.
L’analista politico Firas Fahham ritiene che l’escalation in corso a Gaza “travolge la scena internazionale”, il che riduce l’interesse per le manifestazioni di As-Suwayda, sulla base del fatto che anche l’escalation avvenuta a Idlib non ha ricevuto molta attenzione internazionale, con l’eccezione dell’interesse dei paesi garanti nel processo di pace di Astana e delle discussioni che hanno avuto luogo tra loro.
Scenari in attesa del movimento
As-Suwayda Sembra logico mettere in discussione il futuro delle manifestazioni nel governatorato del Sud con i rapidi cambiamenti in Medio Oriente, la continuazione del movimento per due mesi senza un chiaro effetto di ottenere guadagni, o l’espansione delle manifestazioni ad altre zone controllate da il regime siriano e la mancanza di movimento di quest’ultimo verso la fine del movimento una volta per tutte.
Il primo scenario proposto è l’espansione o il declino dello slancio del movimento, sia ad As-Suwayda e nei suoi dintorni che in altre aree controllate dal regime.
I cambiamenti internazionali e le battaglie militari nella regione, e il mescolamento delle carte al loro interno, rappresentano anche un’opportunità per il regime di agire diversamente da quanto ha mostrato dallo scoppio delle manifestazioni fino ad ora.
Secondo Firas Fahham, ricercatore presso il Centro Studi Jusoor, il movimento sta lentamente diventando settimanale, mentre il regime potrebbe avviarsi verso un’escalation alla luce degli eventi attuali e delle preoccupazioni della comunità internazionale.
Fahham ha sottolineato, nella sua intervista con Enab Baladi, che il regime ha tentato fin dall’inizio, attraverso personaggi dei media e giornali ad esso vicini, di distorcere il movimento e accusare i manifestanti di comunicare con Israele.
Il regime non ricorre necessariamente all’azione militare o alle incursioni sul campo nel governatorato, come ha fatto in altre città siriane per 12 anni, come sottolinea l’assistente ricercatore Yaman Ziad, poiché ha i suoi strumenti per destabilizzare la sicurezza ad As-Suwayda, sia attraverso milizie o combattenti dello Stato Islamico, cosa molto probabile, soprattutto se legata a due fattori.
Il regime non ricorre necessariamente all’azione militare o alle incursioni sul campo nel governatorato, come ha fatto in altre città siriane per 12 anni, come sottolinea l’assistente ricercatore Yaman Ziad, poiché ha i suoi strumenti per destabilizzare la sicurezza ad As-Suwayda, sia attraverso milizie o combattenti dello Stato Islamico, cosa molto probabile, soprattutto se legata a due fattori.
Ziad ha spiegato che il primo fattore riguarda la capacità di As-Suwayda di aprire un valico di terra con la Giordania, formando un’enclave rivoluzionaria con Daraa e raggiungendo altre città, o trovando una soluzione economica senza aspettare che il regime ceda, che è il secondo fattore.
. Il regime siriano scommette sul tempo e sul calo dello slancio del movimento popolare nel governatorato, imponendo di tanto in tanto restrizioni economiche agli abitanti di As-Suwayda, secondo Ziad.
Il ricercatore ha escluso una soluzione militare diretta simile a quanto accaduto nelle città precedentemente ribelli perché il governatorato ha una composizione demografica che si estende al di fuori del quadro della geografia siriana. I
n aggiunta a quanto sopra, al-Assad non è in grado di formulare una narrazione sulla presenza di estremisti o terroristi in città, e la ragione più importante è che le fazioni locali sostenute da al-Assad e dall’Iran potrebbero rivoltarsi contro di lui se ci fossero problemi. una soluzione militare, poiché secondo lui il principio “onore e terra” occupa un posto importante tra tutta la popolazione del governatorato.
Fahham ha suggerito che il movimento continuerà nel prossimo periodo, in coincidenza con la regione che si avvia verso un destino sconosciuto dopo le battaglie di Gaza, che il regime cercherà di sfruttare per porre fine al movimento attraverso una soluzione di sicurezza.
In una precedente intervista con Enab Baladi, Laith al-Balous, figlio del fondatore del movimento Men of Dignity, Sheikh Wahid al-Balous, e leader di quella che è conosciuta localmente come “Madafet al-Karamah, Dignity Guesthouse, ” ha rivelato tentativi di coordinamento tra le forze militari e politiche di As-Suwayda per creare un “consiglio politico” che dia un nuovo volto al governatorato.
In una precedente intervista con Enab Baladi, Laith al-Balous, figlio del fondatore del movimento Men of Dignity, Sheikh Wahid al-Balous, e leader di quella che è conosciuta localmente come “Madafet al-Karamah, Dignity Guesthouse, ” ha rivelato tentativi di coordinamento tra le forze militari e politiche di As-Suwayda per creare un “consiglio politico” che dia un nuovo volto al governatorato.
Lui ha sottolineato che il progetto è in discussione con le forze politiche, con l’obiettivo di unire gli sforzi sotto un unico consiglio e parere.
All’epoca, al-Balous si aspettava che il regime non aprisse un nuovo fronte sul piano militare con la popolazione di As-Suwayda, soprattutto vista la brutta situazione di cui soffre alla luce della presenza americana a pochi chilometri a est del governatorato (guarnigione di Al-Tanf), ha detto a Enab Baladi.
Ha aggiunto che la politica di al-Assad è chiara oggi nel sud, poiché combatte la fame nel sud e i posti di blocco di sicurezza sull’autostrada Damasco-As-Suwayda impediscono deliberatamente ai veicoli commerciali di entrare nel governatorato, con il pretesto che ci sono manifestazioni. lì, rilevando che i manifestanti non hanno impedito l’ingresso dei veicoli commerciali nel governatorato.
Al-Assad aveva precedentemente espresso, in un’intervista con Sky News Arabia con sede ad Abu Dhabi il 10 agosto, il suo modo di affrontare le manifestazioni in Siria, dicendo: “Se torniamo indietro nel tempo, costruiremo e adotteremo lo stesso politica nella gestione degli eventi in Siria”.